Laura Dallapiccola, storia di razzismo e libertà (part. 2)

Prosegue il racconto della storia di Laura, nata Laura Coen Luzzatto a Trieste, ma divenuta Laura Dallapiccola quando nel 1938 sposò uno dei massimi compositori del nostro Novecento, e che fu perseguitata per le sue origini quando il fascismo varò le odiose leggi razziali, Mario Ruffini in questa seconda puntata ci presenta il lavoro di Luara e analizza l’ascendenza che lei ha avuto sull’opera del marito,  cui Ruffini ha dedicato una imponente monografia  appena uscita  presso l’editore Marsilio, “Luigi Dallapiccola e le arti figurative”, 700 pagine con ben 1252 immagini. VAI ALLA PRIMA PARTE DELLA STORIA DI LAURA

-di Mario Ruffini-

A parte la tesi di laurea, Laura non ha altre pubblicazioni di testi propri: fra i suoi manoscritti si segnalano gli Appunti. Ricerche bibliografiche per i testi di “Tempus destruendi-Tempus aedificandi”, per la simbologia e l’iconografia cristiane e per le traduzioni in lingua inglese dei lirici greci, redatti in vista del brano corale che Dallapiccola compone fra il 1970-1971 (Laura Dallapiccola, Appunti. Ricerche bibliografiche per i testi di “Tempus destruendi-Tempus aedificandi”, per la simbologia e l’iconografia cristiane e per le traduzioni in lingua inglese dei lirici greci. Manoscritto, in: acgv, fda, lviii.37.):

“mia moglie […] mi presentò un testo, scritto verso il 1095 dal monaco irlandese Dermatus, che – per quanto si riferisca alla prima Crociata – poteva adattarsi alla situazione contemporanea, cioè al ripristino dei luoghi santi ebraici. Era quanto mi occorreva: e, in qualche settimana, questo brano – che intitolai Exhortatio – fu portato a termine. Pure, mentre componevo questo lavoro, mi sorpresi più volte a domandarmi (e non senza malinconia) come e perché – durante un lungo arco di 37 anni – (la prima serie dei Michelangelo portava la data del 1933) io non avessi scritto nulla per voci sole, il che significa aver rinunciato a usare il più bello fra i materiali di cui un compositore possa disporre. E, gradatamente, sorse in me l’idea di aggiungere al pezzo teste composto un altro lavoro, di significato opposto (Luigi Dallapiccola, Tempus destruendi-Tempus aedificandi, in: cd Argo zrg 791, Calouste Gulbenkian Foundation Series 11, 1975: il disco contiene anche Sicut umbra…).

Imponente è invece il lavoro di Laura come traduttrice dal tedesco di opere quasi esclusivamente di carattere musicologico, firmate Laura Luzzatto o Laura Dallapiccola: un apporto di grande importanza sia per il marito che per la cultura musicologica italiana in generale. Si tratta di un rilevante corpus che ha accompagnato tutta l’attività di Dallapiccola, con testi di Gunther Anders, Joachim Ernst Berendt, Alban Berg, Johannes Brahms, Ferruccio Busoni, Carl Dahlhaus, Arnfried Edler, Hans Heinrich Eggebrecht, Felix Hartlaub, Albert Hochheimer, Dietrich Kamper, Wolf-Eberhard von Lewinski, Alma Mahler, Jorst Michels, Josef Rufer, Volker Scherliess, Marcel Schneider, Richard Strauss, Sergei Pavlovic Tolstov, Erik Werba. Tale impegno inizia quando Laura perde il suo lavoro alla Biblioteca Nazionale per questioni razziali, e costituisce un modo per far quadrare lo scarso bilancio famigliare.

