-di Andrea Chimento-
La prima principessa
Era il 21 dicembre del 1937 il giorno in cui il cinema d’animazione sarebbe cambiato per sempre: quella sera, a Los Angeles, ci fu la première di Biancaneve e i sette nani, il primo lungometraggio a colori e il primo in assoluto firmato dalla Disney.
Ispirato all’omonima fiaba dei fratelli Grimm, il film racconta la storia – ormai conosciuta da tutti – di una principessa perseguitata dalla propria matrigna che trova rifugio nella casetta dei sette nani, rimane vittima di un maleficio e viene risvegliata dal bacio del principe azzurro. Il primo elemento grandioso di questo film eterno e monumentale, a cui non pesano le 80 candeline che spegnerà tra qualche mese, è l’unione tra i più diversi generi cinematografici: dalla slapstick al dramma, passando per la love story, il fantasy, la commedia, il musical e… persino l’horror nella terrificante (almeno per i più piccoli) trasformazione della regina in una strega.
All’epoca venne definita una “follia”, ma poi il film divenne campione d’incassi fino all’uscita di Via col vento nel 1939 e ancora oggi rimane il vero capolavoro della casa di Topolino, l’opera che ha rivoluzionato l’animazione del ventesimo secolo e dato vita a un impero sterminato.
Per iniziarlo servì un finanziamento di mezzo milione di dollari, ma per completarlo servirono quattro anni di lavoro, 700 artisti che si dedicarono al progetto e un altro prestito di un quarto di milione. La composizione necessitò di oltre 250.000 disegni con un sottofondo musicale eseguito da un’orchestra di 80 elementi.
Disney prese ispirazione anche dal film Dr. Jekyll e Mr. Hyde dei primi anni Venti con John Barrymore per la sequenza della mutazione della regina
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ma ebbe come riferimento dichiarato anche Romeo and Juliet di George Cukor.
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Per celebrare al meglio questo film, Hollywood diede a Disney un Oscar speciale nel 1939: una statuetta d’oro accompagnata da sette copie in miniatura. A consegnarlo fu Shirley Temple, che disse al grande artista e produttore: «Su, non sia nervoso, signor Disney!».
Le nuove principesse Disney
Ma com’è cambiata la figura femminile in questi 80 anni di storia della Disney nei lungometraggi?
La Disney, da sempre, ha tentato di essere specchio della contemporaneità, riproponendo nei film d’animazione modelli e immagini rappresentativi della società. Non è quindi un caso che le prime principesse fossero delle donne deboli, immobili, in balia di un destino su cui non avevano alcun potere, tranne quello di aspettare con pazienza che un principe impavido risolvesse i loro problemi. Donne che, a tutti gli effetti, richiamano l’immagine della casalinga, di colei che deve innanzitutto occuparsi della cura della casa e della famiglia, mentre il marito lavora. Biancaneve è esattamente emblematica in questo: fuggita dalla matrigna che la vuole morta, trova rifugio nella casetta dei sette nani e la prima cosa che le viene in mente di fare in un’abitazione di estranei è quella di prendere in mano la scopa e iniziare a spazzare il pavimento, per poi lavare i piatti e rifare i letti.
Quanto siamo distanti da allora se guardiamo oggi all’intrepida indipendenza della coniglietta Judy di Zootropolis, alla coraggiosa protagonista di Oceania, all’Anna di Frozen: figure che fanno riflettere su come la società sia cambiata e i film d’animazione insieme a lei. Si potrebbe dire che le principesse sono cresciute e che il trait d’union sia Tiana, protagonista de La Principessa e il Ranocchio: anche lei spazza e fa le pulizie, ma il suo è un lavoro che le permette di risparmiare soldi per aprire un suo locale, in ottica imprenditoriale. È come se negli anni le principesse fossero cresciute e maturate, aumentando la consapevolezza di sé e diventando adulte. Ma tra l’infanzia e l’età adulta c’è l’adolescenza: quindi Ariel, ribelle dai capelli rossi che fugge di casa per rincorrere l’amore, o Belle, che legge, si accultura e va oltre le apparenze innamorandosi della Bestia, passando per Jasmine che si innamora dello straccione Aladdin, arrivando a Mulan, travestita da guerriero per difendere la Cina. La strada verso l’emancipazione raggiunge traguardi evidenti proprio con Frozen e Oceania – con principesse senza principi e una storia che gira tutta intorno a loro – e soprattutto con Zootropolis, dove il rapporto tra Judy e Nick è di amicizia e collaborazione e dove, in ottica sociale, c’è quasi una premonizione dell’attuale situazione statunitense.