– di Gianmarco Caselli –
Zio Paperone compie 70 anni e la gloriosa scuola italiana lo glorifica come sa. Ecco la nuova saga dei paperi raccontata per Words in Freedom dal grande .Alessandro Sisti. I disegni sono di Claudio Sciarrone.
Come non amare uno dei paperi più discussi di tutti i tempi? Stiamo ovviamente parlando di Zio Paperone, il vecchio avaro, quel papero che si tuffa in un deposito pieno di monete, che per leggere i giornali senza spendere soldi va nel parco pubblico a leggere quelli del giorno prima lasciati lì da qualcuno e che per non consumare elettricità va a vedere la televisione dal nipote; ma Zio Paperone è anche un papero che è diventato ricco lustrando le scarpe, cercando pepite d’oro in Klondike, che non si tira indietro di fronte a nulla e anzi, è sempre in cerca di avventure perché l’avventura è vita; è un papero che lotta fino all’ultimo per non lasciare la sua adorata prima monetina e che nasconde un lato sentimentale molto più sviluppato di tanti altri paperi che lo circondano. Sono questi gli ingredienti che fanno di Zio Paperone uno dei personaggi indiscutibilmente più amati della Disney.
Zio Paperone oggi compie 70 anni, e Alessandro Sisti e Claudio Sciarrone lo festeggiano nientemeno che con una Nuova storia e gloria della dinastia dei paperi. Una nuova saga, quindi, che prosegue idealmente quella degli anni ’70 di Martina con i disegni di Scarpa e Carpi. Una nuova saga non è cosa da tutti i giorni, e a distanza di così tanto tempo poi, è destinata a rimanere nella storia e a diventare punto di riferimento anche per storie future così come lo sono rimaste quella di Martina e la mitica Saga di Paperon de’ Paperoni di Don Rosa.
Un elemento contraddistingue questa Nuova saga e la differenzia dalla precedenti: non si svolge nel passato, bensì nel futuro. I protagonisti non sono più gli antenati, bensì i discendenti di Zio Paperone e degli altri paperi, con nomi adattati ai tempi. La saga, dopo un prologo sul numero 3232, appare sui numeri dal 3233 al 3238 della serie regolare in edicola di Topolino. Tutto ruota intorno ai vari discendenti di Zio Paperone con gli atteggiamenti a cui il ricco papero ci ha abituato e che ce lo ha fatto amare pur con tutte le sue contraddizioni.
Abbiamo intervistato Alessandro Sisti a Lucca Comics & Games.
Da quale anno inizia questa nuova saga?
Nel 1970 è apparsa la Storia e gloria della dinastia dei paperi: parlava degli antenati di Paperone. Si partiva dall’antico Egitto, poi gli antenati si trasferivano a Roma, in Scozia e infine a Paperopoli raccontando il modo in cui si è arricchita la dinastia. Ogni racconto era legato a una moneta del tempo e della società in cui si trovavano i paperi. Ora ricorre il settantesimo compleanno di Zio Paperone: è una data importante e quindi abbiamo deciso, in un certo senso, di festeggiarla.
Volevamo celebrare questa ricorrenza e volevamo farlo facendo qualcosa di diverso. Abbiamo quindi deciso di fare una nuova saga ma, anziché ambientarla nuovamente nel passato, abbiamo deciso di ambientarla nel futuro. Pertanto nelle storie che leggerete in questa nuova saga, i protagonisti sono i discendenti di Zio Paperone e degli altri paperi.
Come si sviluppano le puntate della saga?
Sono sei puntate: ognuna fa un salto temporale di cento anni; tutta la saga quindi copre un arco di seicento anni. Il primo episodio è nel 2117 in una Paperopoli affollatissima in cui lo spazio vale più del denaro: le istituzioni fanno pressione sul pronipote di Zio Paperone per comprare la collina del deposito che vale un patrimonio, non essendoci più spazio abitabile. Ogni futuro è diverso e ogni futuro ha un problema diverso
A questo proposito, quali sono stati i problemi nell’affrontare una saga nel futuro?
