Pensare criticamente e imparare a competere

Data: novembre 23, 2015

In: TOP, ECONOMIA DELLA CULTURA,

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-di Luigi Maria Sicca-

Per guardare a un’economia senza economicismi, potenziale risposta al quesito che anima questa rubrica di Wordsinfreedom. Economia della cultura o cultura dell’economia?

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La giovana Ìnclita: Come dovrebbe essere un percorso didattico che sappia integrare le sfide del futuro con la forza delle discipline tradizionali? Adesso te lo mostro, risponde il vecchio Colto[1].

Questa è la scena da cui parte il Manuale di educazione al pensiero critico[2] di Francesco Piro.

Si tratta di un tema molto sentito. Oggi come ieri, oggi più di ieri. Né la scuola né l’università insegnano fino in fondo a ragionare, ad argomentare, ad affrontare consapevolmente i problemi: siano quelli vecchi e ancora irrisolti o quelli nuovi, da leggere e interpretare. Eppure è proprio questa una competenza distintiva, fonte di vantaggio competitivo in un mondo caratterizzato da mercati del lavoro sempre più flessibili e incerti. Con un bisogno urgente di competenze trasversali, necessarie, quanto meno, a sopravvivere.

I nostri studenti si posizionano nelle classifiche internazionali con risultati deprimenti nelle attività di comprensione di testi (literacy) e di uso costruttivo e critico delle conoscenze acquisite (problem solving). Da tempo, se ne dibatte su giornali di primaria rilevanza (penso, primo fra tutti, a Il Sole 24 Ore che ha lanciato la riflessione qualche anno fa), nonché libri o anche solo pamphlet invitano docenti di ogni ordine e grado a investire in percorsi didattici che facilitino l’acquisizione delle competenze di comprensione e ragionamento. Lo stesso Legislatore è intervenuto con il Regolamento di riordino dei licei, (DPR 89, 15/03/2010). Ma i risultati stentano a consolidarsi.

Eppure, chi come noi si occupa di Organizzazione Aziendali e di Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, non può certo arrendersi di fronte alle prime, seppur solide, resistenze. Abbiamo il dovere di insistere, di lavorarci su, di comprendere cosa c’è dietro ai processi di formazione, perché è nella formazione e nella didattica associata a una solida ricerca di base che risiedono le fonti dell’innovazione e di creazione del valore per il Sistema-Paese.

Il modello a cui spesso ci si richiama – frequentemente citato, ma non molto conosciuto – è quello del critical thinking: una disciplina che in molti programmi nelle università anglosassoni viene proposta al posto della filosofia, a torto o a ragione, non prevista.

Ad oggi, prima di Piro, nessuno si era applicato a creare un vero e proprio Manuale. Un via formale per un critical thinking all’italiana, ispirato cioè, sì, ai modelli oltremanica, ma contestualizzato e pensato per lo studente italiano del secondo ventennio di questo strano e non sempre comprensibile nuovo millennio.

Un Manuale, dunque luogo di sapere sedimentato, al di là dei dibattiti ancora aperti tra ricercatori, che pone almeno due obiettivi igienici per formare alla competizione le generazioni a venire: 1) creare familiarità con il testo argomentativo, quindi produrre una alfabetizzazione consapevole; 2) trasmettere ai nativi digitali (spesso sprovvisti di una qualificata capacità di lettura attraverso gli strumenti consolidati nella storia dell’educazione) l’opportunità di coniugare i vantaggi del presente (che è già il nostro futuro) con la forza di un apprendimento proprio dei nativi cartacei, i cui successi sono in parte già consegnati al passato e alla Storia. Due obiettivi, il cui raggiungimento ha, come precipitato, una modo autentico di fare, nel quotidiano e con orizzonti di lungo periodo, critical management. Di cui tutti, professionisti d’azienda di ogni livello e aziende stesse, abbiamo quanto mai bisogno.

L’educazione al pensiero critico viene così presentata da Francesco Piro come un possibile supporto (non come un’alternativa globale) all’interno della tradizionale didattica. Il termine educazione fa pensare, tra l’altro, a quella civica: l’educazione civica del tempo che fu, delle e nelle ore di storia. Ma educazione rinvia anche a un possibile corso di base per studenti del primo anno di tutti i Corsi di Laurea universitari: quelli di area economica, dove il critical thinking e i critical management studies potrebbero aiutare a ragionare sulla scelta degli strumenti da mettere in campo in tempi di crisi (di pensiero, di metodologie), come anche in altri corsi di area tecnologica, al di fuori dunque delle Scienze Umane e Sociali.

Il materiale offerto nel libro è stato usato in origine, come l’autore spiega nella “Breve storia di questo libro” che lo conclude (pp. 269-70), nell’ambito dei corsi di Storia della Filosofia da lui tenuti all’Università di Salerno. Un progetto concepito e sviluppato con lo stile d’altri tempi delle dispense per gli allievi, per aiutare lo studente ad affrontare i testi più complessi. Nato così e approdato a un Manuale molto strutturato ma, al tempo stesso flessibile nell’utilizzo più gradito a un docente: “Un’occasione preziosa di partecipazione effettiva al rinnovamento concreto di contenuti e modi della didattica delle nostre università e scuole”, come afferma Tullio De Mauro, padre della linguistica italiana e accademico dei Lincei, nella sua Prefazione. Insomma, una leva concreta e funzionante per tradurre proposte e progetti spesso annunciati in sede legislativa, in azioni umane, in implementazione attiva di un disegno.

277 pagine in un tipico formato librone: come avviene per tutti i manuali, è opportuno selezionare ciò che viene offerto e adattarlo alle esigenze della propria classe.

Questo manuale offre molto e lo fa seguendo un ordine ben riconoscibile: le unità didattiche, svolte in un linguaggio molto colloquiale, ascendono dalla comprensione degli enunciati alla struttura del ragionamento, analizzata dapprima in modi informali e poi, progressivamente, formalizzata con l’ausilio di qualche nozione basilare di calcolo proposizionale, del calcolo dei predicati, del calcolo modale, in modo da formare una panoramica degli operatori del ragionamento: inter-enunciativi, intra-enunciativi, meta-enunciativi.

Il Manuale di Educazione al pensiero critico sviscera un’ampia analisi delle fallacie. Il che consente di transitare dalla trattazione delle basi dell’inferenza allo sviluppo delle vere e proprie capacità critiche, misurandosi innanzitutto con la psicologia cognitiva di Kahneman e con l’analisi degli errori tipici di ragionamento. Si continua quindi con la logica del dialogo con gli schemi tipici dell’argomentazione, rivisitando alcuni classici della teoria dell’argomentazione, in particolare Perelman. Alla fine si ritorna al testo argomentativo, per analizzarne le dinamiche tipiche e insegnare come valutare ed (eventualmente) costruire testi argomentativi complessi.

Alle nove unità didattiche si affianca sempre il contrappunto dei dialoghi di Colto e Ìnclita: disordinata, ma intelligente, la ragazza spesso interrompe l’unità didattica esigendo ulteriori spiegazioni. Ne scaturiscono brevi dialoghi che affrontano problemi locali, ma talvolta ricapitolano anche qualche discussione più teorica (vi è in essi più di un accenno alle logiche non-classiche), quasi a volerci invitare ad avere uno sguardo critico verso la stessa logica: quest’ultima, spiega Colto, non consta di dogmi sacri, ma di regole che si sono mostrate efficaci a elaborare l’informazione (p.38).

Questi dialoghi sono pensati per gli insegnanti, prima ancora che per gli studenti, offrendo ai primi sia delle risposte alle possibili obiezioni dello studente intelligente sia qualche link tra la storia della logica a quella della filosofia e della cultura.

