Nostalgia canaglia, così il cinema sbanca il botteghino

-di Simone Soranna

Il 2015 è stato un anno molto remunerativo per gli esercenti italiani. Si è sempre parlato di crisi del botteghino dettata dal dilagare della pirateria, dal consequenziale aumento del prezzo dei biglietti e via dicendo, eppure nella stagione cinematografica appena trascorsa (e nei primissimi lampi di luce di quella corrente) il numero di spettatori uscito di casa per recarsi in una sala di proiezione è davvero alto rispetto alla media.

L’industria della settima arte infatti sembra aver trovato la formula giusta per muovere le masse al cinema: creare un evento. Prendiamo come esempio i casi più eclatanti della stagione, ovvero Jurassic World, Spectre (ultimo capitolo della saga di 007), Star Wars 7, il fenomeno di Checco Zalone, Inside Out (film d’animazione targato Pixar) e l’ottavo film di Quentin Tarantino di prossima uscita.

Sul western The Hateful Eight ovviamente non possiamo ancora pronunciarci non possedendo (ma ci stiamo lavorando per ottenerlo) il dono di prevedere il futuro. Eppure basterebbe fare particolare attenzione al trailer del film per iniziare ad annusare una certa aura unica e irripetibile. Lo spot pubblicitario della pellicola (termine che possiamo utilizzare alla lettera per il film in questione) raccoglie molti (8 nello specifico) divi del cinema contemporaneo ma soprattutto riporta in auge vecchie glorie del calibro di Tim Roth, Michael Madsen e Kurt Russel (che con il regista statunitense hanno dato vita ai loro personaggi probabilmente più riusciti). Come se non bastasse, Tarantino inserisce in coda al trailer il cartello che invita il pubblico ad ammirare il suo “show” optando per una visione nel GLORIOSO 70 mm. Tutto sa di antico. Tutto sa di malinconico. Tutto sa di unicum.

Una foto del set di The Hateful Eight, di Quentin Tarantino

Una foto del set di The Hateful Eight, di Quentin Tarantino

La malinconia è l’emozione che più sembra tornare in auge nel cinema contemporaneo. È proprio questo sentimento che ha permesso a Jurassic World di sbancare nelle sale di tutto il mondo, confidando sull’enorme affetto da sempre dimostrato nei confronti dei dinosauri di spielberghiana memoria e nell’attesa esasperante che un ritorno sull’isola maledetta avrebbe potuto instaurare (sono ormai passati 14 anni dal precedente e deludente capitolo).

Una scena tratta da Jurassic World

Una scena tratta da Jurassic World

E come non poter associare lo stesso processo strategico alla pellicola di J. J. Abrams che con il settimo episodio di Star Wars ha dato il via a una nuova trilogia dal gusto retrò che più di così non era minimamente pensabile? Ritornano protagonisti i vecchi scenari, ma anche i vecchi attori che hanno reso celebre il film originale di George Lucas, così come la vecchia struttura narrativa basata completamente sull’episodio del 1977. Anche in questo caso l’attesa è stata giustamente dosata lungo i mesi, lasciando trapelare qualche dettaglio qua e là, qualche foto o indiscrezione, stuzzicando a dovere l’appetito del pubblico che ha affollato le sale dell’intero globo pur di prendere parte all’evento.

Inseguimenti spaziale nell'ultimo Star Wars diretto da J. J. Abrams

Inseguimenti spaziale nell’ultimo Star Wars diretto da J. J. Abrams

Stesso dicasi per Spectre, l’attesissimo capitolo in cui James Bond finalmente dovrebbe fare i conti con il suo nemico più longevo e costante che da sempre lo mette alle strette. Un incontro, uno scontro, un duello senza eguali: un appuntamento impossibile da mancare.

Daniel Craig nei panni di James Bond in Spectre, ultimo capitolo della saga di 007

Daniel Craig nei panni di James Bond in Spectre, ultimo capitolo della saga di 007

Probabilmente più genuino è invece il caso di Inside Out, strepitoso film d’animazione che sin dalla sua presentazione al Festival di Cannes ha iniziato a far parlare di sé nella maniera più classica e tradizionale: il passaparola. Le famiglie hanno amato il lavoro e hanno invitato amici e parenti a portare i loro bimbi nonostante i (più che ragionevoli) dubbi legati a una trama complessa e a tematiche di non semplice portata.

Una scena di Inside Out

Una scena di Inside Out

Checco Zalone, infine, è il fenomeno più bizzarro e completamente nostrano che tanto piace agli spiccioli filosofi dei social network e agli improvvisati sociologi della rete. In questo caso non si vuole proporre una riflessioni sul perché il comico barese abbia così tanto successo in Italia (anche perché chi scrive non ha le competenze necessarie per pronunciarsi in materia), ma solamente constatare la presenza del suo vulcanico successo e far notare come anche in questo caso ci sia un collegamento molto forte col nostalgico passato (la canzone La prima Repubblica è il perfetto esempio in chiave comica della medesima corrente sin qui esposta).

Checco Zalone in una scena del suo ultimo film, Quo Vado?

Checco Zalone in una scena del suo ultimo film, Quo Vado?

Tirando brevemente le somme, dunque, sembrerebbe proprio che negli anni degli smartphone, dei tablet, delle televisioni portatili, degli effetti speciali e dall’informatica dirompente capace di spalancare portoni verso un futuro tecnologicamente mai così tanto prossimo al presente come ora, il cinema abbia trovato nuova (ma sarebbe meglio dire “antica”) linfa vitale guardando al passato. I film che sono connessi con le nostri origini fanno sì che il pubblico scelga di gustarseli proprio come si faceva una volta: in sala. La rivincita del cinema, del grande schermo e della sala nei confronti del pc casalingo o, peggio ancora, del cellulare tascabile si sta verificando proprio resuscitando i vecchi miti. L’industria cinematografica sta rispolverando i vanti del passato per donare loro nuova vita che susciti nel pubblico un sentimento di affetto e umana malinconia (sempre più rara e isolata nella fredda società informatica).

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