GIORNO DELLA MEMORIA
Questa è la storia di Laura, nata Laura Coen Luzzatto a Trieste, ma divenuta Laura Dallapiccola quando nel 1938 sposò uno dei massimi compositori del nostro Novecento. Perseguitata per le sue origini quando il fascismo varò le odiose leggi razziali, capiremo come e impareremo ad amarne la figura. Ce la racconta Mario Ruffini, di cui è appena uscita la grande monografia dedicata a Dallapiccola presso l’editore Marsilio, “Luigi Dallapiccola e le arti figurative”, 700 pagine con ben 1252 immagini. Un appuntamento diviso in alcune puntate, per un affresco diverso del nostro Novecento
-di Mario Ruffini-
I fatti memorabili che ci accingiamo a raccontare sono relativi a Laura Coen Luzzatto, passata alla storia come Laura Dallapiccola in quanto moglie di uno dei compositori più rilevanti del Novecento, e ricordata sulla pietra della sua tomba semplicemente come Laura. La monolitica unità terrena di Laura e Luigi Dallapiccola prosegue infatti anche dopo la loro morte: le due urne con le loro ceneri sono poste l’una accanto all’altra, sotto la stessa pietra grigia, essenziale e straordinaria, come la loro vita, che porta come iscrizione: «Luigi Dallapiccola 1904-1975 / Laura 1911-1995».
Laura Domitilla Maria Coen Luzzatto, nata a Trieste giovedì 9 febbraio 1911, sotto il segno dell’Acquario come Luigi, diventa Laura Dallapiccola il 30 aprile 1938 quando sposa il compositore. Vive la sua intera esistenza in funzione della sua musica, e dopo la morte di suo marito, sopraggiunta il 19 febbraio 1975, lavora per ordinare – com’era nella sua natura di bibliotecaria – il grande lascito musicale, istituendo due Fondi, il primo presso l’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, il secondo presso la “sua” Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Completato il lavoro di ordinamento, considera terminato il suo compito terreno. Laura Coen Luzzatto diventa dunque dapprima Laura Dallapiccola e, dal 26 marzo del 1995, semplicemente Laura. Un nome, una storia, la Storia.
Laura nasce dall’unione di Raffaele Moisè Coen Luzzatto, fu Giacomo, e di Irma Fano, fu Carlo Fano: entrambi di origine ebraica. Alla nascita è cittadina turco-ottomana, e solo il 20 luglio 1922 diviene cittadina italiana: la cittadinanza viene accordata a tutta la famiglia.
I fatti che ci accingiamo a raccontare sono dunque relativi a uno dei personaggi più importanti della cultura del Novecento italiano. Ma, quale donna di un tempo in cui il riconoscimento del ruolo femminile era poco consueto, è stata sempre in seconda fila, e dunque fino a oggi del tutto misconosciuta o, persino, dimenticata. L’intera storia musicale del Novecento in Italia, specificamente la rivoluzione dodecafonica, le deve moltissimo: lei ne è stata il grande motore propulsivo. Si può con assoluta certezza affermare che, senza di lei, la dodecafonia italiana di Dallapiccola non esisterebbe, non almeno nella forma e nella compiutezza che conosciamo.
I suoi studi di bibliotecaria ne fanno una letterata dall’intima essenza enciclopedica: «La storia della cultura non è che un indice, un catalogo. Prima dati e date, poi le parole», ebbe tante volte a ripeterci nel corso dei nostri incontri settimanali di un’ora esatta, durati dal 1980 fino a tre giorni prima della sua dipartita. L’ultimo incontro durò due ore, esattamente il doppio del solito: era un saluto, l’estremo. Ma non ce ne accorgemmo.
Laura risiede a Trieste fino al 1931, ma già dal 1928 si trasferisce a Firenze. Annota Gianandrea Gavazzeni, parlando della grande “pulsione” dei triestini verso Firenze: «Coincidente ancora con il punto triestino e la lettura dello scrittore che a Trieste trovò mordenti congeniali: James Joyce. E triestina sarà l’acuminata e attentissima compagna di tutta la vita: Laura Coen Luzzatto»1.
Consegue il Diploma di maturità classica al Regio Ginnasio-Liceo Francesco Petrarca di Trieste nel luglio del 1928 (media del sette) e si trasferisce a Firenze nel novembre del 1928 per compiere gli studi universitari. Il voto non tragga in inganno (anche Dallapiccola si diploma in Conservatorio con medie simili): erano altri tempi. L’inflazione non è una categoria solo economica, ma morale, culturale e – riguardo ai voti scolastici – anche aritmetica. Ogni paragone con il profluvio di voti assegnati oggi sarebbe del tutto ingiustificato.
