stanotte ho fatto un giro in treno
ero in compagnia di Sigmund Freud
partiti da Vienna, eravamo diretti a Duino
il treno viaggiava in perfetto orario
manco sapesse che tra i passeggeri c’erano due personalità di rilievo… Freud e… io (!!)
eravamo seduti uno di fronte all’altro
e io lo guardavo attentamente
come solo io so fare quando mi tuffo nel mondo per leggerlo
e capirlo e impararlo
Freud mi sembrò familiare e lo riconobbi subito
ma mi sorpresi non poco nell’osservare le ridotte dimensioni della sua figura corporea
piccolo magro minuto…
lui appariva sereno ma si muoveva con gesti rapidi…
inaspettati per un personaggio così apparentemente calmo
gli occhi vivi comunicavano tuttavia una grande consapevolezza di sé e del mondo
parlavamo in tedesco
più per telepatia che a voce aperta
visto che io il tedesco non lo conosco per niente
eppure ci capivamo perfettamente
il treno era lento e sballonzoloso… un autentico trenino dei tempi
sbuffante e svolazzante di vapore
lui era a suo agio
io teso alla curiosità
e speranzoso
il paesaggio tradiva l’assurdità della situazione
malgrado il treno e tutto l’arredo interno fosse d’epoca, infatti, il fuori si presentava come apparirebbe oggi
eravamo in prima classe
poltrone rivestite in velluto blu e al soffitto dello scompartimento una sobria ed elegante lampada in vetro di Murano
quattro posti per ogni scompartimento
guardando e riguardando il mio interlocutore si fece strada una domanda che sentii urgente
e la feci in italiano
giacché ricordavo d’aver letto che lui conosceva bene la mia lingua
e sapevo anche che a Duino si usavano entrambe le lingue
perché al tempo Trieste era ancora sotto il dominio austrungarico
mi rivolsi a lui chiamandolo Maestro… mi venne spontaneo ma me ne sorpresi un po’
“Maestro… come si sente oggi che conosce la verità. Come vede Dio e l’aldilà, lei che aveva predicato l’ateismo e l’illusorietà oppiacea della religione…”
fui risoluto, ma sentii tutta la responsabilità della domanda insinuante e intrigosa
lui non si scompose, e non profferì parola
mi guardò benevolmente e mi comunicò telepaticamente: “L’amore! È l’amore la chiave di tutto. E io non ho amato. Mi dispiace deluderti. Ma io non sono stato capace di sottomettermi al peso dell’amore. Perché avevo altro di cui occuparmi… me stesso e la mia onnipotenza.”
mi commossi e mi vennero due lacrime calde
il treno fischiò… e io finalmente continuai il mio sonno
al risveglio mi accorsi che il fischio del treno non era altro che la sveglia che mi chiamava al lavoro
e per la prima volta in vita mia ho saltato la prima seduta del mattino per aver confuso il fischio del treno, che mi portava da Vienna a Duino in compagnia di Freud, con la sveglia che mi sollecitava al risveglio per la prima seduta di psicoterapia psicoanalitica della giornata!
addio piccolo grande Freud
ancora una volta sei stato straordinario
hai riconosciuto la verità e me l’hai comunicata con amore
grazie per l’ennesima lezione!
Straordinario questo racconto. Grazie. Mi piace molto. Mi comunica tante cose, anche serenità.
*
Il Freud che compare nel sogno rappresenta ovviamente un aspetto del sognante… sempre e in ogni caso!
*
*
“…
Questo mi viene in mente leggendo questo racconto… E’ così?”
sì, è così!
è proprio questo che le viene in mente leggendo il racconto… una storia nostalgica che è mia, sua, loro… di tutti!
nostalgia per quello che non abbiamo avuto. e che magari che ci era stato promesso.
dalla realtà, dalla vita, dalle circostanze.
ma è così che io l’ho sentita e l’ho scritta?
sì… è così che l’ho sentita ed è così che l’ho scritta.
perché questo sogno io l’ho fatto davvero.
e anch’io come lei, mi sono commosso nel sogno, e anche dopo. al risveglio.
commozione per il dolore, per l’inesauribile ricerca, per il vuoto, la mancanza…
mi sono commosso per l’amore che il mondo racchiude. e che a volte conserva nelle sue viscere senza rilasciarlo a nostro favore.
se lo tiene dentro l’amore. e noi esseri umani smarriti e soli restiamo a guardare. attoniti e tristi.
ma poi, se riusciamo ad aprire gli occhi, scopriamo che le viscere che conservano l’amore e il dolore, sono le nostre.
e allora lasciamo che questi contenuti divengano nutrimento per il mondo.
e per noi stessi.
e le cose vanno meglio!
*
*
grazie di cuore!
*
Quando ho letto questo racconto mi sono commossa. E mi sono chiesta perché. Poi ho riletto il testo.
La scrittura espressiva va in profondità… e chi è in grado di esplorare le profondità della propria mente, è in grado di tradurre se stesso attraverso un racconto che il lettore fa suo. E che va toccare corde emotive che in qualche modo si legano a ciò che è stato scritto… Lei ha la capacità di rappresentare se stesso in una varietà di personaggi che è sorprendente. La sua creatività è veramente inesauribile. Questo mi sorprende. Ma ciò che mi sorprende di più è la chiarezza con cui il suoi contenuti più profondi e più sofferti prendono forma attraverso personaggi che, come in questo caso, vengono descritti in modo pulito. Fluido. Un piccolo racconto dove viene rappresentato un percorso, dove sento sofferenza, dove ritrovo una continua ricerca … ricerca di se stesso … ma anche di mancanza … di vuoto … ci sono delle tematiche che mi pare di trovare spesso nei suoi scritti: L’onnipotenza, Dio e l’amore. Ma anche della fine. E’ paura? E’ curiosità? cosa c’è alla fine di questa disperata ricerca? Tu lo sai Freud? Io lo so?… Ma alla fine c’è la tenerezza. Tenerezza verso se stessi… forse la ricerca è terminata. O no?
Tematiche che non solo fanno parte di un vissuto ma di un percorso di ricerca interiore… un continuo interrogarsi.
Questo mi viene in mente leggendo questo racconto… E’ così?
*
“…
Questo mi viene in mente leggendo questo racconto… E’ così?”
sì, è così!
è proprio questo che le viene in mente leggendo il racconto… una storia nostalgica che è mia, sua, loro… di tutti!
nostalgia per quello che non abbiamo avuto. e che magari che ci era stato promesso.
dalla realtà, dalla vita, dalle circostanze.
ma è così che io l’ho sentita e l’ho scritta?
sì… è così che l’ho sentita ed è così che l’ho scritta.
perché questo sogno io l’ho fatto davvero.
e anch’io come lei, mi sono commosso nel sogno, e anche dopo. al risveglio.
commozione per il dolore, per l’inesauribile ricerca, per il vuoto, la mancanza…
mi sono commosso per l’amore che il mondo racchiude. e che a volte conserva nelle sue viscere senza rilasciarlo a nostro favore.
se lo tiene dentro l’amore. e noi esseri umani smarriti e soli restiamo a guardare. attoniti e tristi.
ma poi, se riusciamo ad aprire gli occhi, scopriamo che le viscere che conservano l’amore e il dolore, sono le nostre.
e allora lasciamo che questi contenuti divengano nutrimento per il mondo.
e per noi stessi.
e le cose vanno meglio!
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