-di Daniele Milazzo-
L’annuncio di due camere segrete. La scoperta del 1922.
Come si entra in un cunicolo sottoterra nella fantasia? Se fosse un film di Indiana Jones, con una torcia fiammeggiante. Se fosse un romanzo di Jules Verne, con una pila di Bunsen collegata a un rocchetto di Ruhmkorff.
Ma la realtà è più semplice. Quando il 26 novembre 1922 Howard Carter scende nel corridoio ipogeo per iniziare ad abbattere una porta di malta e fango ha con sé una candela. Il perché è semplice: quando si apre una tomba sigillata da secoli la fiamma di una candela serve a capire se nell’aria che c’è dentro vi è ossigeno o si sono formati gas venefici. Viene fatto un buco dopo aver fotografato e catalogato tutti i sigilli della porta. Un buco non molto grande, nell’angolo a sinistra. Una zaffata di aria calda fuoriesce e fa tremolare la fiamma. Finita l’esalazione, Carter si avvicina al buco tenendo la candela avanti. Dietro di lui c’è Callender, il suo aiutante, con una torcia elettrica. Più indietro c’è Lord Carnarvon, il finanziatore, con la figlia Evelyn.
Howard li aveva avvisati entrambi: la tomba era stata già violata, almeno un paio di volte. Quando avevano rimosso il pietrisco dalle scale e poi dal corridoio avevano trovato frammenti di oggetti, cocci di alabastro e vasi colorati, probabilmente caduti dai ladri in fuga. Perché i ladri erano stati messi in fuga, e poi le porte erano state richiuse e l’entrata ricoperta di pietrisco e schegge di calcare . Aveva mostrato al Lord e alla sua figlia quella parete di fango prima di aprirla, indicando dove i sigilli erano stati rifatti. Cosa ci sarebbe stato dietro la porta? Howard aveva delle idee: probabilmente una seconda scalinata discendente, come era comune per le tombe reali tebane. O una stanza.
Con il volto vicino al buco, Carter rimase in silenzio. Nel buio stentava a dare una forma a ciò che vedeva. “Riesce a vedere qualcosa?” chiese Lord Carnavon. Yes, – rispose Carter – it is wonderful. È meraviglioso. Allargando il buco riuscirono a vedere meglio con due candele e la torcia. Davanti a loro c’erano dei letti rituali con teste dorate di animali, con sopra e sotto casse, cassoni, sacchi, mazzi di fiori, vasi di alabastro, scrigni di ebano, troni dorati, stoviglie, un manichino dipinto, ruote di carri e pezzi di cose cui non sapevano dare bene un nome. Poi, sulla sinistra, due statue di ebano a grandezza naturale con mazza e bastone, messe come guardie. Tra di loro, il muro sembrava più scuro, forse un’altra porta di fango. Tutti guardarono dal buco prima che Carter lo richiudesse.
Tornarono a casa di Carter a dorso di mulo continuando a parlare di quello che avevano visto. Una tomba? Si, probabilmente. Ma forse una specie di deposito sotterraneo. O forse no. E cosa ci sarebbe stato dietro la seconda stanza? Perché ci sarebbe stata una seconda stanza, si capiva che il muro tra le due statue-sentinella era stato una porta chiusa. Avevano visto cocci di qualcosa di indefinibile a terra, oggetti rovesciati. Se erano entrati dei ladri, obiettava Lord Carnarvon, avevano potuto portare via poco, probabilmente. Howard non sapeva bene cosa rispondere. La porta era stata bucata nei secoli passati, questo si vedeva; non era completamente abbattuta, quindi erano stati portati via solo piccoli oggetti. Quelli all’interno erano decisamente ingombranti. I sigilli della porta erano di sette tipi diversi, ma senza dubbio indicavano Tut-Ankh-Amon, un faraone della diciottesima dinastia. E no,Howard non aveva mai visto una cosa del genere.

Ricostruzione dell’anticamera della tomba di Tutankhamon alla sua apertura, vista dal corridoio di entrata
Il giorno dopo entrarono in quella che poi fu chiamata l’anticamera. Dall’anticamera trovarono due porte murate: la prima di una stanza, l’Annesso, dove trovarono ammassati in completo disordine migliaia di oggetti; la seconda della camera sepolcrale. Una stanza affrescata in oro, quasi completamente occupata da una cappella di legno dorato, chiusa, con il sigillo della necropoli. Al suo interno c’era un telo di lino con rosette di bronzo che nei secoli avevano forato il tessuto; poi una cappella, aprendo le porte della quale trovarono un’altra cappella, e un’altra ancora; infine un sarcofago di granito, con il coperchio spezzatosi forse nella posa; dentro, una bara antropomorfa di legno e oro. All’interno, una seconda, poi una terza in oro massiccio. Dentro, la mummia con la maschera d’oro a coprirne il volto. Tra le bende, circa centocinquanta tra amuleti, gioielli, bracciali, collane. A lato della camera funeraria la stanza “del tesoro”, guardata all’ingresso da una statua in ebano di Anubi con orecchie e collare di oro, coperta da un mantello di lino, con dietro una cappella in legno laminato di oro e lapislazzuli, un pozzetto di alabastro contenente i vasi canopi del re, due piccoli sarcofagi di feti, le figlie nate morte di Tutankhamon. Entrambe le porte murate erano state penetrate dai ladri, i quali avevano praticato brecce sufficienti a far entrare una persona. Carter scrisse nei suoi appunti che circa il 60% di gioielli, unguenti e profumi era stato trafugato già dall’antichità. Ciò nonostante impiegò otto anni per catalogare tutti gli oggetti presenti. Non permise che fossero toccati né rimossi dalla tomba prima che fossero stati fotografati in posa originale, disegnati e classificati.
