Gianluca Guidi: Nonostante tutto ho molta fiducia nella vita

“Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più”. Chi di noi non ha sentito questa canzone, ormai entrata nell’immaginario collettivo, capace di unire più generazioni? Gianluca Guidi nelle vesti di Don Silvestro ci propone la celebre commedia musicale di Garinei e Giovannini “Aggiungi un posto a tavola”, prendendo in mano il testimone passatogli da suo padre Johnny Dorelli che aveva ricoperto lo stesso ruolo. Caloroso ed entusiasta il pubblico del Politeama Rossetti di Trieste che alla prima triestina, giovedì 5 dicembre, si è lasciato conquistare dalla scenografia funzionale al racconto, dinamica e poetica, arrivando perfino oltre a quella parete immaginaria che separa la magia dalla realtà. Le stelle che accolgono lo spettatore in platea si sono infatti accese quando sul palcoscenico è calata la notte. Uno spettacolo nello spettacolo. Ma non sono mancate nemmeno le risate, quando Don Silvestro ha invocato Dio chiedendo dove fosse e un coraggioso bambino dalla platea ha risposto: “In bagno”, facendo ridere il pubblico e gli attori in scena, tanto che Guidi ha replicato: “Hai vinto una vacanza in Istria con Toto”. Non si può di certo dire che ci si annoia, anzi, si vive la finzione teatrale come se fosse parte della vita, sperando che un giorno tutto possa essere migliore. Gianluca Guidi insieme a più di venti impeccabili interpreti, ha regalato al pubblico un sogno dal quale si fa fatica a svegliarsi. Lo spettacolo resta in scena al Rossetti ancora oggi, domenica 8 dicembre, ore 16.

Gianluca Guidi lei ha visto “Aggiungi un posto a tavola” quand’era piccolo. Qual è il suo primo ricordo?

Quando si aprì il sipario del Teatro Sistina, ricordo che giù dal palcoscenico veniva il profumo delle ballerine – o almeno ho immaginato che fosse così. Dal buio si accesero le luci. Nel ’74 credo che questo spettacolo abbia rappresentato un po’ una sorta di Disneyland.

Rispetto alla versione con suo padre Johnny Dorelli c’è qualche differenza in particolare?

No, l’impianto è lo stesso perché, come giustamente chiedono gli eredi, deve essere molto simile all’originale.

Però l’avete attualizzato…

Sì, esatto. È più simile a uno spettacolo di Broadway che non all’edizione italiana, ma è stata fatta questa scelta per necessità dei tempi che cambiano. Anche gli arrangiamenti delle canzoni, fatti da Maurizio Abeni, assistente di Armando Trovajoli (autore delle musiche originali ndr), sono tendenti alla versione inglese.

È abbastanza complesso dal punto di vista scenografico…

Come lo è l’originale. In realtà la scena è stata ridotta in scala per poter entrare nei vari teatri: l’impianto originario, che è lo stesso di questo, però più grande, non entrava nemmeno al Sistina, se non si toglievano due file di poltrone.

Alla prima di “Aggiungi un posto a tavola” al Politeama Rossetti, mentre lei invocava Dio, chiedendo dove fosse, un bambino, dalla platea, le ha risposto “In bagno”. Lo spettacolo è arrivato anche ai giovani…

Sì, fantastico! È una bella favola, un prodotto italiano fatto da un team che oggi è inarrivabile: Garinei, Giovannini, Landi, Trovajoli, Coltellacci, Fiastri.

È un po’ un peccato dover guardare sempre al passato e non al presente…

Come dico frequentemente, noi, in Italia, non abbiamo la cultura del revival. Gli anglofoni ce l’hanno. Spesso vedi scritto “Revival production of…”. La gente sa che va a vedere un revival, non ha bisogno di poter criticare o etichettare quello spettacolo come vecchio o altro.

Enzo Garinei in “Aggiungi un posto a tavola” fa la voce di Dio, lei quando l’ha conosciuto?

