Uomo Faber: De André e la graphic novel

– di Gianmarco Caselli – 

Fabrizio De Andrè, cantautore  punto di riferimento per più di una generazione di ascoltatori e di contestatori, immortalato dalla matita di Ivo Milazzo in “Uomo Faber”, un elegante graphic novel cartonato su testi di Fabrizio Càlzia. “Uomo Faber” lascia il segno trasmettendo ai lettori l’inquietudine irrisolta e la tensione anarchica dell’uomo e del cantautore.

COVER Uomo Faber

Già edito da DeAgostini nel 2008, adesso il volume è stato ripubblicato da NPE con una nuova copertina, due illustrazioni inedite e con l’introduzione di Oliviero Malaspina. “Uomo Faber” è il primo di una serie di uscite dedicate a Milazzo, disegnatore conosciuto soprattutto come creatore, insieme a Giancarlo Berardi, di Ken Parker.

Milazzo ha scambiato con noi alcune battute durante la presentazione del volume a Lucca Comics & Games 2017.

 

Milazzo a Lucca Comics & Games 2017

Realizzando queste suggestive tavole ha trovato caratteristiche di De André  simili a quelle di altri personaggi usciti dalla sua matita?

Tendenzialmente sono portato a non fare parallelismi narrativi con qualcosa di pregresso. Ogni racconto riguarda una persona o avvenimenti particolari, rimandando così a emozioni correlate a tali dettagli.

UomoFaberCome pensa che le nuove generazioni possano recepire questo cantautore  in un periodo con grandissimi problemi sociali, soprattutto in Italia, ma senza significative contestazioni? 

Torno ancora all’emozione che è l’unica cosa realmente indipendente che riguardi l’essere umano. I giovani capiranno da soli se De André nella propria evoluzione riesca artisticamente a trasmettere loro questo elemento essenziale della vita oppure no, a prescindere dalla voglia o necessità di contestare il potere costituito, che sia esso privato, nazionale o mondiale. In realtà è l’uomo qualunque con le proprie scelte a decidere individualmente nel suo piccolo le sorti del mondo. Ci potrà riuscire solo evitando… le sirene di Ulisse!

Nella sua apparente semplicità, in De André c’è sempre un’inquietudine, un qualcosa che appare come insondabile, misterioso. Questa caratteristica traspare anche nelle sue tavole. Cosa è secondo lei?

Affrontando l’avventura di questa storia con Calzia, abbiamo cercato di trasmettere esattamente questo, evitando volutamente di parlare del cantautore. Credo che solamente Fabrizio De Andrè potesse sapere nel profondo cosa questa angoscia fosse, in quanto la vita di ognuno di noi è connessa a fattori connaturati a livello individuale. Solo percorrendo una via di conoscenza personale, forse è possibile comprendere le ragioni per uscirne o capire se essa appartenga realmente a noi e alla nostra personalità.

Uomo Faber

 

Immagino che durante la realizzazione di queste tavole il personaggio sia cambiato più volte. Quali sono stati gli aspetti sui quali si è trovato a intervenire di più?

Com’è mia abitudine, una volta trovata la corretta documentazione mi concentro sulle vicende del racconto esprimendo graficamente i tratti dei personaggi adeguati alla varie situazioni. La cosa essenziale era che in questo racconto visivo ci fosse la migliore alchimia tra immagini, colore e parole nell’efficacia della trasmissione narrativa.


Cosa è secondo lei che rende De André così unico nel nostro panorama storico musicale?

Posso parlare della mia impressione. Non sono stato un estimatore del primo De André.  Forse ero troppo giovane e concentrato sulle mie problematiche di crescita. Diciamo che mi arrivava meno al cuore di altri, come Battisti o i Beatles. Quando la sua evoluzione personale lo ha portato a cantare in genovese, con tematiche meno intimistiche alla Brassens e sonorità multietniche in formazioni corali di grande talento, le sue canzoni sono arrivate all’anima complete di parole e musica segnando un cammino unico.

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