-di Claudia Porrello-
Dopo la tiepida accoglienza, il film del regista pisano in concorso alla Mostra del Cinema si aggiudica tre premi collaterali.
Presentato tra i venti film in corsa per il Leone d’Oro alla 73esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, «Piuma», il nuovo film del regista pisano Roan Johnson, ha saputo strappare qualche applauso e ben più di una risata di cuore al pubblico del Lido veneziano. Allo stesso tempo non sono mancate le critiche che hanno preso di mira la leggerezza con cui è stato trattato il tema della gravidanza in età giovanissima. C’è pure chi non ha ritenuto la pellicola adatta alla cornice autoriale di una Mostra D’Arte Cinematografica, mal digerendo la scelta della messa in concorso di una “commedia leggera” (“Il film più leggero dell’anno” si legge sul manifesto ufficiale del film). Una scelta che il regista stesso ha difeso a spada tratta, portando l’attenzione sul fortunato momento che il genere commedia sta vivendo nel cinema italiano.
Il film racconta la storia di una coppia di giovani liceali: Ferro e Cate, colti nel pieno della “maturità” da una gravidanza inaspettata, si trovano a intraprendere un’importante scelta di vita pur nell’ingenuità dei loro diciott’anni. I nove mesi che precedono la nascita del loro bambino, rappresenteranno il periodo più burrascoso delle loro vite, che coinvolgerà inevitabilmente le rispettive famiglie in una divertente riflessione collettiva e plurigenerazionale. Nel suo terzo lungometraggio Roan Johnson, dopo il successo del più acerbo «Fino a qui tutto bene» (premiato al Festival del Cinema di Roma 2014), torna a raccontare un’altra storia di giovani posti di fronte a decisioni necessarie che, nel bene e nel male, condizioneranno il loro futuro. Se la filosofia di Ferro si fonda su uno strampalato e geniale ribellismo giovanile e sull’attesa dell’età adulta con rilassato fatalismo, Cate è dovuta crescere più in fretta: coraggiosa e leggera come solo alla sua età si può essere, la ragazza si lancia a occhi chiusi in quest’avventura più grande di lei, cosa che Ferro accetta con gioia decidendo di starle accanto, a discapito di tutto. L’università dovrà aspettare, così come il tanto atteso viaggio in Marocco dopo l’esame di maturità.

Blu Yoshimi (Cate) e Luigi Fedele (Ferro) in una scena del film “Piuma”
Johnson sviluppa il soggetto del suo film senza concentrarsi sulle questioni etiche e di attualità che invece la storia solleverebbe. A modo suo vuole sfatare, più in generale, il mito della superficialità e la vacuità delle giovani generazioni di oggi apparentemente prive di ideali, di valori. Il senso di responsabilità dimostrato dai due simpatici fidanzati, ben interpretati da Luigi Fedele e Blu Yoshimi, è il tema portante del film, che vince sulle ansie e l’instabilità dei genitori tanto accondiscendenti quanto grossolani e iracondi (riuscitissimo il personaggio del padre di Ferro con la sua tipica ironia toscana). Fino all’ultimo però, rimane il dilemma dell’essere pronti o meno a diventare madre e padre in “tenera età”. Tra una gag comica e una corsa in motorino, il ritmo della narrazione si affida molto ai dialoghi vivaci tra i personaggi e al loro sviluppo psicologico, e si placa in alcuni momenti più onirici, riflessivi. La scena in cui i ragazzi nuotano sopra Roma città diventata un’enorme piscina sintetizza l’essenza della storia: la leggerezza con cui Ferro e Cate planano sopra la vita e questo mondo incasinato. E Piuma è proprio il nome che i due innamorati, alle prese con una gravidanza inattesa, desiderano dare alla loro bambina in arrivo. Un nome che evoca leggerezza per affrontare questo nostro mondo in crisi.

Il regista Roan Johnson e i due protagonisti al photo call del film, a Venezia
«Piuma» è una commedia giocata molto su humour e battuta pronta puntando ad attrarre – si augura il regista – anche la curiosità degli under 30, frequentatori sempre più sporadici delle sale cinematografiche italiane. Nonostante i pareri contrastanti post anteprima a Venezia, il film si è portato a casa ben tre premi collaterali di questa 73esima edizione della Mostra del Cinema, a partire dal “Civitas Vitae 2016” con la seguente motivazione ufficiale: “Senza edulcorare la realtà, ma senza eludere le risate, Johnson utilizza il formato famiglia per analizzare i rapporti intergenerazionali – giovani, adulti, anziani – e sottolinea come, in mezzo a mille difficoltà, l’unione continui a fare la forza”. Il cast del film si è aggiudicato invece il Premio Speciale assegnato dai Giornalisti Cinematografici SNGCI nell’ambito dei Premi Pasinetti 2016 “per il suo mix di talento giovane e di esperienza professionale che rinfresca la commedia italiana con un nuovo lessico familiare”. In ultimo si è aggiudicato il Premio della Fondazione Mimmo Rotella, “per aver plasmato il talento di due giovani attori come una vera e propria opera d’arte fonte di emozioni e di aver raccontato una storia dai temi difficili con lo sguardo sensibile e delicato”.
A Roan Johnson, appena calato il sipario su questa edizione della prestigiosa kermesse lagunare, abbiamo chiesto di rivelarci un pensiero, un’emozione, un aneddoto che porterà con sé dopo questi giorni: “Se c’è una cosa che più di tutte rimarrà di questa esperienza veneziana è l’insieme delle risate e degli applausi a scena aperta del pubblico in sala sulla sequenza più divertente del film”. Non resta che scoprire di che scena si tratta… quando il film uscirà, nelle sale italiane, il prossimo 20 ottobre.