Due anni dopo il suo arrivo a Firenze – obbedendo ai dettami della Legge Falco appena promulgata (Regio Decreto 1731 del 30.11.1930) – si iscrive alla Comunità Israelitica della città, facendo seguito a quelle disposizioni che rendevano obbligatoria questa procedura burocratica. Molti ebrei fiorentini si opposero a quella imposizione, fra cui il giurista Ugo Castelnuovo-Tedesco e Salomone Morpurgo, uno dei primi direttori della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: ma dopo questo primo atto formale, Laura non frequenterà più la Comunità, così come non l’aveva frequentata immediatamente dopo il suo arrivo. Dato, questo, che già rivela il suo carattere: obbediente alle disposizioni, ma ferreamente libero, senza clamore.
Il 21 novembre 1928 si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi di Firenze: fra i documenti richiesti per l’immatricolazione, il certificato relativo alla “Fede di nascita”, che nel suo caso è rilasciato dalla Comunità Israelitica di Trieste. Studia con professori di chiara fama, spesso autori di testi fondamentali su cui un’intera generazione si è formata: Paolo Emilio Pavolini, Guido Mazzoni, Guido Manacorda, Niccolò Rodolico, Ludovico Limentani, Emilio Paolo Lamanna, Mario Casella, Umberto Cassuto, Carlo Battisti, Nicola Ottokar e Umberto Galli. Si laurea il 16 maggio 1932, relatore Guido Mazzoni, discutendo la tesi La critica letteraria di Niccolò Tommaseo, che consegue con centodieci, e che sarà in seguito pubblicata. Già dall’attacco della tesi, si ribadisce l’italianità della Dalmazia, in una rivendicazione culturale che nei territori di confine si fa aspra: Trieste è un vero laboratorio di fascismo e fascismi, termini che affondano le radici nella cultura dell’irredentismo e hanno accezioni totalmente diverse da quelle politiche dell’Italia di Roma. Concetti fondanti di una cultura che Laura condivide profondamente con Luigi Dallapiccola.
La Dalmazia, strettamente legata sin dal Medio Evo, alla Repubblica di Venezia, fu terra di cultura prettamente italiana, per tutti i secoli del dominio veneto. Non cultura importata da Venezia, ma indigena, per natura italiana, e corrispondente alle varie altre correnti dei varii stati italiani. Ragusa, Zara, Spalato, Sebenico, centri di studi umanistici e italiani, non solo nel quattro e cinquecento, ma giù giù sino tutto il secolo XVIII; e ai principii del XIX troviamo le scuole ancora in mano di gesuiti e scolopi italiani, non solo della penisola, ma anche indigeni dalmati: scuole di carattere prevalentemente letterario.
Questo è un passaggio importante, poiché fa comprendere lo strettissimo legame culturale che unisce, sin dalle origini, Luigi e Laura. La loro fede nell’italianità dell’Istria è assoluta, e quello che fino a oggi molti chiamano impropriamente “fascismo” per loro era primariamente “irredentismo”, che nulla aveva a che fare con il fascismo romano che poi segnerà tutto un ventennio di storia italica. È su queste basi che si fonda il loro indissolubile sodalizio, fatto anche di lingua veneta, che continuano a parlare nell’intimità famigliare anche dopo il trasferimento a Firenze, e che parleranno per tutta la vita.
L’italianità è l’unico fine dell’irredentismo istriano. L’irredentismo dallapiccoliano trova la sua centralità nella scuola diretta da suo padre ed era insito nell’intera comunità istriana. Dallapiccola riflette con acutezza su quegli anni, e dalle sue parole si comprende il travaglio di quell’intera epoca:
“Cullato sin dalla fanciullezza sopra tutto nell’idea fissa della “redenzione” – il che significava dell’annessione all’Italia della mia terra natale –, raggiunto questo ideale ebbi l’illusione di essere arrivato al risultato ambito. Quell’operazione che un grande scrittore denominò “L’apertura degli occhi” doveva avvenire più tardi e, con questo, si può dire che la mia vita ebbe da subito un cambiamento radicale. Tanto radicale, che – finita la composizione dei Sei Cori di Michelangelo Buonarroti il Giovane – per quasi un anno non mi fu possibile riprendere il mio lavoro; tanti erano i problemi che sentivo di dover discutere con me stesso e con quanto rimorso per essere arrivato a discuterli così tardi è inutile sottolineare. Dalla prima parte di queste meditazioni nacquero le Tre Laudi su testi tolti dal Laudario dei Battuti di Modena, dell’anno 1266″.
