“Les Affiches de Folon”

Esposizione alla Fondazione Folon, La Hulpe (Belgio) 27.03 – 07.11.2021

– di Claudia Bianconi – Dal suo primo manifesto per un cortometraggio di Maurice Pialat nel 1961 al suo ultimo, nel 2005, che annuncia la sua esposizione a Firenze, Jean-Michel Folon (1934-2005) segna l’arte dell’affiche e l’occhio del pubblico.

La fattoria del Castello de la Hulpe, immersa in un parco infinito, ricco di prati verdi, grandi alberi, laghetti, ospita la Fondazione dell’artista Jean-Michel Folon; a soli 20 minuti da Bruxelles si può ancora sognare.

L’accesso alla visita della collezione permanente avviene tramite una gigantesca porta chiusa, fatta a forma di libro, che poi piano piano si apre. Come in una favola inizia l’emozionante scoperta del mondo surreale dell’artista belga.

Le sue affiche, le sue copertine di libri e riviste, i suoi acquarelli, i suoi collage, le sue sculture e installazioni, mi avvolgono in un crescendo di desiderio di cambiamento, di libertà, di evasione da canoni dettati, da vite imposte, da catene pesanti. L’uomo con cappello, è spesso solo, in città soffocanti, dove anche gli alberi sono fatti di mattoni, oppure in viaggio, in fuga, con una valigia. La valigia è anche vuota, o usata come cornice ad una nave che naviga nel mare. Il mare, che l’uomo con cappello guarda dalla riva seduto sulla sabbia, è solcato da barche a vela e cosparso di gabbiani. Gli uccelli, metafora dell’evasione, della libertà, ci aiutano anche a percepire la presenza del vento e del silenzio. 

All’uscita la luce mi acceca, come per rimettere a posto le emozioni, e mi trovo davanti alla statua assolutamente geniale, La Pluie, che rappresenta l’uomo con cappello che si ripara con un ombrello fatto di pioggia.

“Quando disegnano, i bambini cominciano dal sole e dagli elementi naturali. Anch’io parto dagli elementi più semplici, il mare, un occhio, una nuvola, per scoprire l’incanto del mondo” Jean-Michel Folon

Mi avvio verso il cortile della fattoria, mi siedo sulla panchina Je me souviens accanto all’uomo con cappello, di fronte alla taverna dell’Uomo Blu. 

Gli parlo: “Grazie caro amico per questo viaggio introspettivo, per avermi liberato la mente, e ridato la fantasia”. Chiudo gli occhi, e come in un viaggio nel ricordo e nel tempo, li riapro, e sono seduta sulla stessa panchina, accanto allo stesso uomo, ma davanti ad una splendida vista su Firenze. 

Sono sulla collina sotto al Piazzale Michelangelo nel Giardino delle Rose. Grazie ad una donazione, dal 2011 il Giardino ospita 12 statue dell’artista. Folon in tutta la sua originalità e in tutta la sua visione, si ritrovano, l’EnvolUn oiseauVivre…e poi Partir, una valigia che “incornicia” il panorama unico del Duomo e di Palazzo Vecchio: Ma quanto sei bella Firenze!

 

“Se non fossi l’uomo rappresentato nelle mie immagini, mi piacerebbe essere l’uccello. Ho sempre voglia di spiccare il volo, di muovermi, di partire dialogare con il vento” Jean-Michel Folon

Volo via di nuovo, più leggera, e torno alla Fondazione Folon a la Hulpe alla mostra in corso.

L’esposizione presenta una selezione delle più belle e rare affiche dell’artista, ma anche di schizzi e acquarelli inediti, che chiariscono il processo di creazione e arricchiscono la scoperta. Folon nel tempo si distacca dal mondo pubblicitario per dedicare la sua creazione artistica a manifestazioni culturali, scientifiche, sportive e ancora di più alle battaglie che lo animano: la difesa dell’ambiente e dei diritti umani. 

Non poteva mancare l’ultima affiche di Folon della sua mostra a Firenze, al Forte di Belvedere nel 2005. “Folon Firenze” è stata più di una mostra, è stata un atto di amore per Firenze. Jean-Michel Folon muore poco dopo la fine della mostra.

Grazie Folon per farci continuare a viaggiare e a sognare.

Foto © Fondation Folon/ADAGP, Paris, 2021

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