“Non sono una persona che si fa formare, nessuno mi può dire nulla!” (Meryl Streep)
-di Claudia Porrello-
20 ottobre, Auditorium Parco della Musica di Roma: Mery Streep fa il suo ingresso in sala, accompagnata dal lungo applauso del pubblico che la attendeva impaziente. Un’accoglienza entusiasta e sentita, segno della stima incondizionata per quest’inimitabile artista che, superati i quarant’anni di carriera, rappresenta una leggenda vivente nel mondo del cinema. L’occasione della sua visita all’XI edizione della Festa del Cinema di Roma è stata l’anteprima italiana del suo ultimo film, Florence Foster Jenkins (di Stephen Frears) in cui, tra una “splendida” stecca canora e un’altra, interpreta colei che è ricordata come il soprano più stonato della storia della lirica. Nel rispondere alle domande di Antonio Monda (Direttore Artistico del Festival), Mery Streep si è rivelata tanto la diva / antidiva della sua levatura, quanto una donna reale e sincera, elegante nella semplicità nel suo completo verde in raso, abbinato a capelli sciolti, a vistosi orecchini e a un paio di occhiali da vista con lenti oscurate.
“E’ davvero sorprendente vedere questa scena dopo 150 anni!” – ha esordito con ironia dopo la proiezione di una delle più belle sequenze che la ritrae con Robert De Niro ne Il cacciatore (1978) – sottolineando quanto l’attore fosse attraente a quei tempi. Oltre a Michael Cimino, ha ricordato i grandi registi che ha amato profondamente: Sidney Pollack, Mike Nichols, Carol Reitz, Alan J. Pakula e Joseph Path, che le diede il suo primo ruolo al New York City Theatre. Meryl ha rivelato di non aver mai veramente dato loro la possibilità di farsi formare come attrice, caparbia nell’avere sempre l’ultima parola e quasi impossibile da contraddire sul set. Se c’è invece un regista per cui vorrebbe recitare con cui non ha ancora mai lavorato, quello è Martin Scorsese. Ha dichiarato di non preferire il palcoscenico allo stare davanti la macchina da presa, ma che il cinema e il teatro rappresentano piuttosto due esperienze completamente diverse: “In teatro amo sentire il respiro delle persone e l’empatia profonda e reciproca che magicamente si stabilisce col proprio pubblico quando, quest’ultimo, arriva a ‘sentire’ l’attore.”
“Non leggo le recensioni perché non sai mai quando potresti essere colpita da qualcosa di irritante”

Robert de Niro e Meryl Streep in “Il cacciatore” (1978)
Uno dei doni artistici più preziosi che Meryl Streep possiede è la straordinaria versatilità nel far propri vari accenti e stili di linguaggio con istintiva naturalezza, riuscendo a essere credibile in ogni situazione. Quello che ha avuto più difficoltà a replicare – ha raccontato – è l’accento irlandese puro di Ballando a Lunghnasa (1998). Dove esibisce invece un perfetto accento britannico è nelle vesti della “donna di ferro” in The Iron Lady (2011), che l’ha portata alla vincita di un terzo Oscar, dopo quello per Kramer contro Kramer (1979) e per La Scelta di Sophie (1982). Meryl Streep è una donna politicamente impegnata, una donna di sinistra che, durante la corsa alle ultime elezioni presidenziali, non ha esitato a scendere in campo a sostegno di Hilary Clinton. Le è stato chiesto come si è trovata a interpretare il ruolo di Margaret Thatcher, un’icona del mondo conservatore, personaggio da lei così lontano, che però sembra aver affrontato con empatia. Impeccabile la risposta: “Margaret Thatcher è molto diversa da me, eppure, tutte noi donne nella vita sperimentiamo, prima o dopo, una sorta di disdegno nei nostri stessi confronti, in maniera particolare quando ci si trova in un posto che si suppone non debba essere un posto per noi! Se posso parlare di simpatia nei confronti della Thatcher, ho ammirato l’attenzione al modo in cui teneva i suoi discorsi più che a quello che diceva”.

