– di Sante Galante –
Cinque semplici mosse per dare il benvenuto ad amici, parenti e colleghi di lavoro, a casa propria come al ristorante.
Accogliere gli ospiti avendo organizzato un evento è mestiere quanto mai stiloso, paragonabile all’arte di apparecchiare una tavola curata o al prodursi in deliziosi e famelici manicaretti. Due sono però le possibilità: ricevere in casa propria o farlo in campo neutro, diciamo in un ristorante.
Se l’uomo di Neanderthal, al tintinnar del campanello nella propria magione, si limita a un dito sul pulsante apriporta e a una fugace apparizione sulla soglia, prima di rintanarsi nella caverna berciando indicazioni da “battaglia navale”, l’homo Galantis sa ben prodigarsi in pochi (cinque) ma ben curati passaggi: attendere gli ospiti sulla soglia, prendere giacche e borse (senza giocarci a rimpiattino), dare la giusta visibilità e soddisfazione per i doni portati (ricordate che chi si presenta a mani vuote è uno scroccone o una spia), servire l’eventuale aperitivo, nutrire la conversazione.
foto da www.lintraprendente.it
Troppa fatica? Meglio un buon ristorante? Ne siete proprio convinti? Oltre al problema dei costi – e tra un po’ capirete il motivo – non pensate che l’invito in luogo pubblico vi esoneri da cortesi canoni di accoglienza: un buon event creator ha infatti l’obbligo di scongiurare la fase di balzana anarchia e quello di prodigarsi affinché l’atmosfera, i posti a sedere, la scelta del vino siano di ardimentoso gradimento. A costui spetterà quindi il quadruplice ruolo di organizzatore, punto di riferimento, parafulmine e… Aspettate suvvia: non siate impazienti che il bello viene alla fine!
Così come in casa propria, anche al ristorante vi sono almeno cinque regole che da galateo, galanteria o almeno educazione, il nostro eroe ha da seguire. La prima dice che, interpretando il ruolo di virtuale “padrone di casa”, mai e poi mai egli deve arrivare dopo i nostri ospiti, bensì sempre una decina di minuti prima: giusto il tempo di osservare, valutare, vistare che tutto proceda come da copione. Se la scelta non è caduta su un ristorante d’èlite, in cui vi sia personale di servizio impalato e magari infreddolito sulla porta, spetta al buon organizzatore attendere i commensali all’ingresso e precederli fino al tavolo, senza farsi trovare già assiso e beatamente degustante vino. La terza regola consiglia che l’ospite (nel senso di “colui che ospita”) deve avere una cultura di base, suggerendo agli amici o ai colleghi le specialità culinarie della casa e i relativi vini in abbinamento. Sempre con stile però: senza voler strafare e apparir l’unico dotto cinto d’alloro. Il personale di servizio vi sarà poi certamente grato se, dato il vostro mandato ad organizzandum, vi occuperete di coadiuvarlo nelle ordinazioni. E adesso attenzione, perché la quinta e ultima regola è quella che può rovinarvi la lettura e pure l’appetito. Salvo accordi iniziali – quelli del tipo “ahò, se famo du’ spaghi a la romana” – chi ha creato l’evento è anche colui che paga il conto. Quindi se non volete fare gaffes o non potete permettervelo, non proponete mai cene outdoor o, al massimo, prenotate la pizzeria “Rustichello” sotto casa!
foto da www.vdida.giovani.it
P.S. Se vi trovate dall’altra parte della barricata, vi suggerisco di non comportarvi alla Homer Simpson de noantri, mangiando e bevendo fino all’inverosimile perché, sempre da galateo (o educazione), la prossima volta spetterà a voi invitare! Capisci a me…
foto da www.blogs.telegraph.co.uk
La foto di copertina è tratta da www.pescarawebtv.it