L’autunno dei Pokémon. La fine dei piccoli mostri e l’avvento di nuovi giochi

di Andrea Falcone- In occasione del Lucca Comics and games, nostalgia canaglia su come siamo e su come eravamo. Per il bimbo che vive sempre in noi.

 

È autunno: le giornate volano, il sole è scomparso e l’estate sembra solo un’ipotesi. Eppure c’è un’altra domanda che si affaccia alla mente di tutti: dove sono finiti i Pokémon? Per un’intera stagione i piccoli mostri hanno catturato la nostra attenzione, spuntando da ogni parte, come gli omini verdi raccontati da Fredric Brown in “Marziani andate a casa!”. In conversazioni tra amici, da cartelli appesi in giro, dalle news, i Pokémon sembravano aver conquistato il mondo. E invece…

In un momento di rapida evoluzione tecnologica i giochi hanno vita breve. La novità che ha portato al successo l’applicazione PokémonGo era la cosiddetta “realtà aumentata”, ossia la possibilità di guardare il mondo attraverso la videocamera di uno smartphone per sovrapporci elementi fantastici (i Pokémon, appunto).

a caccia di Pokémon

a caccia di Pokémon

Ma quell’innovazione, nel momento in cui incontrava il favore del pubblico, era già superata. Da alcuni anni, il trend rincorso dai grandi marchi è quello della “realtà virtuale” (“VR”) e i nuovi gadget tecnologici si concentrano sulla possibilità di offrire un’esperienza immersiva e interattiva in mondi del tutto nuovi.

Google ha appena lanciato Daydream, una specie di maschera da sub dove inserire il cellulare per proiettarsi nelle scene visualizzate sullo schermo. Playstation ha prodotto con principi simili Playstation VR. Nintendo da anni prova a sviluppare la stessa tecnologia e nel frattempo annuncia Switch, la nuova consolle. I giochi, naturalmente cambieranno insieme al loro supporto. E non solo. Presto usciranno anche gli Snap glasses, occhiali da cui è possibile guardare il mondo e/o connettersi ai social network. Insomma, i piccoli mostri creati nel 1996 da Satoshi Tajiri appaiono oggi un po’ inattuali. Guardandosi intorno si vedono cose più strane. I Pokémon avrebbero bisogno di un’evoluzione, per tornare a funestare le nostre vite.
Lo faranno certamente.

Pokémon ha già cambiato faccia molte volte. Quasi nessuno lo ricorda, ma, al suo arrivo in Italia, diciotto anni fa, l’apparizione dei Pokemon fu letteralmente un assalto. Uscirono in Italia, uno dopo l’altro, il  cartone animato, il videogame per dispositivi portatili (l’ormai mitico “game-boy”) e il gioco di carte collezionabili.

Francobollo giapponese con Pikachu

Francobollo giapponese con Pikachu

Fu quest’ultimo a trovare il successo più immediato, inserendosi in un mercato in rapida espansione, aperto dalla fortuna di “Magic”, gioco dello stesso tipo, presentato quattro anni prima. Pokémon, rispetto al suo predecessore, presentava regole più semplici e una grafica più lineare, in modo da colpire una fascia precisa di consumatori, quella dei bambini dagli otto ai tredici anni. Quegli stessi bambini oggi sono sulla soglia dei trenta (da una parte o dall’altra della soglia) e non possono nascondere una certa commozione (o un certo fastidio) nel rivedere i vecchi mostriciattoli sullo schermo dei loro cellulari, come fossero dei compagni di scuola che dopo una vita di silenzio si rifanno vivi.

Chiedendo ai giocatori e agli ex-giocatori di ricordare il loro primo contatto con Pokémon, emergono coordinate che sembrano appartenere a una civiltà diversa, o più semplicemente scomparsa. Tanto per cominciare, il costo. Le carte del gioco si compravano in buste da quattromila lire (l’euro non esisteva ancora). In ogni busta c’erano 11 carte e per fare un mazzo ne servivano almeno 60. Per far fronte alle spese, gli appassionati ricorrevano a scambi e compravendite con beni di altro tipo. Le schede telefoniche, ad esempio, erano un oggetto che poteva essere reperito gratuitamente pattugliando telefoni pubblici e cabine, per poi essere offerto ai collezionisti, disponibili a pagare piccole somme per avere quelle con le tirature più basse.

Il luogo dell’acquisto era anch’esso significativo: l’edicola, col suo custode, che aveva un ruolo fondamentale nell’orientare le dispendiose passioni dei piccoli e forse anche il loro arricchimento culturale. A fianco ai Pokémon, in molti ricordano infatti la passione per “Il battello a vapore, la serie di libri con uscite mensili divise per tema e fascia d’età del lettore. Sempre alla fine degli anni Novanta risale la fortuna di Piccoli Brividi”, altra iniziativa editoriale all’origine di una vera e propria mania tra i giovanissimi.

i libri di Battello a Vapore

i libri di Battello a Vapore

A prescindere dal contorno, è al gioco stesso che va il ricordo più nitido degli appassionati presenti e passati. Per quasi tutti, questo ha rappresentato una tappa di formazione. Il gioco spingeva i bambini a organizzarsi autonomamente per trovare compagni e avversari, rispecchiando i temi della sua ambientazione, una sorta di utopia infantile di libertà e vita all’aperto, dove gli adulti non compaiono se non come figure di contorno. Le contrattazioni fuori controllo durante scambi e compravendite, poi, hanno sicuramente costituito per molti un primo tuffo nel mare agitato del commercio. Qualcuno, da quella passione infantile, ha sviluppato anche un lavoro e un’attività commerciale.

Pigiama da adulto ispirato a Pokémon Marill

Pigiama da adulto ispirato a Pokémon Marill

Il gioco di carte, infatti, esiste ancora e molti giocatori di quell’estate lontana possiedono ancora il loro mazzo per partecipare, spesso o di tanto in tanto, a eventi di gioco che vengono tenuti in diverse parti del mondo (se n’è appena concluso uno di richiamo globale a Los Angeles lo scorso 20 agosto). Molti altri, però, hanno chiuso in cantina i mostri colorati insieme agli altri passatempi infantili. Questo, in parte, spiega il successo odierno del gioco al cellulare. Per la loro nostalgia (e per il divertimento degli altri), l’applicazione per Smartphone ha avuto il pregio di riportare alla ribalta le piccole creature, almeno per una stagione.

A chi soffre di nostalgia per i piccoli mostri del passato, o per l’umanità che ci giocava, la rete offre diverse soluzioni: blog, tornei, raduni. Sopratutto ora che si avvicina “Lucca Comics e Games”.

Alla storica fiera toscana, dal 28 ottobre al 1 novembre, gli appassionati di Pokémon potranno fare una una visita allo stand Nintendo, per scoprire il futuro del proprio gioco preferito, e una sosta alla “Japan Town” per conoscere il passato e il background culturale di questa e mille altre invenzioni, con i focus sul tema “Pokémon Mania”. E perdersi tra gli stand, rincorrendo ricordi e anticipazioni.

Piccoli mostri e gioielli tecnologici, infatti, non servono proprio a niente, se non ti spingono a uscire di casa e a conoscere altra gente!

I biglietti per Lucca Comics & Games sono disponibili alla biglietteria del Teatro del Giglio in piazza del Giglio a Lucca, dal mercoledì al sabato, 10.30-13 e 16-19 e sul sito www.luccacomicsandgames.com

 

 

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