Il golpe turco: fatti e teorie

Data: luglio 25, 2016

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-di Daniele Milazzo –

Una cronologia dei fatti e una riflessione a mente lucida su quelle ore che rischiano di sconvolgere l’intero continente 

Tutti golpisti da salotto e tutti attenti lettori di Tecnica del colpo di stato di Curzio Malaparte: è il panorama di larga parte degli italiani che hanno commentato i recenti avvenimenti del tentato golpe turco, persone che spesso hanno idee e notizie confuse sull’erede dell’impero ottomano, come testimonia un orrendo strafalcione a RaiNews24 durante la diretta degli avvenimenti, in cui una incauta giornalista ha affermato che la Sublime Porta avrebbe ceduto il passo alla repubblica turca dopo la seconda guerra mondiale (è successo nel 1922, vedi caduta dell’Impero Ottomano).

Subito dopo gli avvenimenti di venerdì 15 sono fioccate nei vari media italiani teorie che vorrebbero spiegare in modo semplice cosa è successo. Eccole in breve, insieme alle ragioni per cui sono errate.

 

 Teoria 1: Autogolpe: è tutto un falso colpo di stato organizzato da Erdoğan.

È la tesi sposata dall’opposizione turca di Deniz Baykal del CHP e rilanciata da Fethullah Gülen. Ad alimentare il fuoco della teoria cospirazionista ci sono riflessioni sulla ridotta durata dell’azione o la mancata cattura del presidente, che avrebbe dovuto essere il primo passo per l’attuazione del golpe. È una tesi che appare spesso su vari giornali, ma che si dimostra infondata a una lettura attenta dei fatti. Recep Tayyip Erdoğan non aveva bisogno di un falso golpe per procedere a una riforma costituzionale né per dimostrare di avere l’appoggio popolare (il suo partito, l’AKP, ha trionfato alle elezioni del 2015), né per accentuare i passi della sua agenda politica. Se questa tesi fosse vera, il presidente turco avrebbe dovuto coinvolgere una serie di ufficiali a lui ostili e far guidare da loro un golpe che avrebbe dovuto rientrare dopo poche ore per poter permettergli di perseguire i suoi fini, tra cui smantellare parte dell’esercito. Il cui prodest non è ammissibile come prova. È come se Erdoğan avesse pianificato un autoattentato convincendo una persona a lui ostile a sparargli contro con una pistola carica, ma mettendosi d’accordo nel non essere colpito in parti vitali, per poi avere una giustificazione per eliminare la persona che ha sparato.

 Teoria 2: Erdoğan sapeva del complotto ma lo ha lasciato fare così da poterlo sopprimere.

Insensato: pensare che Erdoğan metta a rischio la propria vita e la presidenza lasciando innescare un golpe stimando che non possa riuscire è una teoria che non può reggere. Se voi foste al suo posto, correreste questo rischio? Bisogna avere una fiducia assoluta che la polizia e la gente non si schierino con i militari, che marina e aviazione non supportino l’esercito, che la gente scenda effettivamente in piazza invece di rinchiudersi in casa, che le cancellerie internazionali non si schierino con i rivoltosi. Un azzardo che nessuno rischierebbe di correre. Usando la metafora precedente, è come se sapessimo che qualcuno ci vuole sparare ma lo lasciassimo fare sapendo che ha una pessima mira così da poterlo poi eliminare. Voi correreste questo rischio?

Teoria 3: Il golpe è stato organizzato dagli USA.

È vero che la CIA ha una lunga tradizione di golpe tentati (e spesso riusciti), ma bisogna ricordare che il golpe è stato dichiarato fallito nel momento in cui gli Stati Uniti, per primi, con una dichiarazione di Barack Obama, hanno chiaramente sostenuto il governo di Erdoğan contro i ribelli. I vari ministeri degli esteri dell’Unione Europea hanno atteso – casualmente? – un input esterno prima di schierarsi apertamente. È chiaro che nella situazione attuale, in cui la Turchia è un paese chiave per gli interventi militari in Siria, i cambiamenti politici sono seguiti molto da vicino: perciò, piuttosto che un golpe, sarebbe stato molto più probabile per eventuali influenze della CIA sostenere i gruppi di opposizione interni nel paese per manifestazioni di piazza simili alle varie primavere arabe o rivoluzioni arancioni. Se il golpe fosse stato organizzato con un beneplacito statunitense, non sarebbe stato abbandonato mentre avrebbe potuto ancora resistere. Tuttavia lo stesso Erdoğan ha indirettamente accusato gli USA di essere gli istigatori del tentato golpe e menzionato «altri paesi» come sostenitori della rivolta. Questa reazione imprevista sta minando i rapporti, finora ottimi anche se inaspriti negli ultimi mesi, della Turchia con gli Stati Uniti. Non solo: il mattino successivo al tentato golpe è stata interrotta dal governo la fornitura di energia elettrica alla base di Incirlik, utilizzata dalla coalizione anti-Isis a guida Usa, causando immediate proteste del segretario di stato Kerry. Obama si è dichiarato «deluso». La proclamazione di uno stato di emergenza di tre mesi, ovvero l’ottenimento di poteri assoluti e la sospensione delle garanzie costituzionali peggiorerà i rapporti della Turchia con USA e UE.

