I cervelli solitari di Elio Lutri

Si intitola Lonely Brains ed è la nuova mostra dell’artista Elio Lutri inaugurata il 29 settembre scorso a Villa Mazzarosa a Capannori, in provincia di Lucca. L’allestimento ha aperto il cartellone di Lucca Underground Festival (LUF) 2018 e chiuderà i battenti il 14 ottobre prossimo.

I lavori esposti da Lutri in questo allestimento sono tutti inediti eccetto uno e si distinguono per l’utilizzo di oggetti come sigarette, cocci, oggetti metallici, fotografie e quant’altro dando vita a opere minimali e concettuali e allo stesso tempo affascinanti: invitano lo spettatore a decifrarle, a carpire il loro segreto.

Fra le opere esposte spiccano quella dedicata a William Burroughs e il trittico ispirato alle Torri di Watts di Simon Rodia.

Omaggio a Simon Rodia

WSB life

Il LUF proprio quest’anno celebra un importante anniversario: proprio nel 2008 vide infatti la luce “Underground” la rassegna che poi nel 2015 si è appunto evoluta in Festival. Dieci anni in cui il suo ideatore e direttore artistico nonché nostro collaboratore, Gianmarco Caselli, ha visto crescere la propria creatura attorno alla quale gravitano ormai una serie di artisti anche di livello internazionale e facendone un punto di riferimento per la cultura underground.

Per questo allestimento poi Lutri e Caselli hanno collaborato fianco a fianco: Lutri ha realizzato 13 pannelli polimaterici utilizzando oggetti di tutti i tipi, mentre Caselli ne ha realizzato la colonna sonora incisa poi in un cd allegato al catalogo della mostra ed edito da Multipromo.

Abbiamo intervistato Lutri.

La sua produzione artistica inizia pochi anni fa. Come si è scoperto artista?

In gioventù ero troppo preso dalla mia attività di ingegnere delle strutture e le preoccupazioni connesse alle responsabilità di quella attività lasciavano poco spazio alla creatività. Più avanti nella vita, l’età mi ha portato quella tranquillità che mi ha permesso di lasciarmi andare al sogno dell’immaginazione e della fantasia. Il concedermi a questa attività è stato il più bel regalo che mi potessi fare.

Fra le opere in mostra spicca il dittico su Burroughs, su commissione del LUF. Come ha influito la poetica di Burroughs sulla sua?

Studiando il personaggio si incontra il genio e la sregolatezza. Il genio letterario è indubbio. La conduzione di vita invece è abbastanza complicata e non priva di controversie. L’uso spregiudicato di droghe ed armi non ne fanno certo un personaggio da prendere a modello.

Del genio letterario mi ha affascinato la sua tecnica innovativa del cut-up. Prendendo spunto da ciò ho cercato di applicare questa tecnica modellandola al mio fare. Ecco che il taglio e ricomposizione creativa sono diventate una modellazione realizzata con il taglio mirato di foto tratte dalla vita dello stesso Burroughs e dalle sue frequentazioni non certo banali.

Il trittico dedicato a Rodia. Come ha scoperto questo personaggio?

Ho scoperto Simon Rodia quest’inverno durante un soggiorno a Los Angeles. Quello che aveva fatto a Watts, uno dei quartieri più degradati dell’area suburbana di quella città e come lo aveva fatto mi aveva affascinato. Sinceramente non riuscivo a capire come mai questo personaggio, a suo tempo celebrato dai Beatles come uno dei tanti artefici del Novecento, non avesse mai avuto in Italia un minimo di degno riconoscimento. Poco tempo dopo, durante la visione del musical “LaLaLand ho rivisto quelle torri di Rodia in due fugaci apparizioni nel film. Questo mi ha convinto ad adoperarmi per rendere giustizia a questo nostro connazionale che con umiltà e semplicità era riuscito a farsi conoscere ed apprezzare in America. Ho lavorato con i suoi stessi materiali: l’acciaio da cemento armato, i mosaici fatti con cocci di tutti i tipi, le conchiglie. Tutti materiali a lui cari che non avevo mai usato in precedenza, ma per celebrare degnamente questo personaggio non ne potevo usare di diversi.

La sua produzione è polimaterica. Quali sono le difficoltà e le possibilità che offre una tecnica del genere?

Se hai conoscenza della materia e curiosità di sperimentare le infinite possibilità che essa ti concede, allora la cosa diventa estremamente stimolante e lascia enormi spazi alla tua creatività. Gli studi di ingegneria e l’esperienza maturata nel lavoro mi sono stati di grande aiuto quando ho dovuto far coesistere i materiali più diversi su una tela o una tavoletta di legno senza farli litigare tra di loro ed in maniera stabile nel tempo. Quasi mai improvviso. Prima che le mani partano c’è tutta una fase di studio e di programmazione del lavoro. Nulla è lasciato al caso. Trent’anni e passa di ingegneria mi hanno insegnato questo e non lo rinnego certamente.

Le sue opere sono concettuali: pensa che possano talvolta essere interpretate diversamente da come le ha concepite?

Le mie opere nascono sempre da un concetto e dalla volontà di esprimere un sentimento, una riflessione, un ricordo. Prima le vedo, poi cerco il modo di renderle reali così come si sono formate nella mia mente. Personalmente non riesco a vedere in esse un’interpretazione diversa da ciò che le ha originate. Però è anche stimolante e piacevole sentire le diverse interpretazioni che il pubblico prova quando vi si trova davanti e si lascia trasportare dalle proprie emozioni. Non di rado esprimono considerazioni per niente banali seppur diverse dal mio pensiero, e questo è il bello della grande libertà che ti concede sempre l’arte.

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