La strada maestra per entrare dentro il mondo è la psicoanalisi. Così è in generale, così è stato per me.
La psicoanalisi studiata e approfondita, ma soprattutto quella praticata su me stesso in qualità di paziente, mi ha aperto la mente e ha messo ordine nella mia vita.
Ho sempre pensato, tuttavia, che la psicoanalisi da sola non bastasse. E da anni, accanto alla pratica clinica, mi piace mettere la narrazione.
La stessa psicoanalisi, in fondo, è uno strumento che crea storie, costruisce racconti. La coppia paziente-terapeuta scrive romanzi: quello che racconta la vita del paziente e, contemporaneamente, quello che narra dell’itinerario percorso insieme all’interno del trattamento.
Il paziente in analisi mette a fuoco la propria vita. E fa ordine nella mente. Questo di per sé è già un romanzo. Intenso, coinvolgente. Unico e straordinario!
Il terapeuta per primo, quando si è sottoposto a sua volta ad analisi come paziente, ha confezionato il proprio romanzo. Nella veste di paziente, infatti, egli scrive la propria storia, ed è così che diventa capace di accompagnare il proprio paziente nel fare altrettanto.
In questa accezione “psicoanalisi” e “scrittura” non sono disgiunte. La psicoanalisi fornisce lo strumento per mettersi a nudo, raggiungendo e svelando i preziosi contenuti profondi della mente, la scrittura (espressiva) fissa questi “tesori” sulla carta, rendendoli comunicabili.
Mettersi a nudo significa prendere coscienza, svelarsi, scoprire l’animo. Abbandonare le difese e uscire dal castello. Per entrare nella consapevolezza.
Ma è proprio necessario denudarsi? Perché si dovrebbe fare una simile operazione? Quali sono i vantaggi? E di che cosa dovremmo spogliarci?
Per rispondere a queste domande è necessario parlare delle difese intrapsichiche e del loro significato.
Le cure genitoriali, offerte al bambino sin dalla nascita, veicolano, insieme all’affetto e alla protezione, anche sentimenti opposti.
Il bambino riceve amore ma anche odio. Alleanza ma anche aggressione. Contenimento e insieme abbandono.
Perché ogni medaglia ha il suo rovescio!
Ma questi dritti e questi rovesci, questi amori e questi odi, questi opposti, costituiscono dei motori potentissimi. Possiamo immaginarli come coppie di vettori che hanno forze uguali ma orientamenti contrari. Al fine di stimolare il movimento e la crescita dell’intero Universo, Madre Natura ha dotato tutta la Realtà di queste semplici e potenti coppie motrici.
Potremmo anche rappresentare gli opposti come coppie di figure e sfondi. A patto che le figure siano poste su sfondi adeguatamente contrastanti.
Insomma, se vediamo la luna è solo perché il cielo è scuro, e se esiste il giorno è perché si staglia sulla notte, e se percepiamo l’inverno e il freddo è perché sentiamo anche il caldo d’estate. E così via.
Ogni contrasto genera un movimento. Nessun “SI” avrebbe senso se non venisse avversato da un possibile “NO”.
Amore e odio lottano per conquistare la supremazia e creano dinamismi utili e costruttivi. Accettando questa disputa che ha luogo nella mente, il bambino parteciperà delle dinamiche del movimento e della crescita. Rinunciando alla lotta, viceversa, il bambino non si svilupperà. Perché la crescita richiede forza e autonomia.
Il bambino riceverà dunque amore e protezione, ma anche incoraggiamenti che talvolta potranno assumere la forma di veri e propri attacchi aggressivi.
Considerando ancora per un momento l’amore e l’odio come entità che si alternano nei ruoli di figura e di sfondo, ma che a loro volta sono entrambe in grado di stagliarsi sullo sfondo della vita, vediamo che a volte prevale l’uno, altre volte l’altro. Per evitare sbilanciamenti eccessivi in questi due ingredienti necessari alla vita, si deve lavorare per amalgamarli molto bene. Ad un eccesso dell’uno o dell’altro, infatti, corrisponderà inevitabilmente una pericolosa persistenza dell’ingenuità o il profilarsi di un tragico abbrutimento.
Il percorso è impervio. Forze titaniche si confrontano e si combattono tra loro, alcune spingono verso l’alto (crescita) mentre altre richiamano verso il basso (regressione).
Ancora fragile, l’Io del bambino è immerso in questo clima di guerra. Ben presto, perciò, sentirà il bisogno di mettersi al riparo, e svilupperà delle modalità autoprotettive. Quelle che in psicoanalisi chiamiamo “meccanismi di difesa intrapsichici”.
Difese naturali e legittime. Che nascono e s’intrecciano autonomamente, in totale assenza di consapevolezza.
