– di Giulia Caruso – Mentre la Gran Bretagna, si prepara all’uscita definitiva dall’Unione Europea il 31 dicembre, l’economia del paese comincia ad accusare i primi colpi di una nuova recessione. Aumentano i rough sleeper, i senzatetto costretti a dormire per strada mentre cresce il numero di chi per mangiare si rivolge alle food banks.
Certamente il covid sta giocando la sua parte ma lo spettro delle nuove
povertà in uno dei paesi più ricchi del mondo ha cominciato a mostrare la sua maschera cattiva già da tempo.
Nel Regno Unito del 2020
Dove le famiglie povere diventano sempre più povere, i dati del Ministero del Lavoro e delle Pensioni mostrano chiaramente che il numero di famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà ha raggiunto il 30 per cento nel biennio dal 2017 al 2019. Secondo un rapporto della Joseph Rowntree Foundation, quattro milioni di lavoratori britannici vivono attualmente in povertà, una cifra che è aumentata di oltre mezzo milione rispetto a cinque anni fa, da quando il governo ha introdotto l’Universal Credit che sostituisce i tradizionali “six benefits” con un unico pagamento mensile. Secondo una stima pubblicata recentemente da The Guardian, solo in Inghilterra, sono più di 4mila le persone che dormono per strada, senza calcolare il resto del Regno Unito. Praticamente il doppio rispetto al 2010. Londra registra la percentuale più alta , con 960 rough sleeper, di cui 260 proprio nella zona di Westminster.
A fronte di chi dorme a cielo aperto ci sono gli ex appartenenti alla middle class, ridotta vistosamente dalla crisi economica, le giovani coppie, i single con figli. Sono quelli che non possono permettersi gli affitti esorbitanti della capitale che vanno a ingrossare le fila dei senzatetto, che secondo stime ufficiali, sarebbero 250mila calcolando anche chi dorme in casa di amici o di familiari, a fronte di un milione e 400mila in lista d’attesa per un alloggio del comune. Intanto cresce l’esodo verso le periferie della Greater London, verso i suburbs dove la maggioranza vive e forse continuerà a campare con il dole, il sussidio di disoccupazione, per tutta la vita.

Sono le periferie dei ragazzi che la mattina si alzano solo per andare al Job Center a mettersi in fila per un lavoro che non arriverà mai. Sono le vite di quelli che si annientano fumando spice, la nuova droga che ti fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio e che ti fa cadere addormentato di colpo anche in mezzo di strada. E’ la periferia delle ragazze che abbandonano la scuola a 13 anni, e che a 18 hanno già due figli. Sono i giovani della Benefit Generation che si nutre di alcool e cibo spazzatura, senza identità e senza futuro. Da Londra a Liverpool, da Birmingham a Manchester, a Glasgow in quella stessa Scozia, sempre battuta da venti indipendentisti e ansiosa di rimanere nell’Unione Europea.
Bambini a rischio
“C’è un’ intera generazione di bambini poveri che non si riprenderà mai dal colpo della pandemia, che non avra’ mai un’istruzione adeguata o stabilità economica-ha dichiarato in un’intervista a The Independent Anne Longfield, children commissioner per l’Inghilterra, che insieme al calciatore del Manchester United, Marcus Rushford ha promosso un’inziativa per il rilancio delle mense scolastiche gratuite per bambini bisognosi che Margareth Thatcher aveva abolito negli anni 80. La povertà infantile è aumentata vertiginosamente nelle città del nord e delle Midlands, alimentata dalla stagnazione dei redditi familiari. Come dimostra un’analisi di End Child Poverty, si registra un ‘impennata drammatica con l’aumento di 9 punti percentuali nel 2018-2019 nel nord est del paese, specialmente a Middlesbrough , Newcastle-upon-Tyne e Birmingham, in un’area tradizionalmente ad alto sviluppo industriale e occupazionale. Parliamo del 35 per cento della popolazione al disotto dei 16 anni, con circa 600 mila bambini in più rispetto al 2012.

Un passato che si ripete
“ Per me è stato scioccante verificare che la portata della povertà nella Londra di oggi è più o meno la stessa che nel 1900″. A parlare è Pat Thane, docente al King’s College di Londra, autrice di Divided Kingdom- A History of Britain-1900 to the Present (2018).
Nella Londra dei primi del ‘900, infatti, il 30 per cento della popolazione viveva in povertà assoluta. Risalgono a quel periodo le prime riforme governative in campo sociale, le prime misure di quello che poi divenne il welfare state, pasti scolastici gratuiti nel 1906, pensioni di vecchiaia nel 1908, assicurazione sanitaria nazionale e assicurazione contro la disoccupazione nel 1911. L’espansione del welfare insieme alle misure governative per creare un lavoro sicuro e meglio retribuito ha ridotto la povertà e la disuguaglianza, soprattutto dopo il 1945, un processo guidato principalmente dai governi laburisti, sebbene la povertà non sia mai stata eliminata. La disparità di reddito e ricchezza ha registrato una graduale ma costante riduzione dai primi del 1900 fino agli anni ’70, decennio quest’ultimo in cui il welfare statale ha funzionato pienamente. E’ poi aumentata sotto i governi Thatcher degli anni ’80: circa il 13% dei bambini in Gran Bretagna (e ovviamente le loro famiglie) erano in povertà nel 1979 e il 22% nel 1990. È scesa a metà livello sotto il New Labour prima di aumentare di nuovo dal 2010 raggiungendo le cifre di oggi.