Walt Disney, Il re dei cartoon ora è un fumetto

– di Gianmarco Caselli . A cinquant’anni dalla scomparsa dell’inventore dell’immaginario moderno con i suoi leggendari cartoon, Walt Disney diventa il protagonista di un omaggio speciale, che non poteva non essere che un fumetto.

Sapevate che Walt Disney aveva non uno ma più fratelli? E sapevate che uno di questi è stato indissolubilmente legato a lui nel lavoro che lo ha reso mito indiscusso di più generazioni? Walt Disney è stato il genio creatore di Mickey Mouse e tanti altri personaggi, visto da alcuni come un despota con i lavoratori, da altri come una sorta di padre di famiglia con gli stessi, descritto ora come un uomo ricchissimo, ora come un uomo indebitato fino al collo. Tutti questi aspetti di Walt si ritrovano in The Moneyman – La vera storia del fratello di Walt Disney, un fumetto sceneggiato da  che è anche ideatore e coordinatore del progetto, ed edito da Tunuè in edizione cartonata.

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Voce narrante della storia è Roy, uno dei fratelli di Walt Disney che diventa co-protagonista della vicenda e che probabilmente la maggior parte delle persone non conosce essendo la storia di un uomo mai raccontata prima. I due fratelli sono legatissimi: uno,Walt, è il genio creativo, l’altro, Roy, è l’uomo d’affari the Moneyman, appunto, l’uomo che riesce a trovare i soldi e a tessere i rapporti con i personaggi più importanti dell’industria cinematografica hollywoodiana, per portare avanti la ditta che produrrà i film di animazione che tutti abbiamo visto. È un po’ come se il Walt Disney che tutti conosciamo non fosse una persona sola, ma due. Ed è una storia che non ti aspetti, quella di Walt e di suo fratello, una storia che non è solo sinonimo di successo e ricchezza ma una storia di due fratelli che affrontano con passione e spesso incoscienza momenti difficilissimi, affondati dai debiti, dalle due guerre mondiali, dalle lotte con i sindacati e dal rapporto conflittuale con collaboratori che sono considerati parte di un’unica grande famiglia. È una vita che non è mai stata facile, quella dei Disney, ma portata avanti con determinazione e soprattutto, spesso, contro ogni logica.

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Questo è più di un graphic novel, è un racconto accessibile a tutti, non solo agli addetti ai lavori, sulla vita di due uomini che con le loro opere hanno condizionato tutti noi a partire dalla nostra infanzia; emozionante e ben strutturata, la storia appassiona pagina dopo pagina spingendoci fino alla fine del volume e facendoci subito venire voglia di rileggerla: è uno di quei libri da tenere accanto al letto e da cui trarre la morale, tipicamente americana che l’industria cinematografica holliwoodiana e quindi anche quella “disneiana” ha esportato in tutto il mondo; l’American way of life, che ci ricorda di credere e lottare sempre per realizzare i propri sogni.

I disegni sono di Lorenzo Magalotti, i colori di Giulia Priori e Lavinia Pressato, il lettering di Magalotti e Diego Fiocco. Filippo Zambello è co-sceneggiatore con Alessio De Santa.

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Abbiamo intervistato Alessio De Santa, ideatore, coordinatore e co-sceneggiatore di The Moneyman – La vera storia del fratello di Walt Disney , a Lucca Comics & Games 2016.

Alessio, una storia del genere può essere stata raccontata solo da qualcuno che è entrato a fondo nella vita di Walt Disney.

In questa storia ci sono inciampato per caso quando seguivo i corsi dell’Accademia Disney a Milano. Nell’Accademia c’è una biblioteca e mi sono messo a cercare qualcosa sulla storia di Walt. Così mi ci sono appassionato e soprattutto mi sono appassionato alla vita di suo fratello Roy e ho continuato a studiarla per diversi anni.

Credo sia importante far notare come questo volume sia il risultato di un lavoro di gruppo.

Ho messo insieme una squadra per mettere su questo lavoro in un anno e mezzo. Il primo che ho caricato sul carro è stato Filippo Zambello che, come co-sceneggiatore, mi ha dato una mano a scrivere la sceneggiatura: ci siamo dovuti studiare oltre dieci biografie di Walt e abbiamo visto una quindicina di documentari.

La domanda che probabilmente molti lettori di questo volume si faranno è se sia tutto vero quello che viene raccontato.

È difficile con Walt Disney arrivare alla verità. È tutto un po’ mescolato fra quello che voleva far apparire di sé mediaticamente e quello che le persone raccontavano di lui; inoltre, essendo una grande azienda, ci sono anche tante voci non veritiere. Abbiamo cercato di rendere la storia meno esplosiva possibile: in tanti casi abbiamo trascritto riga per riga dialoghi e lettere originali come quella a Ub. Ovviamente non volevamo diventasse un trattato, ma una bella storia, e quindi abbiamo dovuto creare delle parti in cui il fatto che raccontiamo non è proprio successo così come lo proponiamo, ma è plausibile che possa essere accaduto in tal modo. Ad esempio da ragazzino Roy decide di andare a lavorare come venditore porta a porta di aspirapolveri. A un certo punto decide di licenziarsi lasciando l’aspirapolvere in mezzo a una strada. Giorni dopo viene a sapere che l’aspirapolvere lo ritrovano lì dove lo ha lasciato: pur in un momento di grande povertà in America, quell’ aspirapolvere faceva talmente schifo che non l’aveva preso nessuno. Questa vicenda abbiamo provato a metterla in fumetto ma diventava troppo lunga, quindi abbiamo adattato la storia.