Teoria 4: Il golpe è fallito perché è stato fatto male.

Non è proprio così: i golpisti hanno dimostrato di avere le idee abbastanza chiare su cosa fare e come. Che non ci siano riusciti è un altro conto. Le azioni sono state coordinate in due città distanti tra loro (Ankara e Istambul). Hanno bloccato i vertici dell’esercito che non erano dalla loro parte, interrompendo la normale catena di comando e paralizzando il resto dell’esercito che non era a conoscenza del golpe. E dimostrano di aver letto almeno Coup d’État. Il manuale pratico Edward Luttwak quando afferma che il supporto dell’intero esercito è necessario solo al termine, per evitare il contro-golpe. A contrastare i golpisti non è stato il resto dell’esercito, ma polizia e servizi. Hanno cercato con successo mediocre di bloccare comunicazioni e telecomunicazioni, di occupare le infrastrutture chiave e luoghi di potere. Hanno fallito nel bloccare Erdoğan, ma sono riusciti a costringerlo a mostrarsi solo attraverso FaceTime, e in quel momento l’immagine del presidente è stata indebolita. Non hanno voluto mostrarsi in pubblico, dando un volto al golpe, ma bisogna chiedersi: quale volto avrebbe potuto essere? Dalle notizie apparse successivamente sembra che si volesse costringere il capo di stato maggiore Hulusi Akar, che ha dichiarato di essersi rifiutato di collaborare. Se l’uomo in divisa che legge un comunicato fosse stato un basso grado dell’esercito i golpisti sarebbero sembrati più importanti? Proviamo a fare un parallelo con la Rivoluzione dei garofani, l’unico golpe militare di un paese all’interno della NATO, avvenuto nel 1974. Il golpe iniziò a mezzanotte e mezza del 25 aprile, la tv pubblica fu occupata solo alle 3:10, l’aeroporto di Lisbona alle 4:20; alle 9:30 vari ministri e personalità si liberano dal controllo dei ribelli e si rifugiano in una caserma lealista. L’annuncio dei ribelli di aver “preso il paese” fu fatto solo alle 11:45. Differenza importante: nonostante i militari golpisti chiedessero ai civili di rimanere a casa fu l’appoggio della popolazione a determinare il successo dell’operazione, insieme al rifiuto dei militari lealisti di sparare sui loro commilitoni ribelli. Appoggio popolare che, nel caso turco, è stato dato al presidente Erdoğan.

 

Gli sviluppi della situazione

A distanza di qualche giorno dagli avvenimenti si è assistito a una purga staliniana all’interno dello stato turco. La rapidità degli arresti di migliaia di persone ha stupito molti commentatori, che sospettavano fossero già pronte liste di proscrizione. Cosa probabile, ma che non è una prova a favore della teoria dell’autogolpe.

Recep Tayyip Erdoğan sta procedendo a passi sempre più veloci con un contro-golpe, sbranando le istituzioni statali e dimostrando di voler perseguire una repressione feroce. L’eliminazione – anche fisica – di migliaia di persone è iniziata e nei prossimi giorni continuerà attraverso le accuse di «gulenismo». Con la proclamazione dello stato di emergenza ci sarà una trasformazione presidenzialista e semi-dittatoriale, con l’asservimento all’esecutivo sia dell’esercito che degli organi giudiziari. Questo, all’interno della Turchia, è facile da prevedere. Cosa accadrà invece all’esterno, con una guerra che continua silenziosa in Siria, è da vedere.

 

 


I fatti essenziali: una cronistoria documentata

21:30 il vice capo di stato maggiore Yaşar Güler, il capo dell’esercito Salih Zeki Çolak e il comandante generale dell’aeronautica Abidin Ünal sono arrestati dai loro aiutanti e dalle guardie personali, assistiti da membri delle forze speciali. La notizia sarà diffusa solo l’indomani.

 22:00 reparti blindati della Jandarma, la polizia militare dell’esercito, occupano i due ponti sul Bosforo. È il collegamento tra Asia e Europa. Pochi minuti dopo ci sono jet ed elicotteri su Ankara, la capitale, e Istambul. La notizia viene lanciata dalle agenzie di stampa.