Laura traduttrice

Laura traduttrice

Per comprendere, anche solo parzialmente, l’ascendenza che Laura ha avuto su Luigi Dallapiccola, forte e al tempo stesso discreta, è sufficiente pensare che da quando si incontrano, nel 1931, finisce per il compositore l’epoca dei lavori giovanili dedicati all’Istria e inizia l’esplorazione della grande letteratura europea (Mann, Joyce, Proust), che si sarebbe rivelata strutturalmente costitutiva della dodecafonia dallapiccoliana nella sua complessiva evoluzione. La stessa trilogia dei “prigioni”, Canti di prigionia, Il Prigioniero, Canti di liberazione, non sarebbe mai nata senza le persecuzioni razziali subite da Laura. Inoltre i testi musicati da Dallapiccola vengono quasi sempre da lei individuati e suggeriti. Possiamo affermare, con assoluta certezza, che tutte le opere a sfondo letterario posteriori al 1933 sottendono la firma di Laura. Gli stessi scritti del compositore, con relative dediche – ora palesi, ora occultate e segretamente trasmesse – aiutano a capire quale e quanto affetto e riconoscenza lo legassero a sua moglie.

Laura Dallapiccola muore a Firenze domenica 26 marzo 1995 nella sua casa di Via Romana. Qualche giorno dopo Annalibera Dallapiccola comunicò all’autore di questa nota di aver trovato un biglietto testamentario che gli destinava tutta una sezione della biblioteca e altri oggetti.

Tomba Dallapiccola

Tomba Dallapiccola

Il significato primario della vita di Laura è di aver condiviso con Luigi Dallapiccola un’unione assoluta: Dallapiccola era profondamente credente, cristiano apostolico romano, cattolico osservante, praticante, dubbioso, razionale, con un pizzico di inclinazione verso aspetti che vanno oltre la razionalità; Laura era ebrea, rigorosamente atea, ragion pura. Dati fondanti di una unione, al pari delle aree culturali e geografiche di provenienza. Il loro stesso nome è coincidente: stessa iniziale, cinque lettere, con medesima posizione di consonanti e vocali. Laura aveva avuto una formazione letteraria, e non è un caso che la parola diventi aspetto primario nel mondo musicale di Dallapiccola: le intuizioni musicali si servono della parola come tramite necessario per farsi materia. Va dunque sottolineata la costante presenza di Laura nella scelta di tutti i testi, anche quelli di carattere religioso. È quindi possibile capire quale miracolo si sia compiuto nell’incontro fra due persone che non hanno smesso un solo istante della loro vita di rispettare l’altro nel modo più profondo e vero, ciascuno rimanendo nelle convinzioni proprie. E ciascuno vivendo con la solidarietà più totale i drammi dell’altro, fino a trasformare il dramma in opera d’arte (Su Laura Dallapiccola, cfr. Mario Ruffini, Ricordando Laura Dallapiccola, in: “ESZ News – Notiziario delle ESZ”, V (giugno 1995), Milano, Edizioni Suvini Zerboni, pp. 1, 5).

Lungo il complessivo magistero creativo di Dallapiccola, che dal 1937 (anno delle Tre Laudi) non subirà interruzione fino al 1972 (anno della sua opera ultima, Commiato), la vicinanza di Laura gli dà il conforto costante di un pensiero razionale e inflessibile. Ragione per la quale il tema “Altissima luce” delle Tre Laudi, composizione a lei dedicata e prima reazione in forma di preghiera contro l’orrore delle leggi razziali, ricompare quarant’anni dopo e confluisce in due distinti e significativi passi della sua summa musicale, Ulisse. Il percorso artistico di Luigi Dallapiccola non sarebbe stato sicuramente lo stesso se al suo fianco non avesse avuto Laura. La dialettica interna della musica, sviluppata tra razionalità e sentimento, sono perfetti indicatori degli equilibri di coppia tra Laura e Luigi, che di fatto avevano raggiunto lo stadio di un compatto monolito nel quale la cerebralità era rappresentata senza dubbio alcuno da Laura.

Laura contrappunta la vita di suo marito prima dalla sua posizione di bibliotecaria della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, sorgente inesauribile e preziosa di proposte letterarie, poi da traduttrice di opere – tutte, tranne una eccezione, riguardanti la musica – di lingua tedesca; infine, dopo la sua morte avvenuta nel 1975, come prezioso tramite di conoscenza: il primo, lucidissimo atto, fu la donazione del Fondo Dallapiccola nell’ottobre 1976 all’Archivio Contemporaneo del Gabinetto G.P. Vieusseux, costituito da Alessandro Bonsanti solo l’anno precedente.