Il 17 marzo 2016 il ministro egiziano per le antichità, Mamdouh al Damati, ha annunciato in una conferenza stampa i risultati delle analisi radar condotte dall’egittologo Nicholas Reeves: al 90% sono presenti due stanze murate nella tomba di Tutankhamon. È stata proiettata una immagine: ci sarebbe una prima stanza a destra della camera funeraria, a un livelli di circa un metro inferiore, come l’annesso, in cui il radar suggerisce la presenza di sostanze organiche, e una seconda, che appare continuare la lunghezza dell’anticamera, in cui potrebbero esserci sostanze metalliche e organiche. Il problema è che l’apertura dei passaggi non è possibile in una stanza affrescata circa 3.300 anni fa.
La speranza è che si tratti della tomba di Nefertiti. Nicholas Reeves se ne dice sicuro: nell’agosto 2015 ha pubblicato un articolo accademico in cui racconta come è arrivato a questa conclusione (disponibile qui).
All’inizio del 2014 Factum Arte ha pubblicato online una serie di immagini 1:1 ad alta risoluzione della tomba di Tutankhamon, con una scansione della superficie muraria con un dettaglio che va dai 100 ai 700 micron. Ogni singola traccia di pennello è visibile anche senza le immagini. (link alle immagini qui)
Esaminando questi dati Reeves ha notato linee, avvallamenti e forme che lo hanno indotto a sospettare di due porte nascoste sotto gli affreschi. Dagli esami microbiologici sappiamo che la tomba fu chiusa quando gli affreschi della camera funeraria erano ancora umidi, cosa che ha portato alla formazione di piccole macchioline nere. Sappiamo anche che Tutankhamon è morto tra i 16 e i 19 anni. Rispetto all’entrata, la tomba di Tutankhamon si sviluppa verso destra, come è d’abitudine per le regine, mentre le tombe dei re sono solitamente costruite verso sinistra. Lo stesso Carter aveva ipotizzato che per la sepoltura di Tutankhamon fosse stata utilizzata una tomba scavata per un dignitario, viste le dimensioni ridotte e inappropriate a un faraone. Reeves parte dalla stessa sensazione, ma vista al contrario: si è utilizzata una tomba reale precedente per seppellire anche Tutankhamon.
Ci sono numerosi elementi “riciclati” nel corredo funerario, riconoscibili dai cartigli con i nomi da faraone all’interno; una piccola parte del corredo era stato preparato per Akenaton, altro invece per il coreggente Ankhkheperure/Neferneferuaten, del quale non sappiamo nulla. Reeves sostiene che Neferneferuaten sia da identificarsi in Nefertiti, che avrebbe adottato il nome reale di Ankhkheperure Smenkhkare-djeserkheperu. La sua tomba sarebbe stata utilizzata quindi per seppellire anche Tutankhamon, morto troppo giovane per poter avere una tomba tutta sua.
Una ipotesi affascinante, che ha però come punto debole il fatto che sia stata già trovata nella tomba KV55 una mummia attribuita al coreggente Smenkhkare. Questa è di sesso maschile – anche se mummificato nella posizione usata per le donne, braccio sinistro sul petto e destro lungo il fianco – morto intorno ai 20 anni, ritrovato in una tomba dissacrata e apparentemente condannato come Akhenaton alla stessa damnatio memoriae con l’abrasione dei cartigli. Nel 2011 la mummia della KV55 è stata attribuita al faraone eretico, che però avrebbe dovuto avere almeno 10 anni in più al momento della morte; uno studio del 2010 sul suo dna ha rivelato che è compatibile con un legame padre-figlio con Tutankhamon, ma pochi mesi più tardi uno studio sui due feti trovati nella tomba di Tutankhamon ha rivelato che la mummia della KV55 non poteva esserne il nonno.

Hirokatsu Watanabe durante la scansione radar della tomba – foto Brando Quilicci/National Geographic
Qualsiasi cosa sia nascosta dietro gli affreschi, a fine marzo sono in programma ulteriori scansioni per cercare di determinare con maggiore sicurezza la consistenza e l’estensione delle stanze nascoste. A novembre 2015, dopo gli esami radar di Hirokatsu Watanabe, la presenza di camere segrete era stata annunciata, ma è solo con la pubblicazione del rapporto completo sulle scansioni che è stata indetta una conferenza stampa ufficiale. Le analisi radar sono state controllate da esperti esterni come Remy Hiramoto, consulente dell’Egyptian Coffins Project dell’Università della California, e Adrian Tang, ricercatore strategico della Nasa.
Le autorità egiziane sono entusiaste e sperano in un “King Tut effect” per rivitalizzare l’economia attraverso il turismo archeologico. La National Geographic Society, che ha in parte finanziato le ricerche, ha annunciato che continuerà a seguire e documentare tutti gli sviluppi creando un nuovo canale tv dedicato.
Qualunque cosa si nasconda dietro gli affreschi della camera sepolcrale, la certezza è che saranno la prime, uniche parti mai violate dai ladri.
Per approfondire:
Le foto originali di Harry Burton in scansioni digitali della Biblioteca dell’Università di Heidelberg: Tutankhamun tomb photographs: a photographic record in 5 albums containing 490 original photographic prints ; representing the excavations of the tomb of Tutankhamun and its contents — [S.l.], [ca. 1922]