La sede iniziale del conflitto è la mente del bambino, ma il luogo privilegiato dello scontro aperto, poi, sarà lo spazio messo a disposizione dai genitori. Il giardino genitoriale, i cui componenti fondamentali sono una buona superficie di accoglimento (affetto) e una linea di confine sufficientemente contenitiva (autorità). Anche qui, come in un impasto di acqua e farina, autorità e affetto dovranno essere ben amalgamati e distribuiti in dosi armoniosamente appropriate.
Ma sappiamo che talvolta le cose non vanno molto bene. E l’impasto non viene omogeneo, magari per un eccesso d’acqua o di farina, o perché manca la forza necessaria per lavorare il miscuglio. Oppure, tornando al giardino, le cose vanno male perché la superficie (affetto) non è ben accogliente o mancano dei buoni confini (autorità).
Ma torniamo alla realtà mentale. In condizioni di disequilibrio, quando cioè i sentimenti negativi prevalgono su quelli positivi, la struttura di personalità s’indebolisce. E il bambino soffre, sta male. E’ a disagio.
A questo punto l’organo preposto a “percepire” la sofferenza, l’Io, registra un eccesso di dolore. Si rafforzano così quelle difese che erano nate spontaneamente e che servivano per proteggere l’Io dal carico.
Proteggersi è necessario. Un’agile costellazione difensiva aiuta il bambino a sentirsi al sicuro e a riprendere coraggio quando ne ha bisogno.
Ma a volte, per circostanze ambientali, il bambino è costretto a sviluppare difese troppo rigide, ingombranti, limitanti, fino a farne dei fortilizi inespugnabili, o valli invalicabili o macchine distorcenti. Altre volte ha la necessità di frammentare l’Io o di nasconderlo dietro terribili falsificazioni fino a renderlo irriconoscibile, o di deprimersi, o sottrarsi alla realtà affettiva nascondendosi al riparo di schermi autistici.
Bene, quando la costellazione difensiva assume caratteristiche eccessive o estreme, il bambino rallenta lo sviluppo o smette addirittura di crescere.
Le difese sono necessarie! Senza di esse non potremmo tollerare la vita. Ci aiutano a sostenere lo sforzo della crescita in attesa di possedere le risorse necessarie per affrontare le incombenze in modo più maturo. Mano a mano che diventiamo più forti, infatti, le abbandoniamo o le trasformiamo per affrontare la vita con forze più agili e creative.
Talvolta, tuttavia, non riusciamo ad attraversare il dolore, perché non siamo stati sufficientemente aiutati a conquistare forza e autonomia. Allora continuiamo a difendere l’Io a oltranza e ci indeboliamo al punto da doverci nascondere dentro le mura.
Esempi di difese intrapsichiche, per avere un’idea delle loro denominazioni psicoanalitiche, sono: la negazione, la rimozione, la proiezione, lo spostamento, l’annullamento retroattivo, la scissione, ecc.
Denudarsi significa mettersi nelle condizioni di uscire dal castello protettivo per abbandonare le difese in eccesso. Spogliarsi per far pace col mondo, e con se stessi. Quando questo sia possibile.
Ecco! In poche righe il tema delle difese.
I miei racconti sono esempi di ferite scoperte e prive di protezione. Sanguinano. E dolgono. I suoi contenuti provengono da territori profondissimi e sono stati raccolti tenendoli al riparo da ogni interferenza da parte delle costellazioni difensive.
La psicoanalisi mette a nudo. Scrivere in modo espressivo mette a nudo. Se uniamo insieme questi due strumenti, psicoanalisi e scrittura, la nudità diventa totale, sfacciata, tagliente. Ma utile per guardarsi dentro. Per avvicinarsi intimamente al dolore.
E per crescere.
Molto bello quello che scrive Dottore, mi piace. Grazie.
*
grazie
*
Dottore anche lei ha scritto la storia della sua vita? Il suo romanzo?
*
ho scritto molto. ho pubblicato poco.
la storia che più mi rappresenta è il romanzo “Io, pilota kamikaze” il quale, a dispetto del titolo, è una storia di psicoanalisi in cui il protagonista racconta la propria vita prendendo a pretesto un suo particolare addestramento al volo.
poi ho pubblicato una raccolta di racconti: “Nudità”
sto preparando altri volumi…
° Il romanzo “Io, pilota kamikaze” è reperibile soltanto in forma di ebook su Amazon.it
° La raccolta di racconti “Nudità” è esaurita e sarà ripubblicata al più presto
*
Già trovavo i suoi racconti bellissimi, dottor Trovarelli, ora, rileggendoli, diventano di più…speciali!
*
la ringrazio. sono tutti scritti in modo espressivo. attingendo i contenuti dagli abissi della mente.
questa modalità li rende comprensibili a tutti.
perché, come ho già avuto modo di scrivere, laggiù siamo tutti più uguali.
le nostre viscere si assomigliano più delle nostre facce!
*