Le Tre Laudi sono il primo grande omaggio musicale di Luigi a Laura: una preghiera cantata dove compare il tema “Altissima luce”, cioè lei, Laura. La luce di tutto il magistrale percorso del compositore. Un tema tanto importante da essere ripreso ancora trent’anni dopo in due diversi passi dell’Ulisse, l’opus magnum musicale e teologico dell’intera traversata dodecafonica.
Le origini irredentiste del compositore (che avevano comportato l’esilio per tutta la famiglia Dallapiccola nel 1917, un esilio a Graz durato 20 mesi) trovano dunque nuovo vigore nell’incontro con Laura e nella sua provenienza da quella Trieste laboratorio di un irredentismo il cui unico fine era la libertà dall’occupazione straniera e l’italianità. Un irredentismo, il loro, del tutto diverso dal contesto politico italiano e dai modi brutali del fascismo romano. Le differenze con Roma sono evidenti. Dallapiccola, già dai primissimi anni Trenta, pur totalmente immerso per educazione famigliare nel “dramma millenario” dell’irredentismo, nonostante gli opportunismi di un giovane il cui futuro resta tutto da inventare (ciò che impone compromessi praticamente a tutti), rimane un uomo estraneo al pensiero fascista, visto il radicamento nella sua opera del concetto di libertà. Così, volutamente, evita ogni contatto con quella folla di compositori legati al regime, che non mancarono di distinguersi per fatti che nulla avevano a che vedere con la musica. Indicativo in tal senso l’episodio del Manifesto musicale, famigerato documento redatto da Ottorino Respighi, Giuseppe Mule, Ildebrando Pizzetti, Riccardo Zandonai, Alberto Gasco, Alceo Toni, Riccardo Pick-Mangiagalli, Guido Guerrini, Gennaro Napoli e Giulio Zuffellato, e destinato a colpire Alfredo Casella e Gian Francesco Malipiero, rei di internazionalismo (che pure erano fascisti anche loro!). L’utilità di tale documento serve a identificarne i firmatari, che rappresentano in Italia il retrivo passato: con nessuno di loro Dallapiccola condivise mai alcunché.
Nel corso della primavera del 1931 avviene l’incontro di Laura con Luigi Dallapiccola: da quel momento la sua vita trascorre nel segno del grande compositore al quale, da subito, la unisce una partecipazione assoluta alle vicende musicali. In occasione del compleanno del 1932 riceve da Dallapiccola dodici rose rosse.
Nel biennio 1932-1933 che precede e segue il conseguimento della laurea, Laura frequenta la Scuola per Bibliotecari e Archivisti paleografi, sempre presso l’ateneo fiorentino. Subito dopo il conseguimento della laurea e della specializzazione, ottiene l’incarico di Bibliotecaria alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, dove viene assunta il 31 luglio 1933: sarà la sua professione definitiva.
Già, il 1932. L’anno che galvanizzò gli italiani con la Crociera del Decennale. A Bologna Giuseppe Mulè, con l’ausilio di Adriano Lualdi e di Ennio Porrino e il supporto propagandistico di Alceo Toni, organizza la Mostra dei Musicisti Fascisti; mentre Guido Pannain si faceva ideologo, mettendo al bando Schönberg. I Dallapiccola, Luigi e Laura, si tengono totalmente in disparte da tali personaggi e manifestazioni.
La vicinanza di Dallapiccola a certe espressioni del regime (prende la tessera nel 1933), compromesso ineludibile per poter progredire nel proprio percorso professionale, alimentano la “sofferenza” dei Dallapiccola nel corso della loro maturazione umana e spirituale, alimentando forti conflitti con le loro coscienze, che negli anni delle leggi razziali saranno infine traumatici.
La crisi profonda determinata dallo iato fra gli eventi storici, che in larga misura contribuiscono anche alla fortuna professionale di Luigi, da un lato, e il rigore spirituale, la morale interiore, che caratterizzano totalmente la natura di entrambi, Luigi e Laura, dall’altro, esplode con evidenza in occasione delle leggi razziali.
Prima risposta in musica a questa crisi saranno le Tre Laudi, una «protesta in forma religiosa contro le aberrazioni della politica fascista» in cui compare per la prima volta, con un nuovo melos tutto dallapiccoliano, una serie dodecafonica completa, la prima. I primi passi sulla strada della dodecafonia come incipiente “apertura degli occhi” sulla realtà politica: era stato necessario quasi un anno di inattività compositiva, dopo i Cori, per risolvere tanti problemi che – finalmente – il compositore avvertiva urgere alla sua coscienza. Non è un caso, forse, che in quel 1937, in cui avviene l’assassinio dei fratelli Rosselli in Francia, il 9 giugno, Dallapiccola scriva le Tre Laudi. Un evento funesto che certamente lo riconduce con la memoria a quell’antica frequentazione, e che determina il nocciolo di una inevitabile abiura del mondo fascista.