Il grande, immenso amore nella vita lavorativa di Laura è stata la “sua” Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Dopo il forzato abbandono (1939-1944) a causa delle persecuzioni razziali contro gli ebrei, vi rientra a guerra finita e ne diventa Vice Direttrice. A soli 39 anni Laura lascia definitivamente il lavoro per dedicarsi completamente a Luigi, della cui opera già allora percepisce appieno l’importanza, e alla sua bambina di sei anni, Annalibera, nata poco dopo la liberazione di Firenze.

Alla fine degli anni Sessanta vi lavora ancora come volontaria, invitata a ricostruire le grandi voci dei cataloghi andati distrutti durante l’alluvione del 1966. Proprio in quegli anni la Biblioteca istituiva il Dipartimento musicale, alla quale Laura dona il pianoforte del maestro (quello sul quale era stata composta l’opera Volo di notte), e dove

Il piano dove Dallapiccola compose "Volo di notte", donato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

Il piano dove Dallapiccola compose “Volo di notte”, donato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

successivamente costituisce un nuovo Fondo Dallapiccola, il secondo presente a Firenze dopo quello all’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del Vieusseux.

Nei vent’anni che seguono la morte di Luigi Dallapiccola, grazie a quei Fondi archivistici sapientemente organizzati, Laura distende la sua razionalità e la sua intelligenza in funzione del grande lascito musicale, compito perseguito da lei con lucidità ineguagliabile. Lei è stata la dodicesima nota di un sistema musicale che ha segnato la storia della musica di questo secolo. Con Laura, il 26 marzo 1995, si esaurisce la storia terrena anche di Luigi Dallapiccola. Nell’ultimo anno Laura aveva rinunciato al lavoro di traduttrice non potendo più garantire – così diceva – un’assoluta scientificità al suo impegno. Il 4 ottobre 1994, San Francesco, un episodio traumatico segna il suo percorso: investita da uno scooter cade e si rompe il femore. La straordinaria determinazione nel voler guarire l’aiuta a tornare in perfetta forma già a Natale. Pure, in quel periodo d’infermità forzata si rende conto, in quella che – a suo dire – è l’ultima stagione di massima lucidità, cosa significhi dipendere da altre persone. Dopo una vita vissuta nell’assoluta certezza della ragione, comprende l’impossibilita di vivere una vita che sfugga al suo pieno controllo. Peraltro più volte negli ultimi tempi affermava e ribadiva il suo essere “inadatta” nel mondo contemporaneo dove in massima parte non si riconosceva più. Era venuta meno ai suoi occhi una realtà fatta di valori altissimi in cui il senso della vita era dato dalla coscienza di essere e non di apparire. Sentiva di aver esaurito i compiti a cui la Storia l’aveva chiamata, la dodicesima nota era ormai nella casella giusta. Rimaneva da vivere la tredicesima ora, ma non faceva più parte del sistema (Mario Ruffini, Ricordando Laura Dallapiccola cit.).

Un mese dopo la morte di Laura, l’autore di questa nota, avendo individuato una sala adeguata al piano nobile di Palazzo Corsini Suarez, ideò e ipotizzò il trasferimento integrale dello studio di Luigi Dallapiccola dalla casa di Via Romana all’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del Gabinetto G.P. Vieusseux. Intorno a tale progetto, favorevolmente accolto da Annalibera Dallapiccola, riunì e coordinò un gruppo di amici del compositore e della sua opera (Maria Adelaide Bartoli Bacherini, Sandra Bonsanti, Mila De Santis, Gloria Manghetti, Fiamma Nicolodi, Talia Pecker Berio, Pierluigi Petrobelli), portando a compimento il progetto grazie anche a Giovanni Ferrara ed Enzo Siciliano, allora rispettivamente presidente e direttore dell’Istituto, che concessero la sala, oggi sede definitiva del Fondo Luigi Dallapiccola (Cfr. Mario Ruffini, Lettera a Sandra Bonsanti, 29 aprile 1995; Mario Ruffini, Lettera a Sandra Bonsanti, 21 maggio 1995; Mario Ruffini, Lettera a Enzo Siciliano, 18 gennaio 1996).

 

 

In copertina: Il pianoforte di Dallapiccola al Gabinetto Vieusseux

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