-di Francesca Zardini-
Sulle tracce di Leonardo da Vinci in una Milano inedita e sorprendente – FOTO
Parole e commenti su Leonardo da Vinci sono fin troppo abusati, come leggende e fiction, che dai suoi lavori traggono spunto per trame inverosimili, spesso frutto di una fervida immaginazione. Ma certamente vi sono ancora numerosi misteri ad avvolgere il Nostro, “omo sanza lettere”, autodidatta, schivo, onesto, d’incredibile ingegno, dotato di concretezza e senso pragmatico, attento osservatore della natura e della quotidianità, un’anima laica ed ermetica, eclettica e capace di ‘perscrutare’ la realtà, più degli uomini del suo tempo.
Ingegnere, inventore, scultore, medico, scrittore, poeta, musico e in ultimo, se capita, anche pittore; più o meno così si descrive, lasciata la Firenze di Lorenzo il Magnifico, nel 1482, nella lettera indirizzata a Ludovico il Moro, per farsi assumere: la missiva è una sorta di curriculum vitae e lettera motivazionale ante litteram (custodita nel Codex Atlanticus,

L3 Leonardo da Vinci – Frontespizio Codice Atlantico – Biblioteca Ambrosiana – Courtesy of Leonardo 3
conservato presso la Biblioteca Ambrosiana); righe schiette, dove palese è la captatio benevolentiae per far breccia nel futuro datore di lavoro.
Proprio la Biblioteca Ambrosiana (Piazza Pio XI) conserva, oltre ai 1119 fogli del Codice Atlantico, le testimonianze della Milano di quell’epoca, disegni e opere dei suoi allievi (Cesare da Sesto, Andrea Solari, Giovanni Antonio Boltraffio e Marco d’Oggiono,
-gli stessi immortalati nel complesso scultoreo di Piazza della Scala ad opera di Pietro Magni-),
e poi ancora opere del Bramantino e di Bernardino Luini, incisioni e dipinti della sua scuola, dulcis in fundo il Ritratto di un musico (ovvero Il musico) dello stesso Leonardo e poi le copie realizzate dal Vespino, per desiderio di Federico Borromeo, della Vergine delle rocce e del Cenacolo, quando quest’ultimo dipinto aveva già iniziato a deteriorarsi.
Dall’Aula Leonardi dell’Ambrosiana si accede alla Biblioteca Federiciana, dove fino al 31 ottobre è allestita, in un contesto suggestivo, La mente di Leonardo, disegni del Codice Atlantico; ad aprire il cuore è la musica che accoglie i visitatori, una contemplazione che riconduce ai canti gregoriani, o meglio ambrosiani, che Leonardo avrà udito provenire dalla Basilica di Santa Maria delle Grazie, mentre ne affrescava il refettorio.
Dal corpus raccolto dal Cardinal Borromeo, dopo innumerevoli peripezie, emerge un lato più intimo di Leonardo, quello dei suoi appunti di lavoro, di schizzi e abbozzi, di riflessioni, che sprigionano un’incontenibile curiosità e un sincero umanesimo.
Di folio in folio riprendono vita i suoi progetti, alcuni mai realizzati, sogni di una mente fervida, perennemente tesa all’invenzione e alla mimesi della natura.
Ad alcuni dei disegni si è cercato di dare vita e i modelli realizzati rimarranno esposti fino al 31 ottobre nel Mondo di Leonardo, a cura di Leonardo 3, (Piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II); altre macchine leonardesche sono esposte nella permanente del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, (via San Vittore 2).
Ma se si vuole scoprire ancora di più il lato privato del genio toscano, occorre recarsi in Corso Magenta, dinnanzi al già noto Cenacolo: la Casa degli Atellani (Corso Magenta, 65) ha da poco riaperto i battenti, ripiantata e restaurata la vigna che Ludovico il Moro regalò all’artista.
Il palazzo, i suoi affreschi, l’architettura sono originali dell’epoca e non poca è l’emozione nel varcare quella soglia e pensare che con la medesima gioia l’attraversava Leonardo, per ritemprarsi dalle fatiche, forse sbuffando, dopo qualche scaramuccia verbale con Vincenzo Bandello, allora priore di Santa Maria delle Grazie.
Dopo un lungo e attento lavoro filologico e tramite l’analisi del DNA dei filari della vigna (sopravvissuta fino ai bombardamenti del 1943), è stato possibile identificare il tipo di vitigno: Malvasia di Candia Aromatica, propria dei Colli Piacentini. La vigna è stata riallestita in occasione di EXPO, in collaborazione con Confagricoltura.
