RILEGGIAMO QUESTA BELLA INTERVISTA AD UN MAESTRO DEI COMICS CHE HA FATTO SCUOLA -di Gianmarco Caselli –
Se le nuove generazioni possono non conoscerlo, di certo a pochi può essere capitato di non aver quanto meno visto fra gli scaffali dei negozi di fumetti un volume di Jeff Hawke. Stiamo parlando di Sydney Jordan, protagonista indiscusso della storia del fumetto a livello mondiale, e di Jeff Hawke, personaggio da lui creato che è diventato fra i punti di riferimento più importanti del genere fantascientifico fra gli anni ’50 e ’70, genere che, insieme all’horror e al fantasy, è tornato in grandissima considerazione.
Merito, probabilmente, anche dell’uscita del nuovo episodio di Star Wars.
Forse non tutti sanno che Jordan aveva realizzato un’altra opera, Hal Starr, anch’essa ambientata nel futuro e che per certe situazioni richiama alla mente il romanzo The Martian, dal quale è stato recentemente realizzato l’omonimo film. Hal Starr è stato pubblicato in Olanda a fine anni ’80, in Inghilterra nel 2006 e adesso è possibile leggerlo in italiano grazie ad Allagalla Editore per il quale è pubblicato. Fra l’altro il volume, a colori, si conclude con un’ulteriore chicca: la pubblicazione in bianco e nero di una storia con un personaggio che può considerarsi il prototipo di Jeff Hawke e che si chiamava, guarda caso, Hal Starr.
Proprio per l’eccezionalità dell’ospite e della pubblicazione in italiano di Hal Starr, Jordan era uno degli ospiti più attesi a Collezionando, la due giorni di mostra mercato del fumetto d’antiquariato e da collezione che si è tenuta a Lucca il 2 e il 3 aprile. Un nuovo appuntamento, questo di Collezionando, realizzato da Lucca Comics & Games e ANAFI (Associazione nazionale amici del fumetto e dell’illustrazione) in collaborazione con il Comune di Lucca, che si aggiunge ai Comics che tradizionalmente si tengono a fine ottobre. Jordan, assiduamente presente allo stand di Allagalla, ha firmato copie di Hal Starr e autografi ai tantissimi fan venuti appositamente per conoscerlo e concesso un’intervista per noi di Words In Freedom.
Cosa c’è di diverso rispetto a Jeff Hawke in questo Hal Starr?
Intanto il personaggio Hal Starr, non ha compagni, è da solo sul pianeta Marte dove incontra alieni. Ho voluto fare le cose diversamente, non volevo fare un altro Jeff Hawke. La persona che ha scritto il libro “The Martian”, con una trama simile a quella di Hal Starr e da cui è stato tratto un film, ha portato la storia di un personaggio solo su Marte su un altro livello: il personaggio è completamente solo, mentre nel mio fumetto incontra gli alieni.
Il libro “The martian” è stato ispirato dal fumetto?
No, non credo si sia ispirato però credo che l’autore del libro abbia letto Hal Starr. Ma ha capito che se avesse messo l’uomo là con il problema di sopravvivere e avesse reso il meccanismo della sopravvivenza drammatico, avrebbe avuto un film. Ma se avesse fatto come me facendo incontrare il personaggio con alieni, avrebbe fatto un altro “Star Wars”.
Ci sarà un seguito?
È una storia singola ma ho lasciato il finale aperto per un’altra storia che può proseguirla: nell’ultima vignetta c’è un’astronave vivente che sta portando il protagonista verso un altro pianeta. Probabilmente se dovessi disegnare il seguito per un pubblico inglese non ci sarebbe l’intenzione di pubblicarlo.
Come si affronta la Fantascienza adesso con l’incredibile progresso tecnologico avvenuto negli ultimi anni?
Sono stato fortunato perché quando stavo scrivendo Jeff Hawke iniziava la corsa alla luna e alle tecnologie. Grazie al mio lavoro nell’aeronautica conoscevo le scoperte scientifiche, stavo andando con la corrente degli avanzamenti tecnologici e dieci anni prima riuscii a indovinare quando l’uomo sarebbe arrivato sulla luna: ho sbagliato di sole due settimane! Alla luna siamo arrivati, il prossimo passo è Marte. La fantascienza adesso deve seguire anche la tecnologia.
Il futuro che lei si era immaginato era migliore o peggiore di quello in cui ci troviamo? Pensa che andremo in meglio o in peggio?
Abbiamo scienza e tecnologia per rendere l’uomo migliore ma ci stiamo concentrando sulle guerre e la difesa. Non siamo più tornati sulla luna perché verrebbe da chiedersi per quale motivo siamo tornati sulla luna anziché spendere soldi per fare cose più utili. Putroppo mi figuro abbastanza bene un futuro in cui i potenti stanno dietro un muro chiuso e tutte le altre persone stanno fuori e non possono entrare. Effettivamente la scienza per rendere il mondo un posto migliore però ce l’abbiamo. Con la volontà la possibilità ci sarebbe.
I tanti input tecnologici come la televisione e internet da cui siamo bombardati, secondo lei, limitano o amplificano l’immaginazione?
Credo che amplifichino l’immaginazione. Ovviamente dipende da che uso se ne fa, della tecnologia. Se uno si siede davanti alla televisione e guarda sempre le solite cose che non hanno un grande peso è chiaro che il discorso è diverso e viene limitata. Il progresso e l’immaginazione nella scienza sono sempre state fatte da poche persone: quando l’uomo è andato sulla luna è stato un gruppetto di persone che gli ha permesso di arrivare fino là, mentre tutti quanti stavano semplicemente a guardare facendo Wow! Con il progresso tecnologico c’è la possibilità che di persone come quel gruppetto ce ne siano di più, anche perché i bambini di 3-4 anni sono in grado di utilizzare meccanismi tecnologici piuttosto complessi: c’è effettivamente la possibilità che ci siano più scienziati e più persone brillanti rispetto a prima. Le persone che portano più innovazione in questo senso sono quelle che non danno particolare peso alla politica come Stephen Hawking: sono persone che hanno semplicemente amore per la scienza e per la scoperta.
C’è la prospettiva di un futuro migliore?
Come diceva Voltaire le persone commettono atrocità finché credono in assurdità. Probabilmente per portare le persone ad agire per il bene comune ci vuole una minaccia. Ci sono le basi per avere un buon futuro ma alla fine l’universo finirà e noi moriremo tutti! (Ride)