– di Giulia Caruso-
In Irlanda Papa Francesco chiede scusa per le vittime della pedofilia. Ma la chiesa irlandese deve farsi perdonare anche questo. Una storia che sembra un film dell’orrore, invece è accaduto sul serio. Per tantissimi anni.
Medioevo prossimo venturo. Dal 1922 al 1996, solo ora però l’Irlanda chiude un agghiacciante capitolo della propria storia
Regine per un giorno, le donne sopravvissute alle lavanderie della morte, le famigerate Magdalene Laundries, si sono ritrovate nella capitale irlandese ai primi di giugno, per un grande ricevimento in loro onore. Organizzato da Dublin Honors Magdalenes, e da Justice For Magdalenes, il comitato che da anni ha indagato sui crimini commessi sulla pelle delle donne all’interno delle lavanderie gestite da diversi ordini religiosi, è stato finanziato dal governo irlandese. Giusto all’indomani della vittoria del Si al Referendum sull’aborto del 25 maggio 2018.
Non basteranno tutti i fiori della terra. Non basteranno cento cene di gala. Non basteranno nemmeno le scuse in nome della nazione intera, la stretta di mano del presidente della Repubblica, Michael Huggins e del primo ministro Leo Varadkar, a cancellare le lacrime, le infinite sofferenze che hanno segnato la vita e la morte di tante donne irlandesi costrette a lavorare come schiave nelle famigerate Magdalene Laundries, la catena di lavanderie gestite da religiose, istituzioni cattoliche ma anche protestanti tra Irlanda e Gran Bretagna. Donne che sono state internate, spesso per espiare la colpa di una gravidanza fuori dal matrimonio o semplicemente perché colpevoli di essere figlie ribelli. Prostitute strappate alla strada e catapultate in un inferno forse peggiore. Bambine abbandonate dalle famiglie, orfanelle e trovatelle. Donne che ancora mostrano le cicatrici di un passato assai difficile da dimenticare, lo stillicidio di giovani vite umane che si è consumato per decenni. Donne immolate in nome del lavoro che sfrutta e uccide in nome di Dio. Donne, con cui, a più di vent’anni dalla chiusura delle lavanderie della morte, il Governo Irlandese sente il dovere di scusarsi.
E ora eccole qui, in una Dublino parata a festa, scendere dai bus, dagli aerei. Molte arrivano dall’Inghilterra e dagli Usa. Alcune addirittura dall’Australia. Sono in duecento. Settantenni, sessantenni soprattutto, ma anche più giovani. Arrivano all’indomani di una svolta storica nella vita delle donne dell’’Isola. La vittoria del Sì al referendum sull’aborto. Un risultato che senza dubbio cambierà la storia del paese per sempre, dando una spallata al potere della Chiesa Cattolica, che ha sempre pesantemente influito sulla vita sociale e politica irlandese.

Una scena dal film Philomena
Chi ha visto Philomena, il toccante film di Stephen Frears (2013) sa di cosa stiamo parlando. E come non ricordare Magdalene di Peter Mullan (2002), premiato anche al Festival di Venezia, quasi un documento agghiacciante sulla condizione di tante giovani donne e bambine colpevoli solo di esser state violentate, costrette a espiare la loro colpa nei conventi. Oggi a Dublino, tante Philomena, tante Magdalena, si cercano, si riconoscono, si abbracciano.Le loro voci echeggiano nell’elegante sala della Mansion House, dove si svolge il gala dinner in loro onore. Molte di loro sono cosi emozionate da non riuscire ad aprire bocca. Ma i loro occhi parlano invece. E anche tanto. Parlano in nome delle diecimila donne e ragazze passate attraverso le lavanderie dal 1922 al 1996, anno delle loro chiusura, a seguito di una lunga inchiesta a cui partecipò anche Mary Mc Alesee, ex presidente della Repubblica D’Irlanda.
Maeve O’Rourke, consulente legale per Justice For Magdalenes, racconta come sia stato difficile rimettere insieme brandelli di vita, storie e memorie spesso cancellate, identità perdute.
“Molte sono fuggite lasciando l’Irlanda nel tentativo di cancellare il loro passato, per scrollarsi di dosso lo stigma di essere state magdalene. Tante non avevano nemmeno i passaporti per venire qui”
Donne che hanno passato la vita a interrogarsi sul destino delle loro compagne, per poi trovarle oggi. Felici fino alle lacrime che sgorgano ininterrotte.

Il Convento del Buon Pastore, dove si calcola almeno 30.000 donne furono incarcerate per lavorare nella lavanderia (http://www.abandonedireland.com/mc.html)
” Sto cercando una mia amica che oggi deve essere qui, da qualche parte – dice Elizabeth Coppin- 69 anni, la cui odissea personale è cominciata a due anni, quando abbandonata dalla madre e lasciata in balia del patrigno, era stata affidata alle suore dal Tribunale di Kerry. Appena adolescente, dopo essere stata abusata da una suora, ha tentato il suicidio dandosi fuoco. Sopravvissuta, per punizione era stata inviata a lavorare nella Madgalene Laundry di Cork, da cui poi è riuscita a fuggire. Mary e Bridget invece, preferiscono non rivelare i loro cognomi. Si sono ritrovate al tavolo dei drink di benvenuto della Mansion House dopo sessant’anni. Mary, oggi settantasettenne, fu abbandonata da sua madre a sei anni come Bridget. Stesso destino: orfanotrofio e poi lavanderia. Fino a 34 anni. Più fortunata Bridget che invece è riuscita a scappare a 16 anni e a trasferirsi con sua sorella in Inghilterra, dove si è sposata e ha avuto due figli. Entrambe hanno ricordi terribili dei loro anni con le suore.
Bridget ricorda il suo primo giorno da “Maddalena”. “Ero appena arrivata quando fui portata in chiesa di peso. Mi costrinsero a indossare una specie di saio. Poi mi hanno portano in una stanza, dove su un letto c’era una donna in agonia. La suora che mi aveva accompagnata mi aveva detto in tono acido. Vedi questa donna? Non ha mai fatto niente e sta soffrendo per i tuoi peccati !”
Mary ha detto di non conoscere nemmeno la sua età fino a dieci anni fa, quando finalmente è riuscita a scoprirla grazie all’aiuto di un avvocato. “Ho dovuto lottare di tribunale in tribunale per conoscere la mia vera identità. Erano suore e avevano dedicato la loro vita a Dio – conclude Bridget- Avrebbero dovuto prendersi cura di noi. E invece ancora oggi continuo a chiedermi perché erano così crudeli “.
L’Irish Research Council in collaborazione con l’ University College di Dublino, per anni e anni ha raccolto decine di testimonianze nel Magdalene Laundries Oral History Project. Le testimonianza di Bridget e di Mary, come quelle di molti altre sopravvissute, sono ora state trascritte per essere consegnate alla Storia.

Una magdalene laundry nel secolo scorso ( The Mirror)