Scopriamo Bertrand Tavernier, Leone d’oro alla carriera 2015

-di Andrea Chimento-

La Mostra del Cinema di Venezia quest’anno premierà col Leone d’oro alla carriera il grande regista francese, autore di film del calibro de La morte in diretta, Colpo di spugna, L’esca e In the Electric Mist.

«Tavernier è anche un appassionato critico cinematografico, caratterizzato da un spiccato gusto anti-accademico e da una predilezione per la scoperta e la rivalutazione di artisti sconosciuti. Talento messo a frutto in testi memorabili che costituiscono opera di riferimento per chiunque voglia ripercorre la storia del cinema francese, americano e italiano in particolare, con l’aiuto dello sguardo raffinato e non convenzionale di un cinefilo che rifugge ogni tentazione dogmatica, facendo prova di un’apertura di spirito, di una curiosità e di una larghezza di vedute inconsuete»: sono parole di Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, che ha voluto così motivare la scelta di premiare Bertrand Tavernier con il Leone d’oro alla carriera nell’edizione 2015 della kermesse lagunare.

Il direttore della Biennale cinema Alberto Barbera

Il direttore della Biennale cinema Alberto Barbera

Un critico che diventa un regista? Non è certo una novità per il cinema francese, dato che i principali protagonisti della Nouvelle Vague (Truffaut, Godard, Rohmer, Rivette, Chabrol) provenivano proprio dal mondo delle recensioni, in particolare dalla rivista Cahiers du Cinéma.

Tavernier scriveva su diverse riviste specializzate, Cahiers compresi, ma forse ha pubblicato i pezzi più rilevanti per la rivale Positif, decisamente più attenta al cinema americano rispetto alle altre testate transalpine del periodo.

E lui, tra tutti i registi francesi della seconda metà del Novecento, è quello che ha maggiormente fatto sua la lezione del cinema a stelle e strisce, influenzato orgogliosamente da Hollywood, dalle sue dinamiche narrative e dai suoi generi.

Prima di esordire dietro la macchina da presa, con L’orologiaio di Saint Paul nel 1974, scrive una vera e propria bibbia sull’argomento, intitolata 30 anni di cinema americano, realizzata insieme a Jean-Pierre Coursadon.

Dopo il premiato esordio, il fare cinema diventa per lui un’ossessione e la sua attività di regista si fa sempre più frenetica: dal 1975 al 1977 firma Che la festa cominci, Il giudice e l’assassino, I miei vicini sono simpatici (che fu un flop, a differenza dei due precedenti) prima di prendersi una pausa di riflessione e tornare col notevole La morte in diretta (1980), una pellicola profetica sulla televisione e il futuro dei media in generale.

Negli anni Ottanta e Novanta dirige le sue opere migliori: Colpo di spugna (1981), con il suo attore feticcio Philippe Noiret, Una domenica in campagna (1984), Legge 627 (1992) e L’esca (1995). Con quest’ultimo film, intenso ritratto di una gioventù disorientata, vince l’Orso d’oro al Festival di Berlino, uno dei tanti premi importanti ottenuti in carriera.

Col nuovo millennio il suo cinema si fa più scolastico, ma riesce ancora ad assestare una potente zampata con il noir In the Electric Mist (2009) con Tommy Lee Jones.

Capace di modificare il suo stile negli anni, di rinnovarsi e di essere sempre attento alla contemporaneità e alle sue dinamiche, Tavernier si è meritato il premio alla carriera che Venezia gli tributerà: un bel riconoscimento per un regista europeo capace di guardare oltre la realtà che lo circonda, in grado di osservare ciò che avveniva sugli schermi d’oltreoceano per dare vita a un tipo di cinema che, in Francia e non solo, non faceva e non fa davvero nessuno.

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