Una scena del film “The Iron Lady” (2011)
Arrivando al cinema italiano, Meryl ha rivelato il motivo per cui ami particolarmente le attrici Anna Magnani e Silvana Mangano, che confessa di aver scoperto in un momento in cui il cinema americano non proponeva alle donne ruoli interessanti. “Avevamo la possibilità di vedere i loro film all’università, nei festival o nelle rassegne di film stranieri. Ricordo di aver visto per la prima volta una performance della Mangano in ‘Morte a Venezia’ e la Magnani con Marlon Brando in ‘Pelle di Serpente’. Queste due donne mi hanno veramente colpito, le consideravo delle creature esotiche provenienti da un altro mondo, molto diverso dalla mia piccola vita provinciale. C’era qualcosa di fondamentale ed elementare in loro. Qualcosa di così puro e profondo, quella stessa purezza che tra le giovani attrici di oggi possiede anche Alba Rohrwacher, che ammiro e ritengo incredibilmente speciale.”
“L’illusione che ritroviamo nei film è importante. E’ bellezza, arte, creazione di qualcosa senza tempo. Abbiamo bisogno di questa illusione”

Al photocall del Festival del Cinema di Roma
Con 19 candidature ai Premi Oscar, e ben 30 ai Golden Globe, la Streep ha più nomination di ogni altro attore o attrice nella storia. Si è portata a casa 8 Golden Globe a cui se ne è appena aggiunto un altro, prestigiosissimo, alla carriera, che le sarà consegnato l’8 gennaio. Sul grande schermo ci ha regalato innumerevoli ritratti di donna, che hanno segnato in modo indelebile l’immaginario collettivo contemporaneo. Così non nasconde di sentire il peso di questa responsabilità ogni volta che arriva sul set di un nuovo film. “Quest’aura che mi precede non coadiuva il lavoro e il più delle volte incoscientemente cerco di allontanarla, così da poter lavorare insieme agli altri nel migliore dei modi, perché recitare non è altro che uno scambio di sentimenti, di riconoscimenti e di connessione. Quando dimentico le mie battute o mi muovo nella direzione sbagliata, tutti si rilassano perché pensano che io non sia poi cosi brava!”
Nel fare cinema oggi la Streep rivendica lo stesso entusiasmo di quando ha esordito negli anni ’70. “Amo ogni singola donna che ho avuto la fortuna di interpretare, tutte hanno la stessa importanza e diritto alla stessa attenzione, dal carattere più impulsivo a quello più pacato”. Non avendo mai sentito il bisogno di fare regia, ha ammesso di aver sempre voluto recitare e immergersi nella soggettività dei suoi personaggi, esulando dallo sguardo oggettivo proprio di un regista. “Amo immaginare di avere vite e provenienze differenti fin da quando ero bambina, e sviluppare questa curiosità ha rappresentato per me una profonda forma di investigazione. Immaginare di provare il dolore o la gioia di qualcun altro ti può risollevare.”
“Florence Foster Jenkins racconta passioni di ogni tipo, quella per il lavoro e quella tra due persone. E’ la passione che ci sostiene, nell’arte e nella vita”
L’incontro col pubblico, che fino alla fine ha continuato ad applaudirla ininterrottamente, si è concluso in allegria sulla sequenza di Dancing Queen. La commedia musicale Mamma Mia! è uno dei tanti film che ha riconfermato Meryl Streep un’artista di assoluta e rara polivalenza, dove la vediamo tenere la scena a 360° mentre recita, canta e balla allo stesso tempo; dimostrazione, ancora una volta, dell’assoluta perfezione del suo metodo da artista e camaleontica adattabilità agli innumerevoli set cinematografici calcati in quarant’anni di carriera. “Quando ero piccolina mia madre mi portava a lezione di canto, guidando ogni sabato mattina dal New Jersey a New York. Dopo due anni ho smesso… volevo solo essere una cheerleader!”.
Per saperne di più sulla biografia di Meryl Streep, vai all’articolo Meryl Streep e la perfezione del metodo (di Claudia Porrello)