-di Raffaella Galamini-
Perché è così difficile avere una relazione? Monogamish (un gioco di parole che in italiano suona “più o meno monogamo”) è un film che parte da questa domanda per cercare di dare una risposta a cosa significano sesso, amore e matrimonio nel XXI secolo. Tao Ruspoli, regista fotografo e musicista italo-americano, presenta la pellicola in anteprima mondiale il 21 ottobre al Festival del cinema di Roma.
“I tempi cambiano, ma l’idea del matrimonio e del fatto che la monogamia sia alla base di un rapporto di coppia non ha risentito assolutamente delle tante trasformazioni”. Tao Ruspoli è seduto davanti al computer, nel suo van-ufficio nel giardino di casa a Venice, Los Angeles e racconta com’è nata l’avventura Monogamish.
“Sono partito dalla mia storia personale e da quella della mia famiglia per indagare sull’argomento, dipingere il quadro della situazione e offrire tutti gli elementi utili perché ognuno, guardando il mio film, potesse farsi una opinione. Non troverete una risposta, l’importante era stimolare il dibattito e la riflessione” così puntualizza il regista e in quest’affermazione ci trovi tutta la sua formazione accademica, (è laureato in filosofia, all’università di Berkeley ndr).
Tao Ruspoli appartiene a una delle famiglie nobili più illustri del vecchio continente: è il secondogenito del principe Alessandro, per gli amici Dado, e dell’attrice austro-americana Debra Berger. La sua è la tipica famiglia allargata: il padre ha avuto diverse mogli e compagne e cinque figli. La madre di Tao lo ha conosciuto che lei aveva 18 anni e lui quasi 50. Una relazione, la loro, che si è poi conclusa dopo alcuni anni. E’ stato però il divorzio dalla moglie, l’attrice Olivia Wilde, a spingere il regista a interrogarsi sulla fine della sua storia e sull’idea in sé del matrimonio.
Le vicende personali ma soprattutto l’incontro con una vicina di casa decisamente non convenzionale hanno spinto il regista a mettersi dietro la macchina da presa per raccontare come sono cambiate le relazioni negli ultimi decenni. “Ho sempre avuto l’abitudine di utilizzare la macchina da presa come un modo per capire cosa avviene intorno a me -ammette Ruspoli-. Mi era già capitato con un altro film intitolato Just Say Know sulla tossicodipendenza nella mia famiglia: in quel film intervistavo mio padre, mia madre e mio fratello. Ancora con Fix il mio primo lungometraggio, i temi sono la tossicodipendenza e la battaglia che stava portando avanti mio fratello per uscirne. Con “Love project” sono partito con l’idea di chiedere consigli, conforto e saggezza da chi aveva più esperienza di me. Stavo divorziando, ho incontrato questa donna che viveva accanto a me, Roberta Haze e le ho chiesto un parere. Lei aveva 75 anni e un compagno di 40 anni. Una vera lezione di vita. Dopo avere visto il primo episodio di “Love project” un mio grande maestro, Oliver Stone, mi ha preso come regista della seconda unità nel film Le Belve“.
Da lì si è fatta sempre più strada l’idea che valesse la pena di realizzare un film su un argomento tutt’altro che banale. “Ho girato un altro paio di episodi di e poi mi sono deciso a girare il film” ricorda il regista.
Così Ruspoli si è trovato a raccontare da dove è nata l’idea della monogamia e perché questa pratica abbia preso il sopravvento nella società civile e ancora adesso sia ritenuta uno dei valori fondamentali. Ruspoli nel film è molto abile a far emergere la tensione tra l’ideale che i media ci propongono come esempio da seguire e le reali pulsioni e i desideri che proviamo. Tra le figure chiave del film, troviamo Dan Savage, giornalista americano molto noto per la sua rubrica “Savage love” di consigli sessuali e di coppia. La rubrica è pubblicata in tutto il mondo, in Italia si trova sul sito di Internazionale. E’ stato lui il primo a cui si è rivolto Ruspoli e che ha coniato il nome del film.
“E’ una espressione che ben indica un certo tipo di rapporto, in cui le persone sono per lo più monogame, ma con una certa flessibilità. E’ una parola che descrive tutta la nostra società. La nostra cultura è monogamish. C’è un conflitto tra l’ideale di amore proposto e venduto in ogni canzone e film, e in tanta parte della cultura popolare e le pulsioni e i desideri reali che ci spingono in altre direzioni” spiega Ruspoli.
Il regista ha coinvolto nel progetto anche Christopher Ryan, autore del libro “Sex at Dawn” (le origini preistoriche della moderna sessualità) che affronta l’evoluzione della monogamia negli esseri umani e parla dei sistemi di accoppiamento. Nel libro si sostiene che avere più partner sessuali era pratica comune e accettata nell’antichità. Un’altra delle voci illustri è quella di Esther Perel, esperta di fama mondiale in relazioni interpersonali. La Perel è l’autrice del best-seller “Mating in Captivity: Unlocking Erotic Intelligence” (Accoppiamento in cattività: come sbloccare l’intelligenza erotica), tradotto in 25 lingue.
Accanto agli esperti, il film propone testimonianze di gente comune e dei parenti di Ruspoli stesso. “Ho parlato con mia madre, che ora vive in Spagna, e mi ha raccontato la sua storia. Per spiegare il rapporto chiesa matrimonio e potere sono andato a ripescare con mia cugina Claudia le storie della mia famiglia, le cui origini risalgono all’anno 800. La storia dei Ruspoli mostra come il matrimonio è stato utilizzato per consolidare il potere, e come non aveva niente a che fare con l’amore. Le vicende familiari mi hanno permesso di spiegare il rapporto tra la religione, l’economia, il potere, il sesso, la famiglia e l’amore. Ecco, questo è quello che volevo esplorare nel film” assicura.
Monogamish è un lavoro multisfaccettato e complesso, in cui il rapporto di coppia è sviscerato da cima a fondo. Il film è ormai concluso, si stanno completando le ultime operazioni relative a colore e suono. Grazie a una raccolta fondi avviata alcuni mesi fa su Kickstarter è in fase di messa a punto per poter essere proposto ai maggiori festival del cinema.
“Sarebbe bello – confida Ruspoli- venisse accettato a Venezia. Ci sono molte aspettative per questo lavoro…”. In effetti le prime reazioni sui social network, dove Tao Ruspoli è da sempre attivo, sono state ottime. La raccolta fondi addirittura un successo: i 35mila dollari necessari sono stati raggiunti in quattro giorni con 500 donazioni, per lo più da perfetti sconosciuti. “Questo risultato straordinario – conclude Ruspoli – è stato una conferma per me: il lavoro che stavo portando avanti toccava davvero tutti e mi ha dato ulteriore forza nel continuare in questo progetto”.
Il film sarà presentato in anteprima mondiale al Festival del cinema di Roma mercoledì 21 ottobre ore 22.30. C’è grande attesa per la pellicola che già sta suscitando curiosità e dibattito sul web.
Ruspoli è intanto già proiettato verso una nuova sfida: una biennale indie e non convenzionale da realizzare a Bombay Beach in occasione del festival di Coachella. Ruspoli ha lanciato la proposta sulla sua pagina Facebook e subito sono fioccate idee proposte e suggerimenti. Per il principe-regista una nuova, entusiasmante sfida.