Le Tre Laudi – una delle più belle preghiere del Novecento musicale – sono il primo tassello di un ravvedimento che lo porterà, congiuntamente a Laura, a un antifascismo radicale: la libertà, supportata dalla preghiera, diventa d’ora in poi il centro di ogni loro pensiero, musicale e non. La dodecafonia sarà da questo momento il manifesto imprescindibile dell’antifascismo di Luigi Dallapiccola.
Nel 1936 Laura lascia la sua casa in Via Faentina e si sposta in Viale Regina Margherita, 28, in un appartamento appositamente cercato da lei stessa per dare inizio alla convivenza con Luigi. Scelta ardita e coraggiosa per l’epoca. Ormai le scelte sono compiute. Il 23 gennaio 1938 Laura viene battezzata ed entra a far parte formalmente della comunità cattolica
1938. Gennaio 23. Coen Luzzatto Laura Domitilla Maria di Raffaele Moise fu Giacomo e della Irma fu Carlo Fano, P[arrocchia] S[an] Marco Vecchio, nata a Trieste il 9 febbraio 1911. Comp[are] Comm. Dott. Alberto Paoli P[opolo] S[an] Michele Visdomini, Com[are] Luisa Guerra in Materassi. Batt[ezzata] (ex licentia) del M[ons.] R[everendo] Don Alessandro Brignoli nella Chiesa della Compagnia di S. Antonio [in via degli Alfani] coll’Assistenza del Sac. Emilio Borrini. Sac. Galileo Danti registro4.
Il battesimo è funzionale al matrimonio con Luigi Dallapiccola, che viene celebrato nella chiesa di San Marco Vecchio il 30 aprile 19385. Luigi e Laura affrontano insieme le leggi razziali, un dramma che, se possibile, li rende ancora più uniti.
“Per tre mesi ancora Laura sarà impiegata alla Biblioteca Nazionale, e resterà ancora la migliore delle impiegate. I provvedimenti non possono togliere l’intelligenza a chi la possiede ne possono togliere la fedeltà al proprio impiego a chi sa essere fedele al lavoro (Luigi Dallapiccola, Lettera a Malipiero, 15 novembre 1938)”.
Nei tre mesi vissuti in apnea, Luigi e Laura sperano che, come moglie di un non-ebreo, lei possa conservare il suo posto di lavoro, ma dai loro scritti si comprende come le speranze siano ormai minime:
“Qui si vive aspettando. Sono – anzi siamo – sospesi e posdomani sera avremo la nostra sentenza (Luigi Dallapiccola, Lettera a Malipiero, 10 novembre 1938) . […] Mia moglie ed io ormai rassegnati all’inevitabile e non più ormai lontana nostra sorte, si vive in profonda malinconia (Luigi Dallapiccola, Lettera a Malipiero, 6 ottobre 1938) “.
Come tutto lasciava prevedere, il 1° marzo 1939 Laura è costretta a lasciare l’incarico. Dallapiccola chiede aiuto a Guido Maggiorino Gatti, sollecitando un possibile biglietto di presentazione per Laura presso varie case editrici, anche cattoliche (Laura è ormai battezzata), per traduzioni dal francese e dal tedesco, o per compilazioni bibliografiche, correzioni di bozze di stampa, anche in lingua latina o greca (Luigi Dallapiccola, Lettera a Gatti, 26 novembre 1938). Laura si impegna di lì a poco a tradurre Scritti e pensieri sulla musica di Busoni, riscattando così la propria disoccupazione. È reintegrata nel ruolo il 1° settembre 1944 con Decreto del Ministro della Giustizia Arangio-Ruiz, diventando allora Vice Direttrice della Biblioteca Nazionale di Firenze. Il 1° dicembre 1944 nasce la figlia Annalibera, un nome, un’altra storia.
Il 30 dicembre 1949, a soli trentanove anni, Laura lascia volontariamente il suo prestigioso incarico di “Direttrice di Biblioteca di III classe”, per dedicarsi completamente a suo marito, della cui opera musicale già allora percepisce appieno l’importanza, e alla figlia di cinque anni.
FINE PRIMA PARTE
Il testo complessivo è in tre o quattro parti
Foto di copertina: Laura Coen Luzzato e Luigi Dallapiccola nel giorno del loro matrimonio