22:19 sono riportati spari nei pressi del parlamento turco e alle 22:22 c’è un tentativo di bloccare i vari social network. Il primo ministro Binali Yıldırım conferma ai media che «è in atto un tentativo di colpo di stato»

22:25 dei militari riescono a entrare nella sede della TRT di Ankara, la tv di stato.

22:39 È fatto leggere un annuncio dalla giornalista Tijen Karaş in cui  si dichiara che «Le forze armate turche hanno preso il controllo per restaurare l’ordine costituzionale, la democrazia, mantenere i diritti umani e tornare alla libertà». Dopo l’annuncio le trasmissioni sono interrotte.

22:41 sono stati occupati da militari gli aeroporti di Ankara e Istambul; nei minuti successivi sono riportate sparatorie al quartier generale della polizia di Istambul. La CNN Turk diffonde la notizia che «Erdoğan è al sicuro».

22:42 NTV diffonde la notizia che il capo di stato maggiore delle forze armate, Hulusi Akar, è stato preso in ostaggio ad Ankara.

22:53 molta gente in strada nelle varie città, lunghe file per prelevare risparmi dal bancomat, fare scorte di acqua e alimentari. I militari nelle strade di Istambul intimano alla gente per strada di tornare a casa in quanto è in vigore un coprifuoco.

23:00 dalla TRT un nuovo annuncio proclama la costituzione di un Consiglio di pace. Lo staff di Erdoğan comunica alla Reuters che «il presidente è in un luogo sicuro».

23:13 la TRT legge un comunicato delle forze armate in cui viene  annunciata l’imposizione del coprifuoco e proclamata la legge marziale.

23:18 i militari occupano la sede del partito AKP a Istambul. Continuano le file a bancomat e alimentari.

23:20 le prime dichiarazioni ufficiali dall’estero: Lavrov chiede di «evitare spargimenti di sangue» e John Kerry, che si trova a Mosca, dichiara che «spera per la stabilità e continuità in Turchia».

23:24 dalla TRT un nuovo comunicato dei militari annuncia che «una nuova Costituzione sarà preparata il prima possibile». Si riportano su Twitter colpi d’arma da fuoco nei pressi del palazzo presidenziale ad Ankara.

23:26 Erdoğan si collega tramite FaceTime con la CNN turk, denunciando i golpisti, accusando i golenisti e chiedendo alla gente di scendere in piazza.

23:40 continuano le file a bancomat, supermarket, pompe di benzina.

23:58 si diffondono notizie non controllabili su dove si stia dirigendo Erdoğan in aereo. Vari media riportano come possibili destinazioni la Germania.

00:09 vengono diffusi comunicati dai leader dei principali partiti di opposizione: sia  Kemal Kılıçdaroğlu  del CHP che Devlet Bahçeli  del MHP si schierano contro il colpo di stato e a favore di Erdoğan.

00:18 spari contro i manifestanti sul ponte del Bosforo.

00:30 aumenta il numero delle persone scese in strada; a Istanbul piazza Taskim è occupata da civili con bandiere turche, mentre alcuni militari sono di guardia. Alcuni media occidentali annunciano che si tratta di sostenitori del golpe, altri di Erdoğan.

00:45 varie moschee a Istanbul invitano i fedeli a scendere in piazza.

01:10 gli Stati Uniti prendono ufficialmente posizione sul colpo di Stato in corso. La Casa Bianca, dopo un colloquio tra il presidente americano Barack Obama e il segretario di Stato John Kerry, che si trova a Mosca, fa sapere che Washington «sta con il governo democraticamente eletto».

01:16 su Twitter appaiono le prime immagini di militari turchi fermati e arrestati dalla polizia.

01:23 aerei F16 hanno abbattuto un elicottero dei golpisti.

01:31 la polizia occupa la tv di stato TRT uccidendo 4 golpisti tra cui un ufficiale.

01:38 l’intelligence turca comunica che il golpe è da considerarsi fallito.

02:05 forte esplosione registrata nei pressi del parlamento di Ankara.

02:09 riprendono le trasmissioni dalla TRT, con gli studi invasi dalla folla dei manifestanti; la giornalista Tijen Karaş afferma di essere stata costretta a leggere i comunicati dei golpisti sotto la minaccia di armi da fuoco.

02:25 l’aereo di Erdoğan atterra a Istanbul. 

03:00 confermato l’atterraggio di Erdoğan a Istambul, il presidente è acclamato dalla folla dei manifestanti.

05:30 Hulusi Akar è liberato.

10:32 è confermata l’uccisione di 104 presunti golpisti, l’uccisione di 47 poliziotti e la morte di 41 civili definiti “martiri”. Il golpe è dichiarato “ufficialmente rientrato”.

FOTO DI COPERTINA: TUMAY BERKIN/REUTERS

 

 

 

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