–di Tommaso Tronconi–
«Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film, Roma città aperta e Paisà, e mi sono piaciuti molto. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, che non si fa quasi capire in francese e che in italiano sa dire solo “ti amo”, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei».
Questo il primo contatto, epistolare, tra Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, contatto che dà avvio non solo alla breve ma intensa fase della Bergman nel cinema italiano, ma anche al sodalizio amoroso che la legò al “padre fondatore” del Neorealismo italiano. E quel furtivo “ti amo”, che (non) a caso è l’unica battuta in italiano da lei pronunciata in un suo film americano, già nascondeva e denunciava il seme di un feeling che presto sarebbe andato oltre la pura collaborazione di lavoro sul set.
A questa lettera, giunta nella mani del “Signor Rossellini” nella primavera del 1947, il regista rispose con un telegramma solo un anno dopo, l’8 maggio 1948, dicendo di aver ricevuto la missiva nel giorno del suo compleanno (sarà stato vero?), che sognava di fare un film con l’attrice svedese, che avrebbe fatto il possibile per trasformare quel sogno in realtà e che a breve le avrebbe inviato maggiori dettagli sul film che intendeva proporle: un copione destinato in origine ad Anna Magnani, al tempo sua compagna, e ambientato a Stromboli. Rossellini invia quindi alla Bergman la prima stesura del soggetto e riesce ad incontrarla tra l’estate e il settembre del 1948 quando la donna è in Europa, impegnata sul set de Il peccato di Lady Considine di Alfred Hitchcock.
Nel marzo 1949 Ingrid Bergman arriva in Italia e comincia la lavorazione di Stromboli terra di Dio (1949). Il sogno di cui Rossellini parlava nel telegramma diventa realtà. Il set pullula di fotografi e giornalisti e sui giornali non solo escono indiscrezioni sull’inizio di una relazione sentimentale fra il regista e l’attrice, ma addirittura la notizia che la Bergman è incinta. Agli occhi degli Americani è uno scandalo: l’attrice passa da santa ad “adultera da lapidare”, ad “apostolo della degradazione di Hollywood”, espressioni di una macchina del fango (come la chiameremmo oggi) mai vista prima. Suo marito, Peter Lindstrom, chiede il divorzio e le toglie la figlia. La Bergman reagisce: nel 1950 sposa Rossellini e presto nasce il primo figlio, Roberto Rossellini jr, detto Robertino (nel giugno 1952 nasceranno le gemelle Isotta Ingrid e Isabella). Mentre si consuma la nuvola del gossip, nelle sale esce Stromboli e per il pubblico è un nuovo scandalo: la Bergman è on screen senza trucco, col volto polveroso e rigato dalle lacrime, con la goccia al naso e spettinata. In primo piano tutto il suo essere donna prima che attrice. Celebre la sequenza finale sul vulcano:
Rossellini fa quindi a pezzi il suo essere diva hollywoodiana tanto acclamata. La priva di ogni trucco ed effetto speciale, portando a galla la donna vera e autentica. Così, di colpo, nel giro di un (primo) film, la coppia Bergman-Rossellini spazza via anni di star system americano. È l’inizio di una “via del cinema” che unisce Rossellini e la Bergman lungo tutti e sei i film fatti insieme: dopo Stromboli (1949) seguirono Europa ’51 (1951), il terzo episodio di Siamo donne (1953), Viaggio in Italia (1954), La paura (1954) e Giovanna d’Arco al rogo (sempre del 1954). Ed è proprio nel secondo film, Europa ’51, che Rossellini infligge un altro colpo basso allo star system: nel film la Bergman è una giovane signora borghese che, dopo aver perso il bambino di otto anni (che si sentiva trascurato dei genitori), “fugge” nelle periferie romane per spogliarsi, come una moderna versione femminile di San Francesco, di quanto ha a contatto con i più poveri della città; ritenuta pazza, viene rinchiusa dalla famiglia in una clinica psichiatrica. È una nuova demolizione dell’iconologia del divismo hollywoodiano, speculare a quella che poi Rossellini, sempre nel ’51, attua proprio “ai danni” del patrono d’Italia in Francesco giullare di Dio, dove l’uomo, semplice e umile, emerge dalla “veste” del santo.
Ma ulteriore punto di svolta nella carriera della Bergman è Viaggio in Italia (1954), in cui l’attrice si fa incarnazione del cinema moderno, ossia di una nuova maniera di raccontare e guardare, la realtà come il cinema. Con lei, e con questo film, si spalanca quella che possiamo definire la seconda fase della settima arte, ovvero quella di cinema come sguardo, che ha visto gli albori nel Neorealismo e vedrà piena compiutezza nei registi della Nouvelle Vague francese degli anni Sessanta. Insomma, con e tramite Ingrid Bergman il cinema impara e inizia a guardare, oltre che narrare, come nella celebre sequenza di Viaggio in Italia all’interno del Museo Nazionale di Napoli:
Il viaggio in Italia di Ingrid Bergman si conclude nel 1956, anno del suo ritorno a Hollywood con Anastasia, film che le valse il suo secondo Oscar. Ma di questo, degli ultimi anni della sua carriera e in particolare di Sinfonia d’autunno ci parlerà la prossima settimana il pezzo di Andrea Chimento, il quarto e ultimo di questo lungo speciale interamente dedicato a Ingrid Bergman.
OMAGGIO A INGRID BERGMAN. Puntate precedenti: