– di Gianmarco Caselli –
Un lucchese alla corte di Obi-Wan Kenobi. Simone Bianchi ha realizzato un sogno, dal 2006 ha un contratto con la Marvel, per la quale disegna albi prestigiosi, da Wolverine a Star Wars ( coi testi di Jason Aaron). Gianmarco Caselli lo ha incontrato per noi.
Simone Bianchi, un grande talento del fumetto che dalla Toscana approda alla Marvel. Un successo a piene mani per un giovane (Simone è del 1972) che ha visto pienamente realizzato il proprio sogno: oltre a mostre e collaborazioni di alto livello, dal 2006 Bianchi firma un contratto che lo lega alla Marvel con la quale disegna ben sei numeri di Wolverine, sei di Astonishing X-Man, firma la serie dei sei albi “Thor: for Asgard” e ha ridisegnato i costumi ufficiali degli X-Men. Un ruolo quindi di primissimo piano, quello di Bianchi, che ultimamente ha anche disegnato il settimo albo della serie di Star Wars scritta da un altro grande nome, Jason Aaron. È proprio da qui che partiamo per un’intervista che Bianchi ha rilasciato per noi quando lo abbiamo incontrato alla seconda edizione della mostra mercato del fumetto, Collezionando, a Lucca. Città in cui Bianchi, fra l’altro, è nato.
Simone, iniziamo parlando di uno dei tuoi ultimi lavori: la realizzazione di un albo di Star Wars. Un grandissimo onore e soprattutto un grande impegno considerando che l’albo che hai disegnato parla del passato di un personaggio importantissimo per la saga: Obi-Wan Kenobi. Cosa hai fatto prima di realizzarlo? Hai guardato e riguardato tutta la trilogia di Star Wars?
Sono nato più a pane e Marvel che a pane e Star Wars. Il 99% dei miei colleghi americani farebbe carte false per disegnare un albo di questa serie, hanno una sorta di venerazione per tutto l’universo Star Wars: è una religione ormai. Naturalmente sono stato contentissimo quando ho ricevuto la proposta, anche per la visibilità che mi avrebbe dato, ma sono più emozionato a disegnare Wolverine. Non dico che non mi piaccia Star Wars, ma la mia Passione con la P maiuscola sono i personaggi Marvel e godo quando li disegno, li sento proprio miei. In ogni caso ridisegnerò volentieri anche altri episodi di Star Wars, comunque.
Quanto sai o hai saputo al momento del Nuovo Canone di Star Wars?
Non so quanto ne sapesse Jason Aaron, sceneggiatore di quella storia. A lui sicuramente erano state date molte informazioni in più. A me è arrivata la sceneggiatura già passata al setaccio, ricorretta e approvata dalla Lucas: c’è un livello di controllo veramente maniacale da parte loro per quanto riguarda Star Wars. Per questo, probabilmente, ad Aaron erano state date ulteriori informazioni, a me invece no.
Hai uno stile molto pittorico. Quanto cambia per te a livello emotivo ed espressivo dipingere una tela o realizzare un fumetto?
Questa è una domanda che mi piace molto. Godo a dipingere personaggi della Marvel tanto quanto godo a dipingere quadri con personaggi miei. Il piacere della pittura è slegato dai personaggi che dipingo. Ho dipinto ora una copertina di Tex e una di Nathan Never: godo a dipingerli entrambi allo stesso modo di quando faccio gli altri personaggi.
Oltre al mondo del fumetto hai anche un’altra passione: la musica. Vuoi parlarcene?
Io suono e studio la batteria, ho ricominciato da poco. Ho una specie di ossessione che riguarda il rapporto fra il solfeggio ritmico e i colori, le luci e le ombre. Da qui a razionalizzare quello che sto dicendo ce ne corre. Di certo però, da quando ho ricominciato a studiare la musica, disegno e dipingo meglio, uso con più facilità il colore. Devo ancora capire come si collegano fra di loro a livello geometrico e matematico. Disegnando e dipingendo 8-10 ore al giorno mi rimane purtroppo poco tempo per applicarmi alla musica. Di certo, comunque, quando ho tempo non guardo la televisione ma studio musica.
Ti è mai capitato che un personaggio ti sfuggisse di mano? Che a un certo punto, cioè, prendesse una piega o una personalità proprie, diverse da quello che avevi in mente all’inizio?
Mi è successo che mi scappasse di mano la composizione di una copertina, che non ne fossi particolarmente contento e ricominciassi da capo. Per quel che riguarda la narrazione della vita di un personaggio è difficile che avessi disegnato delle cose che fossero completamente fuori dal contesto originario. Lavorando sulle sceneggiature non è facile uscire completamente dai binari. Quando faccio una tela, un’illustrazione, un dipinto, invece può accadere. Non quando sono alla fine del lavoro, ovviamente. Però con il tempo ho imparato che quando accade, è meglio lasciar andare e cominciare una cosa nuova: tutto quello che non va in quella tela, è il nuovo punto di inizio.
Moebius diceva che l’errore è quello che dà personalità al tuo lavoro. È un concetto difficile. Anche Robert Fripp [ndr: fondatore del gruppo musicale King Krimson] diceva che è meglio imparare dove non suonare, non dove suonare. Nella pittura vale lo stesso concetto: dobbiamo imparare dove non dipingere, ma questo lo puoi fare quando hai imparato dove dipingere; bisogna maturare la consapevolezza di tutto questo procedimento. Se suoni una cosa con una mano anziché con due, questa suona in un modo completamente diverso, ma esce sempre dalla tua mano, non è che ci hai pensato. Facendo riferimento al periodo in cui ho studiato musica fra i 16 e i 20 anni, e al fatto che ho lasciato questi studi essendo poi entrato nel mondo del fumetto, mio babbo mi ha sempre detto: “Non pensare che ora che stai dipingendo tu abbia buttato via quei quattro anni in cui hai studiato musica, perché tutto quello che a livello inconscio hai assorbito, in qualche modo ti esce dalle mani nella pittura.” Ed è vero.