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Ci sono delle curiosità che non si conoscevano?

Ho scoperto tanti piccoli fatti, alcuni molto divertenti altri molto drammatici. Con Zambello ci siamo concentrati sulle persone più che sui retroscena: per fare un esempio, quando Walt è in ospedale e capisce che sta per morire, va comunque avanti nel suo lavoro: dal letto dell’ospedale guarda continuamente il soffitto con i pannelli fonoassorbenti; era talmente concentrato nel voler finire il parco divertimenti che stava progettando, che nella sua mente suddivideva i pannelli come fossero il terreno che lui aveva comprato per realizzarlo e ripeteva nella sua testa la mappa di questo parco in Florida che sarebbe, secondo lui, rimasta la sua firma nel mondo: voleva diventasse una sorta di città utopica. È morto scontento.

Immagino abbiate trovato anche tante notizie non vere: Walt Disney è sempre stato un personaggio controverso che da una parte era colui che creava storie per i bambini, mentre da un altro punto di vista era una persona scontrosa, problematica nel suo rapporto con i lavoratori.

Essendo la Disney una grande azienda ci sono tante cose documentate. Quello che noi abbiamo fatto nel nostro lavoro di ricerca è stato scremare le interpretazioni. Tante biografie erano ideologiche ma probabilmente Walt aveva in sé entrambe le personalità. Era una figura polimorfica: da un lato era ambizioso di scrivere una parte di Storia, dall’altro aveva dentro questo bambino interiore che gli permetteva di creare cose geniali. Leggeva i bambini, capiva cosa volevano e dava loro queste esperienze, che fossero film o parchi divertimento, che erano perfette.

Secondo te questo carattere scontroso si manifestava con tutti?

Secondo me con gli adulti, ma in particolare con gli artisti: voleva farli esprimere a un livello superiore e supremo. Le due principali crisi della Disney sono dovute al fatto che Walt aveva formato artisti bravissimi continuando però a fargli fare le cose in modo angosciato: erano bravissimi ma stufi di lavorare sotto di lui, quindi alla prima proposta che ricevevano da parte delle altre case di produzione, cercavano di scappare da lui. Walt viveva questo strano rapporto: da una parte vedeva i suoi artisti come figli, li aveva fatti crescere in un contesto difficile salvandoli, lavorando nella sua azienda, dalla crisi del ’29 e dalla guerra evitando di farli partire come militari. All’inizio, quando Walt era giovane, lavorava tutto il giorno a contatto con i disegnatori, poi rimaneva tutta la notte a lavorare sui loro lavori e loro, la mattina dopo, li ritrovavano tutti corretti.

Ci sono cose che ti hanno stupito o incuriosito nella tua ricerca?

Ciò che mi ha stupito prima di tutto è stato scoprire la vita di questo fratello. Poi noi ricordiamo la Disney per i lungometraggi animati, ma è stata prodotta anche una marea di lungometraggi non animati che a loro costavano molto meno e che all’epoca hanno tenuto a galla la Disney. L’azienda si era indebitata in maniera pazzesca, quasi quattro volte il valore dell’azienda per fare Biancaneve. Ma quando Biancaneve sta per uscire nelle sale, scoppia la guerra e nessuno va più al cinema. Dopo la guerra la gente torna al cinema, ma i vari paesi non fanno più uscire gli incassi per riprendersi dal dissesto economico dal conflitto, e più o meno alla Disney dicono così: “Se volete i soldi degli incassi di Biancaneve ve li diamo quando venite a produrre un film qui.” Per questo nascono molti lavori prodotti in Sudamerica, in Inghilterra e altri paesi.

I disegni sono molto particolari: il tratto è moderno ma i colori, e non solo, conferiscono un’atmosfera che si potrebbe definire vintage.

Il lavoro sul tratto grafico è di Lorenzo Malagotti, giovanissimo, alle prese con il suo primo lavoro di un certo peso. Lo studio grosso che abbiamo fatto con lui è stato creare personaggi che fossero riconoscibili anche attraverso la loro crescita nel tempo. Walt aveva questi baffetti che lo caratterizzavano, anche se all’inizio della storia non li ha perché è troppo piccolo. Per quel che riguarda il colore sono state coinvolte due coloriste: Giulia Priori, che ha fatto molti lavori per la Francia, ha curato i colori della storia ambientata nel tempo presente, mentre per la storia ambientata nel passato Lavinia Pressato ha trovato una via di mezzo fra seppia e colorato.

Immagino che sia stata fatta una ricerca storica molto curata anche per quel che riguarda altri ambiti.

Abbiamo fatto uno studio anche sui vestiti e, sfogliando il libro, si può notare come anche il taglio dei completi dei vari personaggi sia stato estrapolato dalle varie foto d’epoca. Inoltre, se tu cerchi foto di Roy e Walt trovi l’immagine che abbiamo riprodotto in copertina. Abbiamo fatto uno studio apposito sulle foto e alcune vignette ne sono vere e proprie riproposizioni.

 

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