-di Tommaso Tronconi-
Esce questi primi di gennaio nelle sale di mezzo mondo The Hateful Eight di Quentin Tarantino (in Italia solo il 4 febbraio). Un grande omaggio al western di Sergio Leone e Sergio Corbucci, idoli e maestri assoluti del regista statunitense. Un omaggio messo in scena sin dai poster promozionali del film. Vediamo come.
“Sono perdutamente innamorato dei due Sergio, Leone e Corbucci”. Così si confessava Quentin Tarantino nel 2013 presentando Django Unchained (fonte Panorama.it), film che sin dal titolo era un accorato omaggio all’indimenticabile personaggio interpretato da Franco Nero nel film di Corbucci del 1966. Una passione, quella di Quentin Tarantino per il western all’italiana, di vecchia data. Correva infatti l’anno 2003, Tarantino presentava il primo capitolo del dittico di Kill Bill e alla domanda “Chi è il suo regista preferito?” rispondeva: “Il mio regista preferito, al quale mi sono ispirato e al quale vorrei somigliare, è Sergio Leone. (…) Eppure, per quanto mi sforzi, non credo che riuscirò mai a girare qualcosa di così perfetto come l’ultima sequenza de Il buono, il brutto e il cattivo. Proverò a raggiungere quel livello, anche se non credo che ce la farò mai.” (fonte Trovacinema)
Insomma, Leone e Corbucci sono stati una vera passione, una folgorazione, un tormento per il regista statunitense. Un debito che non si è saldato con Django Unchained, ma che è continuato e si è accresciuto con The Hateful Eight, in uscita nelle sale italiane il 4 febbraio.
Un omaggio che ha già ampiamente preso forma nei poster che in questi mesi hanno preparato l’uscita nei cinema di tutto il mondo dell’ottavo film del regista de Le iene (1992). Cerchiamo quindi di scovare e illustrare omaggi, corsi e ricorsi allo spaghetti western, ma non solo, seminati nelle locandine uscite in questi mesi.
Cominciamo dall’img. 1. Il mood, fisico e spirituale, è quello de Il grande Silenzio di Sergio Corbucci (1968). Nel poster, come nel film del 1968, un elemento satura l’immagine: la neve. Nel film del regista romano, Silenzio era interpretato da un imperscrutabile Jean-Louis Trintignant, nei panni di un anti-eroe menomato (rin)chiuso in un mutismo obbligato (le corde vocali tagliate). Prima de Il grande Silenzio la neve non apparteneva al West, quel West che Corbucci ricreò (e disintegrò) sulle Dolomiti tra Auronzo di Cadore Misurina, Cortina d’Ampezzo e San Cassiano in Badia. Qua e là, se guardate con attenzione il poster, qualche “impercettibile” spruzzo di sangue, come perso per strada.
Come aiutati e (so)spinti da una sorta di zoom, un altro poster (img. 2) ci porta ancor più dentro la bufera di neve. Siamo alle spalle di uno dei protagonisti. Non ha forse gli stessi mantello e cappello indossati da Silenzio/Trintignant (img. 3)? Ci assomiglia molto. Le spalle innevate, il passo determinato e la cattiveria che pare fumare dalle due pistole alzate, però, puzzano più del villain nemico di Silenzio, lo spietato Tigrero interpretato da un glaciale Klaus Kinski. Ma allo stesso tempo questo anti-cowboy che si presenta al pubblico dando le spalle richiama Django, il primo e vero Django, quello interpretato da Franco Nero nel 1966, il quale, con gli stivali piantati nel fango, apriva il film non solo negandoci il suo volto, ma addirittura trascinandosi dietro una cassa da morto. Vedere per credere:
L’omaggio a Sergio Leone è ancor più raffinato e, se vogliamo, cinefilo. Il rewind stavolta è dedicato a Per un pugno di dollari (1964) e Per qualche dollaro in più (1965). Il poster “incriminato” stavolta è quello nell’immagine di copertina che apre questo post. Tarantino riprende lo skyline delle montagne che “danno il la” al secondo film della trilogia del dollaro (img. 4), le tinge di rosso sangue e vi “incolla” sopra le silhouette che scorrazzano nei titoli d’inizio di Per un pugno di dollari, con l’aggiunta di un paio di colpi di pistola, che feriscono il titolo del suo film proprio come accadeva a quello di Sergio Leone. Guardate il video:
Ulteriore elemento ricorrente nella storia del genere western è la carrozza della diligenza, quella diligenza che, protagonista di un altro poster promozionale del film (img. 5), appariva nella prima parte di Django Unchained e anche nel già citato Il grande Silenzio. Un topos, quella della diligenza, che è entrato prepotentemente nel western con Ombre Rosse di John Ford (1939), percorrendo spazi immensi e praterie, inseguita a briglia sciolta da un manipolo di indiani (img. 6).
Ecco quindi che Tarantino non rende omaggio solo allo spaghetti western, ma anche al western americano, che ha preceduto e “ispirato” il celebre western all’italiana. A conferma di questo più ampio inchino, ci viene incontro un ultimo poster (img. 7 nello slider qui sotto). Neppure a dirlo, il lapalissiano riferimento è a I Magnifici sette, film del 1960 diretto da John Sturges e interpretato da Yul Brynner, Eli Wallach, Steve McQueen, Charles Bronson e James Coburn (img. 8 nello slider qui sotto). Magnifici sette che, con Tarantino, sono diventati gli spietati otto con contorno di sangue colante, assoluto leitmotiv della filmografia dell’eclettico regista americano.