Mai più…ma accade ancora

-di Valeria Ronzani-

Oggi è la giornata della memoria, oggi, 27 gennaio 1945, le truppe dell’Armata rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Una giornata in commemorazione delle vittime dell’Olocausto, decisa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005, perché il mondo non dimentichi. E se sull’Olocausto c’è ancora tanto da dire, scavare, capire, ricordare tutte, davvero tutte le vittime, la storia pare avere insegnato troppo poco.

Eccidi, genocidi, stragi sono proseguite a ritmo incalzante. Qui ne ricordiamo solo alcune, quella riportata alla luce dal grande regista Joshua Oppenheimer nei suoi due documentari, l’ultimo premiato a Venezia e candidato all’Oscar, un milione di persone massacrato negli anni Settanta in Indonesia dal regime controrivoluzionario di Suharto, tra comunisti, minoranze etniche e oppositori politici. Un fatto storico troppo a lungo passato sotto silenzio.

Sebrenica, a due passi da noi, nel cuore dell’Europa, ma tornano alla mente il genocidio armeno, il macello in Ruanda, e chissà quanto altro. Ed è inutile accapigliarsi sul significato delle definizioni, questo è genocidio, quell’altro no, e così via. Assurdo, è sangue che scorre di vittime innocenti.  Quando  finirà il massacro siriano, probabilmente dovremo aggiungere un altro terribile capitolo a questa contabilità di morte (Assad impedisce perfino ai convogli umanitari di entrare nelle città ribelli, cercando di prenderle per fame).

Intanto il sogno di un’Europa unita e senza frontiere che nacque dalla tragedia della seconda guerra mondiale, non doveva certo ridursi a un grumo di interessi economici. Infatti alla prima grande pressione rischia di frantumarsi nel modo peggiore. Inadeguato a rispondere all’epocale cambiamento che ci sta travolgendo. Ma quella decisione del parlamento danese di requisire i beni che i rifugiati in fuga da conflitti devastanti riescono a salvare, non riusciamo davvero ad accettarla. Con Hitler cominciò anche così.

 

 

 

 

 

 

FacebooktwitterlinkedinFacebooktwitterlinkedin

I commenti sono chiusi.