Hamburg Ballet, danza dal tocco umano

– di Silvia Poletti –  

Il ritorno di Hamburg Ballet in Italia, al Teatro la Fenice in luglio, offre l’occasione per comprendere la peculiare grandezza di questa compagnia, per la quale anche il minimo dettaglio ha un valore speciale. Per farlo ci aiuta l’obiettivo di un fotografo d’eccezione, il solista dell’ensemble Silvano Ballone.  –FOTO

Cosa fa di una compagnia di balletto una ‘grande’ compagnia di balletto? E di un bravo danzatore, un vero artista? Oggi che gli standard della tecnica sono oramai generalmente elevati, cosa fa ritenere quel Balletto superiore all’altro, quella formazione in fase calante, quella invece in strepitosa ascesa? La danza è un’arte terribilmente complessa e facilmente deteriorabile: basta la mancata sintonia di un gesto o lo slabbramento di una tensione empatica con le intenzioni suggerite da quel determinato movimento o da quella determinata ‘legazione’ che si rischia di smontare una struttura tanto complessa quanto impalpabile, che coinvolge una logica architettonica ( lo spazio e il movimento), ma anche estetica e poetica. Equilibrio complicato ancor più se lo deve mantenere un complesso numeroso, non solo qualche fuoriclasse. Il ritorno in Italia, al Teatro la Fenice di Venezia, dell’Hamburg Ballet di John Neumeier ( dal 15 al 17 luglio in Terza Sinfonia di Gustav Mahler) ci offre lo spunto per una riflessone sul tema, aiutata, anzi illuminata dalle foto di scena di un autore d’eccezione, insider privilegiato del lavoro quotidiano della compagnia, dove danza in veste di ‘solista’ – l’italiano Silvano Ballone.

Perché queste foto ci guidano esattamente là dove si enuclea, spesso, il senso compiuto di una coreografia che – nel caso di un autore come Neumeier – è soprattutto una ‘scrittura’ poetica intorno alle relazioni umane, ora incarnate in personaggi letterari o teatrali cui restituire vita, altri di cui immaginarla, altri ancora semplici essenze di sentimenti universali.

Autore umanista, Neumeier ha bisogno di danzatori che non solo eseguano i passi complessi del suo linguaggio composito, tra echi classici e note modern, ma che introiettino il senso del gesto, ne colgano la motivazione psicologica ed emozionale, ne sappiano dilatare il senso nello spazio, attraverso una calibratura sapiente di energia – ora irruenta come quella di Romeo nello disvelare il corpo di Giulietta, ora tesa e fremente come quella di Romola sfiorata eroticamente dal Fauno Nijinsky; o attraverso la proiezione della dinamica intorno a sè– si veda il gesto michelangiolesco nel celebre duetto dell’Angelo proprio dalla Terza, ma anche il nodo disperato di Marguerite che si chiude in se stessa, oramai pronta a seguire il volere di Duval.

Hamburg Ballet, Nijinsky, Joelle Boulogne, Thiago Bordin

Hamburg Ballet, Nijinsky, Joelle Boulogne, Thiago Bordin

Il teatro di danza di Neumeier è infatti la ‘celebrazione’ dell’essere umano, con le sue grandezze ma anche fragilità: anzi sono queste quelle che, attraverso la partecipazione assoluta dei suoi interpreti, rendono ancora oggi le sue creazioni spesso e volentieri sconvolgenti. Un piccolo particolare, come lo sguardo umiliato della servetta Alina Cojocaru o la preghiera confusa di Gustav Mahler/Lloyd Riggins, come li ha colti perfettamente lo scatto di Ballone, arrivano a toccare corde profonde del subconscio, portano lo spettatore a scoprirne assonanze intime, fin lì inimmaginate e così, spesso e volentieri a ‘commuoversi’. Ovvero, come dice lo stesso maestro americano, a entrare in sintonia – muoversi intimamente- con quello che la sua danza e i suoi danzatori in scena stanno raccontando, anche di noi.

Hamburg Ballet, Purgatorio, Lloyd Riggins

Hamburg Ballet, Purgatorio, Lloyd Riggins

 

Nel video il duetto dell’Angelo da Terza Sinfonia di Gustav Mahler, interpreti Silvia Azzoni e Aleksander Riabko

 

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One Response to Hamburg Ballet, danza dal tocco umano

  1. Valeria Ronzani Valeria Ronzani ha detto:

    Silvia Poletti è una delle più belle penne in circolazione. E la sua conoscenza del mondo della danza ha pochi rivali. Un onore averla con noi