La Casa degli Atellani è un’abitazione privata, di proprietà degli eredi dell’Arch. Piero Pontaluppi, che nel 1920 salvò la vigna dall’estirpazione: Piero Maranghi, insieme a Letizia ed Anna Castellini, apre le porte di un hortus secretus, un gioiello rimasto intatto nei secoli.
Un doku-film, la cui uscita è prevista nel 2016 (in partnership con RAICOM), racconterà la storia di Leonardo attraverso figure a lui contemporanee: Ludovico il Moro, Beatrice d’Este, Vincenzo Bandello, Bramante, forse Raffaello e la Belle Ferronnière (amante di Ludovico il Moro e immortalata da Leonardo).
Occorrerebbe una macchina del tempo per ritornare al 1499 e ritrovarvi Leonardo nella veste insolita di contadino, intento ad accudire la vite, in un’ora di ‘ozio’, impegnato a scrutarla e potarla; una macchina del tempo, che Leonardo aveva già immaginato, da lui battezzata ‘macchina del moto perpetuo’. Il modello, recentemente estrapolato dai disegni, è visibile nella già citata mostra Il mondo di Leonardo.
Nella medesima esposizione si scopre il gusto dell’innovazione anche in campo musicale, e si rimane basiti di fronte alla ricostruzione del can(n)one musicale (progettato nel foglio 136r del Codice Arundel, conservato alla British Library) e della clavi- viola (foglio 93r del Codice Atlantico) ed ancora il tamburo meccanico e i flauti glissati. In fondo per il Nostro, la musica era solo un’arte minore … anche se il Vasari ci informa della sua tecnica e bravura come esecutore e musicista.
L’Ultima Cena offre continui spunti di riflessione, e occasioni di studio continue; sicuramente originale è l’esposizione allestita da Studio Azzurro, Inside the last supper. Dentro l’ultima cena (Fondazione Stelline, Chiostro della Magnolia, Corso Magenta 61, fino al 31 ottobre) con ambienti ‘sensibili’ per attivare tutte le capacità sensoriali, olfatto compreso. Sia quest’ultima esposizione, sia Il mondo di Leonardo dispongono di sofisticati strumenti multimediali per ingrandire e vivisezionare ogni singolo dettaglio del celebre affresco.
In questo itinerario leonardesco tappa obbligata è la Sala delle Asse al Castello Sforzesco (Piazza Castello), affrescata a suggerire un’illusione, un antesignano trompe-l’œil, un pergolato fitto di verzura e fiori, coronato in centro dallo stemma vinciano.
All’interno del Castello, nella Biblioteca Trivulziana, è custodito l’omonimo Codice Trivulziano, con 55 carte autografe, vergate dalla mano di Leonardo, dedicate all’architettura militare e religiosa e alla mise en scène di spettacoli teatrali e feste per il Moro. A Leonardo contadino si aggiunge dunque la visione di un Leonardo ‘regista’, scenografo e direttore di allestimenti scenici.
Con l’arrivo a Milano di Luigi XII, il Nostro lasciò la città per poi tornarci più volte e soggiornarci (nei pressi di San Babila) fino al 1513.
Al paziente esploratore, che come Leonardo desideri vedere al di là di ciò che è visibile, dai Navigli al centro storico, molti scorci possono dischiudere ancora una vaga idea delle mirabili intuizioni idrauliche, fognarie e urbanistiche del Toscano e di parte dell’immane lavoro da lui tentato.
In copertina: Sala dello Zodiaco – Casa degli Atellani – Foto di Filippo Romano – Courtesy Ufficio Stampa Vigna di Leonardo
Le mani di Gesù dipinte da Leonardo da Vinci nel Cenacolo, uniche nel dipinto, la destra con la palma verso il basso e l’altra verso l’alto indicano che Gesù era ambidestro come naturalmente era Leonardo e in parte Michelangelo? Cfr. ebook. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.
Gentile Massimo Ravecca, la sua è una domanda o un’affermazione? Grazie Valeria Ronzani
Un affermazione con contenuto ipotetico. Ma i geni spesso si esprimono tramite opere con contenuto speculare, inclusivo. E sovente i loro volti nella maturità si assomigliano. (come nel logo di facebook). La prima versione della Vergine delle rocce di Leonardo, adesso al Louvre, raffigura una Madre con un doppio Bambino, come Sant’Anna, Maria e Gesù bambino, raffigurano, seguendo Freud un bambino con una doppia madre? Grazie.