-di Tommaso Tronconi-
“Il cinema: una donna nuda e un uomo con la pistola”. Così la pensava Dino Risi, che di western non ne ha mai girati. Provate però a vestire la donna (magari lasciandola un po’ scollacciata) e metterle in mano una pistola. Il risultato è una piccola grande rivoluzione nel genere western.
Jane Got a Gun (2016) di Gavin O’Connor è solo l’ultimo degli western con protagonista una donna armata di fucile o pistola, donna tutta d’un pezzo, padrona di sé e del suo destino, nonché degli uomini (non a caso la pistola è simbolo fallico per definizione).
Questa è Jane, interpretata da Natalie Portman, una donna che con gli uomini, e le armi, ha fatto il bello e il cattivo tempo. Jane è infatti riuscita a rifarsi una vita con il marito Bill Hammond, delinquente che l’ha salvata dalle angherie degli uomini del temibile John Bishop (Ewan McGregor). Ma quando Bill torna a casa moribondo con la schiena crivellata di colpi, Jane decide di prendere in mano la situazione (e un’arma da fuoco) per salvare la sua famiglia da Bishop e dai suoi scagnozzi. Ma per riuscirci non può che chiedere aiuto al suo ex amante, Dan Frost (Joel Edgerton).
Partiamo col dire che Jane Got a Gun è innanzitutto un gran bel film e un gran bel western. In tempi recenti, dopo il memorabile ed epigrafico (per il genere western) Gli spietati (Unforgiven, 1992) di Clint Eastwood, oltre al duo tarantiniano Django Unchained e The Hateful Eight (che però a ben vedere non sono propriamente e solamente degli western), ricordiamo il sottovalutato Open Range – Terra di Confine di Kevin Costner. Jane Got a Gun è un film teso, che comincia al trotto e finisce al galoppo, che sa sposare i topic ma non i cliché del genere. Una vicenda originale e una messinscena che hanno il pregio di non mostrare troppi influssi derivanti da film precedenti. Forse il più evidente, e trasversale, è Cane di paglia (Straw Dogs, 1971) di Sam Peckinpah (che al western ha regalato quella perla de Il mucchio selvaggio) per l’ambientazione domestica che diventa fortino (in)espugnabile dall’attacco esterno di un manipolo di nemici.
Jane Got a Gun: un’opera che sin dal titolo mette al centro un binomio che è tutto un programma, ossia donne e pistole. E lo lega ad un nome non scelto a caso: Jane. Jane come quel soldato interpretato da Demi Moore in un noto film del 1997 diretto da Ridley Scott. Ma soprattutto Jane come Calamity Jane, ricordata per essere stata, nella seconda metà dell’Ottocento, il primo pistolero donna. Di certo non un personaggio raccomandabile, né tantomeno da prendere a modello: sin da giovanissima un vero e proprio maschiaccio, dedita al gioco d’azzardo e all’alcool, a proprio agio in abiti maschili e con un bel boccale di birra in mano (nell’altra teneva la pistola). Insomma, non un angelo del focolare né una buona madre premurosa.
La Jane di Gavin O’Connor è entrambi i lati della medaglia: sia madre coraggio che racconta le favole alla figlioletta prima della buonanotte e moglie che stende la pasta in attesa del ritorno del marito, sia una donna che non esita a vendicarlo quando l’uomo torna a casa con otto pallottole nella schiena. Insomma, cazzuta ma non mascolina, e con una indubbia dose sensuale e femminile.
Ecco, Jane Got a Gun non è la prima (e di certo non sarà l’ultima) delle donne pistolere seminate nella storia del cinema. Sia ben chiaro: la donna nel genere western ha da sempre un ruolo importante ma allo stesso tempo marginale, per lo più nelle vesti della sciantosa da bar o meretrice del saloon. Ma di donne armate non ce ne sono state molte. Jane ci permette di ricordarne alcune, che di certo hanno segnato anche la sua indole di cowgirl del Terzo Millennio.
Del 1946 è Duello al sole di King Vidor. Produttore è David O. Selznick, determinato a replicare il successo di Via col vento. Duello al sole è un melodrammone, una love story in contesto western indimenticabile per il duello finale tra le rocce tra Gregory Peck e Jennifer Jones, allo stesso tempo lotta tra i sessi e furente dichiarazione d’amore.
D’impareggiabile sensualità l’accoppiata Claudia Cardinale e Brigitte Bardot ne Le pistolere (1971) di Christian-Jaque (un tentativo goffamente e sterilmente imitato nel 2006 in Bandidas dalla coppia Salma Hayek e Penélope Cruz). Entrambe col décolleté sempre in bella vista, furono una vera sfida alla censura. Censura che, circa trent’anni prima, nel 1943, aveva colpito Il mio corpo ti scalderà (The Outlaw) di Howard Hughes. Nel bel mezzo dell’ennesimo scontro tra Doc Holliday e Billy the Kid, emerge l’esordio sullo schermo della ventiduenne Jane Russell. Di prorompente bellezza e strabordante sensualità, tutta abiti succinti e pose dall’inevitabile richiamo erotico, sin dalle locandine del film la giovinetta rimase facilmente impressa nella memoria collettiva del tempo (e di oggi). Il film fu bacchettato dal Codice Hays (che dettava gli standard di moralità per le pellicole cinematografiche) e scatenò un enorme polverone sul buon gusto del nudo nel cinema, tanto che in Italia il film uscì solo nel 1949 tagliuzzato di ben 11 minuti.
Altrettanto degno di nota è Johnny Guitar (1954) di Nicholas Ray, che non solo ha lanciato la figura della donna manager nel Far West, ma ci ha anche regalato uno dei pochi western in cui è possibile assistere ad un duello alla pistola fra due donne, ossia Vienna (Joan Crawford) e la rivale Emma (Mercedes Mc Cambridge). Duelli nei quali si trovava come a casa il personaggio di Ellen (Sharon Stone) in Pronti a morire (1995) di Sam Raimi. Protagonista una donna che torna alla città natale per partecipare al torneo della pistola più veloce del West, torneo indetto da uno spietato governatore che, quando lei era ancora una ragazzina, le uccise il padre, al tempo sceriffo.
Per concludere, a suo modo una sorta di cowgirl è anche la giovanissima Mattie Ross, protagonista de Il Grinta (1969) di Henry Hathaway, film noto al pubblico di oggi grazie al remake del 2010 dei fratelli Coen con protagonista un bendato Jeff Bridges. Anche Mattie, come Ellen di Pronti a morire, in tenera età rimane orfana del padre, ucciso dallo spietato Tom Chaney. Decisa a vendicare il genitore, la ragazzina si affida al malmesso ma pragmatico Rooster Cogburn, detto il “Grinta”. La Jane di Natalie Portman potrebbe essere sua sorella maggiore. Della serie: piccole donne (pistolere) crescono.