Più che altro abbiamo avuto una necessità. Ci siamo molto spostati nel futuro con tante altre storie, anche con Pk. La cosa importante è stata quella di fare in maniera di non smentire i futuri già raccontanti in altre storie, in modo tale che risultasse una continuità. Il secondo episodio è ambientato nel 2217, ma esiste un Pk ambientato nel 2225. Siamo vicini nel tempo fra le due storie. Quindi Sciarrone è andato a cercare di disegnare architetture che fossero compatibili con quella storia anche se l’ambiente è un altro, non si svolge a Paperopoli ma su un’isola galleggiante. Claudio Sciarrone è un grande appassionato di cinema quindi i lettori potranno trovare anche qualche riferimento in questo ambito.
I paperi del futuro si sono evoluti o sono simili ai loro antenati?
I personaggi non si devono smentire. I discendenti di Paperone sono ancora avidi e affaristi. Adesso Paperone ha la sua personalità e vive in un contesto in cui i suoi valori sono riconosciuti. Ma se lo spostiamo in un futuro in cui il denaro non ha più valore e contano la cultura e la scienza, lui ha qualche problema a farsi accettare.
Nonostante sia un avido accumulatore di denaro, Zio Paperone è comunque uno dei personaggi più amati in assoluto. Come si spiega questo amore?
Zio Paperone è il capitalismo illuminato, fa cose che giovano a tutti. Lui raccoglie fisicamente il capitale, ma quello che fa è rivolto verso l’esterno. Non è solo un accumulatore: coinvolge gli altri nelle sue avventure, Le imprese dei de’ Paperoni reggono il mondo, coinvolgono tutti. Non è un egoista come Cuordipetra Famedoro o come Rockerduck. Poi, se ci pensiamo, sarà pure un capitalista, ma inizia più che dal basso, era un lustrascarpe, è più che un self-made man. Rockerduck invece è un figlio di papà, non ha fatto i soldi, se li è trovati perché glieli ha lasciati il padre. Paperone è il più proletario dei proletari, è partito da zero; e poi diciamoci la verità, lui fa finta di essere legato al denaro ma ad ogni soldino per lui è collegata una impresa. Uno dei suoi dollari per lui non è un semplice dollaro, è una moneta che ha conquistato combattendo, ad esempio contro i Maori e gli squali. È una impresa, non un soldo. Paperone maschera l’amore per l’avventura dietro all’amore per il denaro.
Quanto è debitrice questa nuova saga alle storie del passato?
Questa nuova storia e gloria si rifà a tutta la tradizione topolinesca. Noi rIprendiamo quello che è stato fatto negli anni ’70 e che a sua volta è basato su quanto c’era prima, quando uno come Dalmasso aveva smesso da poco di gestire Topolino. È tutto l’arco di una tradizione che parte dal Topolino italiano.
Quanto si differenzia la scuola del Topolino italiano da quella degli altri paesi?
Le nostre sono storie lunghe, complesse, avventurose. Le storie classiche americane, anche quelle lunghe come la nascita di Eta Beta, sono spezzettate in quanto venivano pubblicate sui quotidiani. Andavano a strisce, e nel mondo, anche negli anni recenti, fanno gag di poche tavole. Noi in Italia facciamo invece veri racconti, da 25 tavole minimo, il triplo degli altri. Ma spesso andiamo anche a 40 tavole; questa saga sarà di 196 tavole. Noi raccontiamo a lungo. Il nostro modo di fare è visto come un prodotto evoluto e complesso, mentre all’estero sono più semplici e i bambini leggono al massimo otto pagine. Noi italiani siamo più forti come preparazione umanistica.
Ci sono altre sorprese che ci aspettano?
A febbraio, in concomitanza con la mostra che si è già aperta per i duecento anni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, uscirà una storia sulla nascita delle Gallerie disegnata da Cavazzano con Topolino protagonista; la storia è rigorosamente documentata sulla realtà storica.
Come fanno le storie di Topolino e dei paperi a reggere nel tempo nonostante una concorrenza di supereroi sterminata?
Una realtà come quella dei paperi resiste comunque nel tempo. A noi funziona molto bene la serie di Pk, parlando di supereroi; forse esiste la necessità di un approccio più ironico agli eroi. Quelli di Marvel sono eroi da saga nordica, Pk invece è un papero e dice che quando il gioco si fa duro vorrebbe essere da un’altra parte. Forse è effettivamente più adulto prendere certe cose con ironia.
Articolo realizzato in collaborazione con la Redazione di Topolino