-di Valeria Ronzani-
Ecco le immagini di ciò che Galileo Chini era andato a fare in Siam.
Entrato nella storia thailandese come il pittore dei ‘due regni’, è celeberrimo laggiù, tanto che la grande retrospettiva che gli è stata dedicata pochi anni fa ha raggiunto il milione di visitatori.
Grazie alla disponibilità della nipote Paola, noi pubblichiamo una documentazione inedita eccezionale: le foto che Galileo Chini scattò durante il suo viaggio via mare da Genova a Bangkok nel 1911 e durante la sua permanenza alla corte di Rama V e Rama VI nei due anni successivi. VEDI IL VIAGGIO DI GALILEO CHINI
La personalità artistica di Galileo Chini (1873 – 1956) è una delle più poliedriche e complesse a cavallo fra Otto e Novecento. Protagonista di tante stagioni che hanno innovato l’arte italiana in senso europeo. Forse troppo europeo per i ristretti confini di certa critica molto toscaneggiante che lo ha relegato in un ambito provinciale, consono più ai loro studi che all’artista. Fu lui che introdusse l’Art Nouveau in Italia, come fu lui che conobbe un’evoluzione artistica affine se non premonitrice all’Arts and Crafts internazionale. Gradissimo decoratore, capace di portare all’apice l’arte della ceramica (fondò la manifattura “L’Arte della Ceramica”, poi “Le Fornaci San Lorenzo”), partecipa a tutte le principali esposizioni internazionali. Fu scenografo per Puccini, grande maestro di affresco, pittore intimo e cupo negli ultimi anni della sua vita, quando la vista lo stava abbandonando. A noi piace però citare un ricordo dell’uomo Chini, che ne rivela la forza morale e la
grettezza di tanti mediocri. Perché Chini fu l’unico che, in occasione della visita a Firenze di Adolf Hitler, accolto da Mussolini in pompa magna, con una città ricoperta di stendardi e bandiere con le svastiche, ebbe il coraggio di obiettare che la nostra arte non aveva bisogno di tali decori, anzi. Affermazione che gli costò l’espulsione dall’Accademia di Belle Arti a cura del solerte consiglio accademico, con qualche collega che ne rilevò premurosamente la cattedra. Riammesso con ogni onore alla fine della guerra, quando improvvisamente si faceva a gare a omaggiarlo, rispose con un amarissimo (e splendido) dipinto che donò all’Accademia.
Ma veniamo al Siam (l’attuale Thailandia), una storia molto precedente. Rama V fu grande re, monarca illuminato che modernizzò il paese, difendendone l’indipendenza in anni di colonialismo arrembante; rimase folgorato alla Biennale veneziana del 1907, dalla “Sala del sogno” di Chini. E lo volle assolutamente per la decorazione del nuovo Palazzo del trono che gli architetti italiani Annibale Rigotti e Mario Tamagno avevano appena edificato. Così Chini, già famoso, se ne partì alla volta di quella terra lontana con un sontuoso contratto di ben 100.000 lire in tasca, che avrà suscitato non poche invidie. Ma non fu quella la molla, perché il fascino dell’Oriente già si respirava nella sua arte e circolava in Europa. Un amore e una lezione che non lo abbandoneranno più.
Galileo giunge in Siam, a Bangkok , nella tarda primavera del 1911. Ci resterà fino all’autunno del 1913, realizzando la fastosa decorazione del Palazzo e una serie di dipinti vibranti di luci e colori, partecipi di tanti aspetti della vita siamese. Non dimenticherà mai quelle atmosfere, che lo ispireranno fino a tutti gli anni ’40 e di cui sono partecipi le decorazioni della sua Casa delle Vacanze a Lido di Camaiore. Porta con sé una stupenda collezione di oggetti siamesi e cinesi, che donerà al fiorentino Museo di antropologia.
Il Palazzo del trono a Bangkok, edificato dagli architetti italiani architetti italiani Annibale Rigotti e Mario Tamagno
Le immagini di questo articolo ci sono state tutte fornite dalla generosità della nipote dell’artista, Paola Polidori Chini, come quelle che illustrano la cronaca del viaggio, in gran parte inedite. In quello che allora si chiamava Siam Chini resterà tre anni, dal giugno 1911 al settembre 1913, chiamato da Rama V a decorare la sala del trono nel Palazzo Reale che gli architetti Annibale Rigotti e Mario Tamagno progettavano col linguaggio dell’Occidente. Sotto la direzione dell’ingegner Carlo Allegri,che da più di vent’anni lavorava in Siam secondo canoni europei. Qui Chini dipinse tre mezze cupole, una grande lunetta e la vasta cupola dello scalone, illustrandole, parte a fresco e parte a calce viva, con fatti storici e allegorie. Dirigendo anche la decorazione delle altre parti dell’edificio secondo una grammatica orientale. Riportando da quell’esperienza un tale arricchimento di suggestioni, colori, luci che si riverberano potenti in una serie di splendidi dipinti, conservati in massima parte nella Casa delle vacanze al Lido di Camaiore. E che faranno di lui un ‘unicum’ stilisticamente, ben riconoscibile nella sua matrice stilistica anche nelle profonde mutazioni che la sua arte conoscerà nel corso degli anni.