Ciascun docente li può liberamente tagliare, ma al lettore senza oneri didattici e tempi non contingentati, li consigliamo invece fortemente.

77 pagine sono di esercizi e giochi, con relative soluzioni. È forse il pregio maggiore del libro: esercizi di semplice comprensione testuale, passando a quiz di logica, quelli che, tipicamente, si usano per sviluppare le competenze inferenziali. Arrivando, infine, a esercitazioni di smontaggio e ricostruzione di testi argomentativi complessi.

Penso che si tratti di un libro pionieristico, che si misura con coraggio con problemi da tutti noi sentiti: nella scuola e nelle università. Un prototipo, diremmo noi in gergo tecnico-industriale, perché questo lavoro apre un percorso, che dovrà conoscere ulteriori test e sperimentazioni.

La sfida è aperta, con un libro da discutere e sperimentare, che affronta temi impegnativi con un linguaggio non astruso, che invita a rovesciare la tradizionale logica delle ripartizioni scientifico-disciplinari dentro e fuori le università.

Proprio per questo lo abbiamo pensato e progettato anni fa. Agli albori del progetto puntOorg, giunto oggi al quinto anno.

Un progetto ideato da chi scrive proprio insieme a Piro e pochi altri, tra economisti, filosofi, musicisti, scienziati “duri”. Con lo scopo di ibridare e intersecare. Perché dalla contaminazione tra linguaggi – arti ed economia, management e humanities, fisica e poesia, musica e filosofia – noi pensiamo possano sorgere stimoli potenti. Quelli urgenti a supportare domande e risposte che rendano possibile un modo altro di stare insieme. Rispetto a quello fino a poco tempo fa vincente, caratterizzato, oggi, da un impoverimento sociale che dura da tanto e difficile da stanare. Non sappiamo, naturalmente, se tale sfida fondata sul meticcio tra epistemologie tradizionalmente contrastanti potrà mai davvero prosperare nel nostro Paese, culla del Rinascimento. È un buon segno che qualcuno ci stia provando e questo manuale svolge la sua parte, attraverso la divulgazione di un sapere sedimentato, capace di entrare nelle scuole e nelle università, ponendosi oltre i dibattiti e le schermaglie tra ricercatori. Rilanciando insomma ciò che è saldo nel passato. E proporre, in una futura edizione, ulteriori esercizi, magari on line, con istruzioni ad uso dei docenti. Lavorando su questa tessitura. Erga erano le opere realizzate per la società e per la difesa, attraverso téchne (τέχνη). Ergon, attraverso la tecnica, assurge a virtù (aretè – ἀρετή): frutto di cultura o di natura. Dunque organon, strumento di lavoro, di pensiero, quindi praxis. Nulla a che vedere con “io sono un tipo pratico, mi occupo di fatti concreti” abusato slogan del presente, per mascherare talvolta pensiero e ri-flessione, sempre necessari per un orientamento consapevole al linguaggio e all’uso della lingua, con le criticità da affrontare con sguardo di lungo termine.

[1] Ìnclita una fanciulla intelligente e vispa, a volta un po’ distratta, spesso scontenta: è la protagonista femminile del Manuale di Educazione al pensiero critico. Colto è il protagonista maschile: un signore anziano e saggio. Insieme lui e lei, Colto e Ìnclita, tessono il filo del discorso. Un filo rosso rappresentato in copertina e, poi, nelle nove illustrazioni interne, una per ciascun capitolo, nel brillante e ironico progetto grafico di Luca Carnevale, che accompagna con la sua metanarrazione tutti noi: studenti, studiosi, insegnanti, lettori in cerca di un supporto per una via italiana al critical thinking.

[2] Manuale di educazione al pensiero critico, di Francesco Piro, Prefazione di Tullio De Mauro. Napoli, 2015, Editoriale Scientifica, Collana punto org – diretta da Luigi Maria Sicca.

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