Wien, Wien, nur du allein. Alla scoperta di una Vienna meno nota

-di Francesca Zardini-

Al turista già avvezzo al grand tour, instancabile visitatore di pinacoteche e palazzi, musei e cattedrali, Vienna città imperiale non lesina scoperte continue, scorci e passaggi ancora poco esplorati, carichi di sorprese inattese, non ancora sfiorate dal turismo di massa-FOTO

L’appassionato di musica, che conosca già la Staatsoper, il Theater an der Wien, il Burgtheater, la Volkoper, la Konzerthaus e il Musikverein, può vedere esaudito il desiderio di dirigere un’orchestra e ricevere per mano di Zubin Mehta la bacchetta che lo pone sul podio dei Wiener Philharmoniker, in una simulazione virtuale, divertente e verosimile, allestita alla Haus der Musik (Innere Stadt, Seilerstätte 30). La Casa della Musica ospita anche l’archivio dei Philharmoniker, cui è concessa parte dell’esposizione. Se l’edificio, dedicato ad ogni aspetto del suono, musicale o semplicemente acustico (a partire dalla percezione che si ha nel ventre materno), è già annoverato in molte guide turistiche, il centro dedicato ad Arnold Schönberg (Zaunergasse 1-3) è una meta sconosciuta alle comitive e ai viaggi programmati.

La scacchiera ideata da Schoenberg

La scacchiera ideata da Schoenberg

Il nome non tragga in inganno, accanto a uno degli archivi musicali più moderni di tutta l’Austria si trovano: un piccolo auditorium, adatto a conferenze e concerti da camera, e un museo in miniatura, che ripropone lo studio del fondatore della Seconda Scuola di Vienna, con oggetti e mobilio portati da Los Angeles, voluti e allestiti dalla figlia Nuria Schönberg Nono; in tutta la struttura non mancano le applicazioni interattive, soprattutto nell’ala delle esposizioni temporanee. Forse meno all’avanguardia, ma non meno affascinante, è il Museo della Staatsoper (vicino all’Albertina), a poche centinaia di metri dall’Opera di Stato, uno spazio che permette di scoprire la storia del teatro dal 1869, anno in cui venne terminato, su disegno degli architetti August Sicard von Sicardsburg e Eduard van der Nüll, morti poco prima dell’inaugurazione: Van der Nüll non resse alle critiche piuttosto caustiche nei confronti del suo progetto, e si tolse la vita, mentre, dieci settimane più tardi, Sicard von Sicardsburg non sopravvisse alla tubercolosi. Al di là dell’evoluzione architettonica, il museo racconta, con dovizia di cimeli, la storia artistica, grazie a una serie di pannelli, ricche didascalie, manifesti originali e gigantografie, a illustrare la reggenza di Gustav Mahler, Felix von Weingartner, Karl Böhm, Herbert von Karajan e tutti coloro che seguirono. Non mancano costumi appartenuti a celebri interpreti e una ricca cronologia con i nomi dei cantanti e dei direttori d’orchestra che ne sono stati ospiti.

Il pianoforte di Beethoven

Il pianoforte di Beethoven

Fra le case-museo dei compositori, nota è quella di Mozart (Domgasse 5), recentemente rinnovata e molto suggestiva (tecnologica anch’essa), ma molto più misteriosa, e sicuramente meno praticata, rimane la dimora di Beethoven: un appartamento situato al quarto piano di Mölker Bastei 8, carico di luce naturale proveniente da ampie vetrate, a dischiudere un panorama in grado di rasserenare anche gli animi più tormentati. La Pasqualatihaus si affaccia sul Burgtheater e il Ring, con uno scorcio, lo stesso contemplato da Beethoven, in cui Vienna sembra essere rimasta intatta nei secoli. In questo appartamento venne meditato il Fidelio e terminate gran parte delle sinfonie.

La città è cosparsa di targhe commemorative, basta alzare di poco lo sguardo per scoprire che, a distanza di non pochi lustri, Erich Kleiber visse nella medesima via dove morì Franz Schubert (Kettenbrückengasse 6), e che Antonio Salieri abitava vicino al Neuer Markt (Goettweihergasse 2), a pochi passi dalla Hofburg (esattamente di fronte al ristorante Procacci).

