La vita è meravigliosa: 70 anni e non sentirli

-di Tommaso Tronconi-

9 dicembre 1946: a Los Angeles si tiene la proiezione in anteprima privata del film La vita è meravigliosa, alla presenza di Clark Gable, Gary Cooper e molte altre celebrità dell’epoca. Undici giorni dopo, il 20 dicembre, al Globe Theatre di New York è il momento della première pubblica. È l’inizio di un successo senza pari per una delle commedie drammatiche più amate di sempre, ieri come oggi, nel 2016, anno in cui il film di Frank Capra spegne 70 candeline.

La locandina del film

La locandina del film

Nel periodo natalizio i palinsesti televisivi c’inondano di film sul natale a tutte le ore, dalla mattina presto alla sera tardi. E siamo costretti a sorbirci sempre gli stessi, diventati oramai dei veri e propri must senza i quali il Natale non sarebbe tale: da Una poltrona per due a Il Grinch, da Miracolo nella 34esima strada a Mamma, ho perso l’aereo. Ma quasi mai ci capita di rivedere quello che è il vero padre, il vero Babbo Natale, di tutti i film sotto l’albero: La vita è meravigliosa di Frank Capra. E perché non lo vediamo più sotto le feste? Semplice: perché non è solo un film di Natale. È molto di più. Non a caso Frank Capra affermò: “Quando iniziai a lavorarci non pensai nemmeno ad una storia natalizia. Semplicemente mi piaceva l’idea”.

Un capolavoro assoluto che ricevette cinque nomination agli Oscar del 1947, vinse la Miglior Regia ai Golden Globe dello stesso anno, venne scelto nel 1990 per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, e fu inserito nel 1998 dall’American Film Institute al ventesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.

titolo

I titoli d’inizio.

Ma meriti statistici a parte, perché La vita è meravigliosa dopo 70 anni è ancora fresco come una rosa, un film gigantesco che come un nonno saggio ha ancora molto da insegnare al (giovane) cinema di oggi?
Il primo motivo è puramente emozionale: La vita è meravigliosa ha dentro tante di quelle idee e suggestioni che bastavano per una dozzina di altri film. Il masterpiece di Capra si apre (e circolarmente si chiude) con le gioiose campane dondolanti della sigla della casa di produzione fondata dallo stesso regista, la Liberty Film. Campane che suonano a festa come a ricordarci il grande giorno e come se ci chiamassero a messa la notte del 25 dicembre. Ma campane che sono anche uno degli elementi “magici” del film, attraverso quei campanelli che suonano ogni volta che un angelo mette le ali (in questo caso quel bonaccione di Clarence, interpretato da Henry Travers).
Seguono quindi i titoli d’inizio, con quel libro aperto che si sfoglia da solo e che ci dice subito che siamo di fronte ad una fiaba, una favola senza tempo, e proprio per questo capace di non passare mai di moda. Pochi secondi dopo la prima grande trovata del film: tre stelle in cielo, tra cui Dio, lampeggiando si parlano e convocano Clarence per andare in soccorso ad un uomo, George Bailey (James Stewart), che vuole suicidarsi buttandosi nel fiume. Avete capito bene: tre stelle si parlano, sentiamo le loro voci, umane, nitide, decise, che guardano sulla terra e stabiliscono l’intervento di un angelo custode.

Le tre stelle parlanti in cielo.

Le tre stelle parlanti in cielo.

Entriamo quindi nel cuore del film con una soggettiva che ci mostra il protagonista da piccolo giocare sulla neve con gli amici e il fratello minore. D’ora in poi tutto quello che vediamo è un “sunto” della vita di George Bailey per far capire a Clarence, e a noi spettatori, perché quell’uomo vuole gettarsi di sotto da un ponte la sera di Natale. Ecco quindi che sin dai primissimi minuti ne La vita è meravigliosa c’è già tanto cinema, che continuerà poi con la presentazione di George da adulto con uno spiazzante fermo immagine a mezzobusto e inanellando tutta una serie di scene entrate di diritto nella storia del cinema (si pensi alla “piscina da ballo”, a Donna Reed rimasta senza accappatoio in un cespuglio a bordo strada, al pomello delle scale di casa Bailey che rimane sempre in mano a George, all’esile fiorellino della figlioletta da aggiustare, ecc.) fino al meraviglioso (è proprio il caso di dirlo!) finale.

Fermo immagine di presentazione di George Bailey (James Stewart)

Fermo immagine di presentazione di George Bailey (James Stewart)

Anche a livello tematico c’è già tutto: la contrapposizione tra la morale di George e l’arrivismo inesorabile del suo avversario Henry F. Potter (Lionel Barrymore); la sacralità della vita (“La vita di un uomo è legata a tante altre vite. E quando quest’uomo non esiste, lascia un vuoto” afferma l’angelo); l’acqua che, fonte di vita nel Battesimo, è anche pericolo alla sopravvivenza (come dimostrano il doppio annegamento prima del fratello piccolo di George e poi dell’angelo Clarence). Fino a temi che suonano oggi più attuali che mai, come il rapporto dei cittadini coi soldi da ritirare dalle banche in tempo di crisi economica (mai come negli ultimi anni sentiamo sulla nostra pelle questo aspetto), ma anche la generosità di una comunità che si attiva economicamente per aiutare il prossimo in difficoltà (si pensi alle ingenti somme raccolte a favore dei terremotati di Amatrice e Accumoli da fine agosto).

La vita è meravigliosa è un film che vedeva lungo, ed è questo che lo rende un grande film, anzi un film eterno. Un’opera che a livello narrativo ha coniato quella struttura del racconto cinematografico che, con un lunghissimo flashback, estrapolando spezzoni significativi dalla vita di un personaggio, affronta un lungo arco temporale della storia di un paese, l’America in questo caso, modus raccontandi che forse fino a Forrest Gump (1994) non ha trovato eguali.

pomello

Il pomello delle scale di casa Bailey che rimane sempre in mano a George.

Come se non bastasse, a sottolineare con forza il posto di assoluto rilievo riconosciuto al film di Frank Capra, sono innumerevoli le citazioni apparse lungo la successiva storia del cinema. Da quelle più evidenti in film dedicati proprio al Natale (in Richie Rich e il desiderio di Natale il giovane protagonista, proprio come George Bailey, esprime anch’egli il desiderio di non essere mai nato, in Santa’s Slay una ragazzina chiede al papà se un angelo stesse mettendo le ali dopo che un uomo vestito da Babbo Natale aveva suonato una campana, in The family man vengono ripresi vari risvolti narrativi, ecc.) a quelle più o meno sottese nei film più inaspettati (in Pulp Fiction dopo il ballo la protagonista Mia torna a casa a mo’ di Donna Reed, in Costi quel che costi la pista da ballo della scuola si apre improvvisamente facendo cadere varie persone nella piscina sottostante, in Angel-A di Luc Besson il protagonista sta per suicidarsi buttandosi da un ponte sulla Senna quando un angelo si butta in acqua prima di lui, ecc.).

Tutti esempi, e se ne potrebbero fare molti altri, che ci ricordano come davvero per La vita è meravigliosa sia più che mai valido il detto “70 anni e non sentirli”. E soprattutto di come grazie a film come questo il cinema è meraviglioso.

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