-di Pangloss-
Pangloss scopre il “reality”, povero micio.
Dopo un po’ di tempo riecco a voi il vostro affezionato Pangloss. In questi giorni: “Ho visto cose che voi umani non potete immaginare……..”
Che cosa, mi chiederete? L’altra sera ero seduto sul divano e stavo giocando con il telecomando, improvvisamente vedo quattro figuri, si fa per dire: uomini e donne, molti di questi e queste con “tribali” su buona parte del proprio corpo. Erano in riva al mare e non si capiva bene cosa stessero facendo. Per lo meno io come gatto non capivo…. Avrete già intuito, si “L’isola dei famosi”. Poveri naufraghi! Voi capite che quando si parla di naufraghi, ai nostri occhi appaiono immagini ben più strazianti di quelle che ci propinano, ovviamente intervallate da spot di creme, gelati, dentiere, mutande ecc. Niente moralismi ma soltanto una breve analisi su quanto visto. Gli ideatori del programma sostengono che quello che ci propongono è uno “spettacolo” contemporaneo di intrattenimento in cui emergono verità, competizione, ed anche buoni sentimenti.
Mi sono chiesto quale potesse essere il rapporto tra quello che stavo vedendo e lo spettacolo. Fare spettacolo significa raccontare una storia qualunque essa sia, con tutti i mezzi espressivi a nostra disposizione: per esempio la scrittura, la parola, la musica, il canto, l’immagine. Storie che abbiano un riscontro, anche se non immediato, con il nostro “sentire”, la nostra vita, i nostri desideri, le illusioni e le disillusioni, la gioia e il dolore. Tutto questo però con il presupposto della finzione. Senza finzione non c’è arte. Vi era finzione anche nel periodo storico durante il quale, per quanto riguarda il teatro, la faceva da padrone la filosofia della “quarta parete”. Quando Stanislavskij con i suoi collaboratori al Teatro d’Arte di Mosca trascorreva giorni e giorni per decidere di che dimensione e di che colore doveva essere il fazzoletto di Desdemona, comunque fingeva. Come è possibile raccontare una storia davanti ad un pubblico, anche se materialmente assente, senza la presenza dell’ hypocrités, colui che mente, l’attore appunto, l’unico che può rivendicare a sé la creazione della “menzogna” che consente allo spettatore di vivere per qualche tempo storie di amori eterni, di vendette terribili, di epiche battaglie e di entrare in mondi sconosciuti.
Quindi la parola “reality” creata per definire un coacervo di stupidaggini dovrebbe essere bandita. Quando vediamo i “naufraghi” che come bestie si gettano sul cibo a loro disposizione, non riesco a non pensare laicamente alla corruzione dell’anima.
Quello che stavo vedendo era l’esatto contrario di qualsiasi forma di spettacolo. Coloro che prendono parte a questo caravan serraglio per cinque minuti di notorietà, li potremmo definire schiavi consenzienti. Schiavi del pensiero dominante dell’apparire comunque, anche in tali situazioni assolutamente degradate.
Sarei curioso di sapere cosa ne pensano coloro che mi leggeranno, perciò attendo impaziente le vostre riflessioni. In attesa vi saluto con un miaooo!
Immagine di copertina da http://tvzap.kataweb.it/news/162035/isola-dei-famosi-lunedi-14-marzo-la-seconda-puntata/)