-di Simone Soranna-
Sono sempre di più i titoli di supereroi che invadono le nostre sale cinematografiche, in ultima analisi il recente cinecomic Ant-Man in uscita nelle nostre sale dal 12 Agosto. Spesso queste pellicole si avvalgono di una bassa qualità artistica e si dimostrano stanche e ripetitive. Ma dunque qual è la formula del loro successo?
Solamente a due mesi fa, circa, risale l’uscita di The Avengers: Age of Ultron (che da qui in poi chiameremo The Avengers 2), una vera e propria macchina da soldi, forte di un cast stellare (Robert Downey Jr., Mark Ruffalo, Samuel L. Jackson, Scarlett Johanson) e di un plot di lancio capace d’unire in un’unica storia molti dei supereroi più affermati del mondo Marvel (da Hulk a Iron Man passando per Captain America e Thor). Ora, diciamo subito le cose come stanno, la pellicola diretta da Joss Whedon è assolutamente priva di interesse cinematografico, eppure, proprio per questo motivo, non può che indurci a riflettere.
Il lavoro è il “classico” blockbuster accalappia-teenager. Esplosioni, città distrutte, effetti speciali, 3d, e chi più ne ha più ne metta. Il plot si basa su un canovaccio decisamente ritrito secondo il quale un super cattivo pian piano si afferma per poi minacciare l’intero globo e al quale i nostri (super)eroi dovranno opporsi affrontando inevitabili crisi e riuscendo nel loro intento solamente una volta ritrovata la pace del gruppo. La battaglia finale deve obbligatoriamente ricoprire (idealmente) l’intera durata del secondo tempo e l’estetica della terza dimensione accontentare un pubblico che vuole vivere esperienze in stile luna park. Per carità, non bisogna essere così stolti da ritenere queste come qualità prettamente negative per un film. Però è anche vero che ben poche opere riescono ad avvalersi di queste credenziali pur presentandolo in maniera originale e più “autoriale”.
Ora, possibile che non ci sia ancora stancati di tutto questo? Oltre a sottolineare che la prima parte di The Avengers 2 è noiosissima e snervante (terribile la scelta più melensa dovuta probabilmente alla presenza di Disney nel progetto), siamo davvero sicuri che prodotti come questo non abbiano stufato il pubblico? La risposta ovviamente è una soltanto: si. I cinecomic, dati alla mano, sono vincenti eccome: riescono ancora ad attrarre le masse al cinema come solo pochi altri film sono in grado di fare. Provate a pensare a tutti i titoli prodotti negli ultimi anni: Spiderman 1, 2 e 3; The Amazing Spiderman 1 e 2; La trilogia di Batman nolaniana; Superman Returns e L’uomo d’acciaio; Iron Man 1, 2 e 3; Captain America 1 e 2; I fantastici 4; La saga di Thor ecc. E se provassimo a dare uno sguardo verso il futuro, scopriremmo che sono in cantiere ben altri 29 nuovi titoli incentrati nell’universo Marvel. Insomma, la questione si fa davvero interessante e soprattutto ingente.
Possiamo davvero giustificare il tutto con una semplice e innocua crisi di idee? Non credo. Piuttosto dovremmo parlare di crisi di gusto. Produrre una pellicola cinematografica è come puntare una grande somma di denaro al Casino: se la ruota gira dalla tua parte, il successo è assicurato. Dunque perché rischiare proponendo qualcosa di diverso? I dati, come già detto, parlano chiaro. Nonostante la monotonia, la ripetizione, le trame deboli, la terza dimensione eccessiva tanto quanto inutile, il pubblico adora il cinecomic, si nutre di supereroi e a sua volta nutre un filone da troppo tempo paralizzato.
Dunque di chi è la responsabilità di un tale fenomeno? Semplice: solo ed esclusivamente nostra. Tutti noi facciamo parte del pubblico pagante. Tutti noi rimpolpiamo il botteghino. Tutti noi siamo l’ossigeno che vitalizza tali progetti. Con questo non si vuole ora fare della facile retorica iniziando ad accusare lo spettatore medio. Però è impossibile negare l’evidenza di un fenomeno dalle portate mondiali. Chissà dunque se i supereroi riusciranno a vincerci oppure se, con il nostro gusto e con i nostri poteri assolutamente normali, saremo noi che sconfiggeremo loro?
In tal caso allora, non sarebbero poi così tanto super.