Protagonista dei nostri tempi, anzi diremo di più, rivoluzionario, Papa Francesco scuote dalle fondamenta non solo l’assetto vaticano, ma pure tanti laici, che in un’epoca in cui Stato e società sembrano aver smarrito il proprio senso, avvertono la sua figura e le sue parole come riferimento e conforto. Come finirà ancora non è dato sapere, ma certo uno dei più profondi vaticanisti come Marco Politi aveva ben previsto e fotografato la situazione mesi fa nel suo Francesco tra i lupi. Ora Francesco ha licenziato alle stampe parte del suo pensiero in una conversazione con Andrea Tornielli, recentemente presentata in Vaticano (tornando anche pochi giorni fa sul tema). Cecilia Sandroni era lì per noi e ci riassume da credente quale è, ma anche cittadina ben attenta al travolgimento politico e sociale in cui siamo invischiati, il fulcro del suo pensiero racchiuso in queste pagine. E giova ricordare che anche il Giubileo è il Giubileo della Misericordia.
-di Cecilia Sandroni –
A volte bastano semplici parole, dirette al cuore come quelle che papa Francesco rivolge a noi tutti instaurando un dialogo intimo. Al centro del suo più recente discorso, la Misericordia, fulcro del suo pontificato. Colpisce la schiettezza del linguaggio, mai un giro di parole. Affronta il nodo del rapporto fra Misericordia, giustizia e corruzione con grande efficacia: peccatori sì, corrotti no.
La corruzione secondo il papa è quel peccato che invece di essere riconosciuto come tale e renderci umili, viene elevato a sistema, diventa abito mentale, modus vivendi. Il corrotto non si sente bisognoso di perdono o Misericordia, ma giustifica sé stesso e i suoi comportamenti: il corrotto è colui che pecca e non si pente, che pecca e finge di essere cristiano e con la sua doppia vita dà scandalo.
Non ci si trasforma di colpo in corrotti: si tratta di un declino lungo che non si identifica semplicemente con una serie di peccati. La corruzione non è infatti un gesto ma una condizione, uno stato personale e sociale nel quale ci si abitua a vivere. Il corrotto è chiuso e appagato nella propria autosufficienza, non si lascia mettere in discussione da nulla. Si è costruito un’autostima che si fonda su atteggiamenti fraudolenti: passa la vita in mezzo alle scorciatoie dell’opportunismo a prezzo della sua dignità e di quella altrui. Per il corrotto la colpa è sempre degli altri, ha la “faccia del santarellino” secondo una buffa espressione della nonna del Pontefice.
La corruzione fa smarrire il pudore che custodisce verità, bontà e bellezza. Ma il corrotto non si rende conto del suo stato. Il papa quindi ripete con forza: peccatori si, corrotti No. No a chi evade le tasse, a chi licenzia i suoi impiegati ogni tre mesi per evitare di assumerli a tempo indeterminato; no a chi sfrutta il lavoro nero. Si invece alla Misericordia divina che guarisce. Si alla compassione, che è il volto umano della Misericordia. Aggiunge: la famiglia è la prima scuola della misericordia, poiché se si è amati si impara ad amare, se si è perdonati si impara a perdonare. Dio ci ama con compassione, e misericordia.
Francesco parla di un’ umanità ferita, che ha smarrito il senso del peccato, e può essere curata con la Misericordia che apre e lascia le porte aperte ; la Misericordia che dona il coraggio di ripartire ogni giorno; la Misericordia donata e accettata. Dio che perdona con una carezza, non con un Decreto. Una Chiesa che accoglie. Per Francesco chi ascolta la verità non è inferiore a chi la afferma:” La medicina quindi c’è, come la guarigione c’è se soltanto muoviamo un passo verso Dio”. E precisa in che modo: “Con la Misericordia che non cancella il peccato: è solo il perdono di Dio che lo cancella,la Misericordia va oltre. Abbiamo davvero bisogno di un tempo di Misericordia e di compassione, in cui ci si lasci abbracciare e ci si commuova: allora la vita può cambiare, quando cerchiamo di rispondere ad un dono immenso e imprevisto, che agli occhi umani può apparire perfino ingiusto per quanto sovrabbondante. Quando siamo di fronte a un Dio che riconosce i nostri peccati, i nostri tradimenti, le nostre miserie. Egli è li ad attenderci per donarsi completamente a noi e per risollevarci. Lì inizia il cambiamento, Lì la guarigione. La Sua carezza è il balsamo delle nostre ferite spirituali, della nostra umanità inquieta e dolente. Un’ umanità disorientata che chiede di essere accolta, non respinta.
Immagine di copertina da:APPhoto/Alessandra Tarantino