I misteri di Newgrange necropoli neolitica nel cuore d’Irlanda

di Giulia Caruso- E’ un sito di arcana bellezza che attira migliaia di visitatori per un affascinante gioco di luce che si rinnova ogni anno al Solstizio d’Inverno. Antiche leggende raccontano di cerimonie misteriose e inquietanti che qui si sarebbero svolte nel corso di un’ era che si perde nella notte dei tempi . Una recente ricerca a cura degli studiosi del Trinity College di Dublino, con la mappatura del genoma di uno degli scheletri rinvenuti nel sepolcro principale, ne ha svelato i segreti.

“C’è un luogo a est, dove un misterioso, magico, anello di pietra, racconta che un tempo qui vissero i druidi. Magiche linee incise sull’antica pietra raccontano di eroici re che qui riposano aspettando il sole in un giorno d’inverno quando un fascio di luce illuminerà la loro tomba.”.
Così il gruppo folk irlandese dei Clannad canta la leggenda di Newgrange. Nella realtà, il misterioso, magico, anello di pietra dove riposano gli antichi re della canzone, si trova a 40 km da Dublino, aBru   na Boinne, nella valle del fiume Boyne. Si tratta di un’area archeologica di grandissima importanza, uno degli insediamenti funerari più antichi del mondo, risalente al 3200 a C. e quindi più antica della stessa Stonehenge. Un vero e proprio gioiello dell’era neolitica perfettamente conservato. La necropoli contiene una quarantina di tumuli. Al centro della scena, una vasta tomba circolare bianca che spicca nel verde della campagna irlandese, la “ tomba degli eroici re”, nota anche per un insolito, affascinante, fenomeno che si rinnova ogni anno per il Solstizio d’Inverno, richiamando visitatori da ogni parte del mondo. Accade che il 21 dicembre, un fascio di luce penetri nel sepolcro che per tutto il resto dell’anno è avvolto dall’oscurità, illuminando a giorno, la camera funeraria principale per alcuni minuti. Per poi lentamente svanire, lasciando la tomba al buio per un altro anno. Magia? Illusione? Per averne un’idea, bisogna tener conto della particolare struttura del tumulo che è cinto da un alto muro perimetrale in pietra di quarzo, la cui unica apertura che sovrasta l’entrata principale è orientata in modo tale da consentire il passaggio della luce, proprio in coincidenza con il Solstizio. Per le popolazioni neolitiche delle isole britanniche la cui economia si basava soprattutto sull’agricoltura, e in seguito per gli stessi Celti, il Solstizio d’Inverno era un momento di fondamentale importanza, perché rappresentava il passaggio dalle tenebre dell’’inverno alla luce della nuova stagione. Secondo Martin Brennan, studioso di civiltà pre-celtiche, Newgrange non sarebbe solo una necropoli ma anche osservatorio astronomico e orologio solare. Osservando l’enorme pietra monumentale all’ingresso del sepolcro, una delle più famose dell’arte neolitica, notiamo un motivo a triplice spirale e che ricorre anche all’interno della camera funeraria. Un motivo che sarebbe stato ripreso anche dalle popolazioni celtiche che avrebbero popolato le isole britanniche nei secoli successivi. Sempre secondo Brennan, il motivo a spirale come gli altri graffiti non sarebbero altro che annotazioni astronomiche e astrologiche. Una tesi avvalorata dal cerchio di pietre esterno alla struttura, lo Stone Circle, una serie di megaliti disposti a cerchio, eretti presumibilmente dopo il 2000 a.c. con funzioni di studio astronomico.

l’ingresso principale  del sepolcro- foto di Giulia Caruso

 

Probabilmente il percorso che favoriva la particolare configurazione dei raggi solari era stato studiato per fare in modo che la luce fosse orientata direttamente sui tumuli che accoglievano i re defunti in modo che fossero baciati dalla luce del Solstizio. In altri termini, una metafora del Ciclo di nascita e morte e della Ruota delle Stagioni.
Ma la necropoli neolitica cela anche altri misteri.

Il re dio e le nozze incestuose

Un’antica leggenda irlandese narra che un re appartenente a una stirpe divina, si era congiunto carnalmente con sua sorella proprio nel solstizio d’inverno come parte di un rituale magico per riavviare il ciclo quotidiano del Sole e salvare il mondo da una notte infinita. Il tutto sarebbe avvenuto sulla Fertae Chuile, la Collina del Peccato, come gli abitanti del luogo definivano Newgrange. Recenti studi hanno rivelato che la leggenda potrebbe rispecchiare la realtà.
Nel giugno 2020 i genetisti del Trinity College, Ros O’ Malduin e Lara Cassidy hanno pubblicato i risultati della sequenza del Dna effettuata sulle ossa di uno degli scheletri di Newgrange. Circa un quarto del genoma consisteva in lunghissimi tratti di Dna omozigote in cui entrambe le copie dei geni sono uguali. Per cui, risulterebbe che i suoi genitori fossero parenti di primo grado, probabilmente fratello e sorella. Così i sovrani sepolti a Newgrange, si sposavano tra consanguinei, probabilmente per preservare l’integrità della stirpe. Una consuetudine diffusa nel mondo precristiano, in tutte quelle civiltà in cui il sovrano era considerato un dio, quindi al di sopra delle leggi che regolano la morale comune, come accadeva presso i Faraoni e gli imperatori Inca. 
 Il re-dio sepolto a Newgrange quasi sicuramente apparteneva a una misteriosa elite che dominò l’isola per almeno mille anni, dalla fine dell’’età della pietra a tutto il neolitico, fino all’arrivo dei Celti. Gli studiosi hanno analizzato altri 43 genomi dai siti neolitici dell’isola per concludere che l’uomo di Newgrange era imparentato con altri scheletri rinvenuti in altre grandi tombe, situate a 150 km a ovest di Newgrange, Carrowmore e Carrowkeel Passage nella contea di Sligo e nel Millal Bay Megalith sulla costa nord-orientale dell’Irlanda. Come una versione preistorica degli Asburgo, questo network parentale strettamente interconnesso, avrebbe governato l’Irlanda per secoli.

Legami remoti con il continente

Queste tracce genetiche sembrano correlate con quelli di altri popoli a cui appartengono le tombe megalitiche che punteggiano non solo le coste atlantiche di Irlanda, Gran Bretagna, ma anche quelle di Spagna e Francia.
Secondo gli studiosi, i popoli che colonizzarono l’isola tra la fine dell’età della pietra e l’inizio del neolitico provenivano dal continente e pare abbiano raggiunto l’Irlanda via mare verso il 3.800 a.C. provenienti dalla Francia e dalla Spagna. Sarebbero approdati prima in Gran Bretagna e poi successivamente in Irlanda, come rivelano le tracciature del genoma effettuate su reperti rinvenuti in Inghilterra. Sembra che riuscissero a integrarsi senza tanti traumi con le popolazioni indigene di cacciatori che vivevano sull’isola almeno da 4000 anni. I nuovi arrivati introdussero l’agricoltura e soprattutto l’architettura megalitica come testimoniano le tombe di Newgrange e Carrowmore. Mancano ancora molti pezzi del puzzle genetico e saranno necessarie ulteriori analisi del genoma di altri individui e la comparazione con le stesse tracce rivenute nelle tombe megalitiche del continente, in particolare del neolitico francese per risolvere l’enigma degli antichissimi abitanti dell’Isola di Smeraldo, prima dell’arrivo dei Celti.

 

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