Questa non è la sede per segnalare strutture alberghiere e ristoranti, per recensirne la qualità o stellarne gli chef e il servizio, ma può interessare sapere che Ofenloch (Kurrentgasse 8) è un tipico ristorante austriaco, non turistico, e fu uno dei rifugi preferiti da Herbert von Karajan; il ristorante italiano Il Sole (Annagasse 8), fondato e diretto da Aki Nuredini, è oggi la meta prediletta da artisti e musicisti, soprattutto dopo gli spettacoli, oltre che da importanti esponenti del mondo economico e politico austriaco; dall’Hotel Kaiserin Elisabeth (Weihburggasse 3) passarono Wolfgang Amadeus Mozart, Clara Shumann, Franz Listz e Richard Wagner, Anton Rubinstein e Anton Bruckner, Edvard Grieg e Oskar Kokoschka, fino all’ultimo erede imperiale: Otto von Hasburg.

Se le targhe commemorative fanno innalzare lo sguardo ai passanti, una costellazione di compositori viene solitamente calpestata in un percorso che può ricordare la famosa “walk of fame” hollywoodiana, secondo un tragitto voluto nel 2001, in occasione dei duecento anni del Theater an der Wien. Di stella in stella, lungo Linke Wienzeile (dove appunto ha sede il Theater an der Wien), Lothringastrasse, Kartnerstrasse e per tutta l’Innere Stadt, sono ricordati compositori, direttori, grandi musicisti.

Vienna è sicuramente una città piena di misteri, non solo per le morti ad oggi rimaste irrisolte (da Mozart a Rodolfo d’Asburgo), e le numerose suggestioni letterarie e cinematografiche, ma altresì per l’essere sempre stata, fin dall’assedio dei Turchi nel 1683, luogo principe per intrighi internazionali e spionaggio. Il film Il terzo uomo (del 1949, di Carol Reed con Orson Welles e Alida Valli) menzionava uno scenario concreto: i cunicoli di una città sotterranea, usati nei secoli e ancora sfruttati durante l’ultima guerra, fino al 1955. La Virgilkapelle, solitamente ignorata dalle frotte di turisti, è visibile nella stazione della metropolitana di Stephandom, mentre in superficie, a pochi metri dal Duomo di Santo Stefano, è disegnato quasi inosservato, sul pavé, il perimetro della medesima cripta, da cui partono cunicoli sotterranei, ancora ben visibili dalle vetrate della metropolitana.

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Orson Wells, Il terzo uomo

Ricostruito, a seguire la necessità di ricreare un set del Terzo uomo quale attrazione turistica, è l’omonimo percorso che parte da Karlsplatz e permette di esplorare una piccola parte della complessa rete fognaria viennese.

Fra i musei meno frequentati vale la pena segnalare il magnifico Palazzo d’inverno del Principe Eugenio di Savoia (Himmelpfortgasse 8), a sottolineare l’abilità e la statura politica di un italiano, in grado di conquistare i regnanti viennesi e di giocare un ruolo chiave già a partire dal menzionato assedio dei Turchi del 1683.

 

La Walk of Fame di Vienna. La stella che ricorda Richard Strauss

La Walk of Fame di Vienna. La stella che ricorda Richard Strauss

Dietro il Graben vi è l’Uhrenmuseum, (Schulhof 2), un minuscolo e delizioso museo dedicato agli orologi e alla misura del tempo, considerato fra i più esaustivi in Europa, con una collezione paragonabile a quella di Besançon.

Gli amanti della danza contemporanea troveranno che la città non rimane imbalsamata nel ricordo e nel rituale di valzer e polke (tuttora tramandati ed eseguiti senza sosta soprattutto durante la stagione dei ‘balli’) ma continua ad evolversi, e il Tanzquartier (TQW) è considerato il primo centro in Austria per sperimentazione e ricerca in questo ambito; vale la pena tenerne sempre d’occhio il programma.

In Karlsplatz 8 ha sede il Wien Museum, ovvero il museo che traccia la storia della città, dalla planimetria dell’antica Vindobona all’urbanistica moderna, attraverso l’evoluzione architettonica, politica, militare, le metamorfosi artistiche e sociali. Il luogo è sovente visitato da scolaresche austriache ma generalmente snobbato dalle comitive provenienti dall’estero.

È scontato che le segnalazioni che sono state fornite serviranno a coloro che, magari con un romanzo di Joseph Roth o Stefan Zweig, abbiano già visitato tutti i padiglioni della Hofburg, la Scuola di Equitazione Spagnola, il Palazzo della Secessione, il Belvedere, Schönbrunn, il Kunsthistorisches Museum, il Naturhistorisches Museum, l’Albertina, il MuseumsQuartier, la Cappella dei Capuccini, il Duomo di Santo Stefano e tutti quei monumenti che rendono Vienna una delle capitali più all’avanguardia per conservazione e valorizzazione dei propri beni culturali, materiali e immateriali.

In copertina: Gli scacchi a 4 giocatori, ideati da Arnold Schönberg. Foto di Francesca Zardini

 

 

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