L’ho conosciuto trent’anni fa o anche più. Abbiamo lavorato insieme in uno spettacolo con Lorenza Mario che si chiamava “Facciamo l’amore”, e poi abbiamo fatto la prima edizione di “Aggiungi un posto a tavola”, prodotta dal Sistina – credo che sia venuta anche al Politeama Rossetti. Ora ho ritrovato Enzo in questa ripresa. Doveva fare il sindaco ma alla fine l’abbiamo promosso a “voce di Dio”.

Oggi per chi aggiungerebbe un posto a tavola?

Non saprei. Avanzando con l’età…

La tavolata si accorcia?

Sì. Credo che aggiungerei un posto per i miei figli.

Aggiungi un posto a tavola con Gianluca Guidi

L’ultima volta che l’ho intervistata aveva citato Goethe dicendo che la massa non è mai intelligente. È cambiato qualcosa?

È tutto peggiorato. Ormai è un mondo completamente votato a non si capisce bene nemmeno a che cosa. Non si ha la percezione che ci sia un disegno che stiamo seguendo. Facciamo tutti la nostra vita, sempre più soli, sempre più con i telefonini. Non trovo motivi di fascinazione. Per me l’unica cosa che ancora rimane un po’ affascinante è il mare, ma anche l’opera lirica. Ormai ci si accontenta. Nessuno ti tratta più…

Come essere umano, bensì come un numero. Tutto è molto freddo, sterile…

Venezia però conserva ancora qualcosa di antico, basa la sua vita su quello. Se vai all’Harry’s Bar di Venezia il maître istruisce i camerieri nuovi su chi è arrivato, chi si conosce, chi non si conosce. È un atto di cortesia nei confronti del cliente che poi rimane inequivocabilmente affezionato.

Tutto cambia in fretta. Non si riesce più ad instaurare un rapporto umano con le persone che si hanno davanti. Uno vive travolto dal tempo che passa…

Basterebbe un piccolo sforzo, non ci vuole molto.

Infatti, dipende da noi, però bisogna volerlo. Ma relazionarsi con una persona implica un certo impegno, termine che a quanto pare costa fatica.

Assolutamente. Viviamo in un Far West. Tutto è lasciato a se stesso. Non si capisce dove ci porterà…

Dopo il Medioevo c’è sempre una rinascita.

Sì, è il ricorso storico.

Bisognerebbe iniziare dalla base, dall’essere umano per migliorare la situazione. Non crede?

È una bella favola, un’utopia.

Se ognuno credesse in se stesso e volesse fare del bene, e per bene intendo occuparsi della propria “casetta”, degli affetti, in maniera onesta, dopo si andrebbe avanti. Una formica ha bisogno di un’altra formica. Non ci si può mica buttare in mare.

No, ma si può osservare come Zeno Cosini, un precursore involontario o forse volontario. Svevo aveva detto che sarebbe arrivato un silenzio assordante. Ci siamo in mezzo, in pieno.

È un problema generale, non solo italiano, quindi la città ideale che vorrebbe lasciare ai suoi figli quale sarebbe?

Venezia forse perché la mia mamma (Lauretta Masiero ndr) era veneziana. Io sto bene a Venezia, cammino tanto. La gente è un po’ chiusa però quando si apre è molto educata e cortese. La città che vorrei lasciare ai miei figli? Minorca (un’isoletta delle Baleari) o Valencia in Spagna – una è una città piccolina molto caratteristica, l’altra è una città assolutamente funzionale. Una città ideale è una città dove si possa vivere, Trieste sarebbe perfetta, senza il “no se pol (Non si può)” (sorride).

Ma inventandola, quali qualità dovrebbe avere?

Tanto mare, tanta musica, tanta apertura mentale, tanta curiosità, tanta attività, tanto fermento, tanta onestà. Nel migliore dei casi è un po’ ottimistico, nel peggiore è anacronistico.

Gianluca Guidi, Trieste 2019. Ph Nadia Pastorcich

E invece le qualità che dovrebbe avere un essere umano?

Sono sempre stato un grande ammiratore di coloro che sono in grado di riconoscere i propri errori. Ne ho fatto una mia fede. Anch’io continuo a sbagliare: non è che uno che riconosce i propri errori non sbaglia più, è previsto nel contratto che l’essere umano sbagli, però riconoscerli è la qualità migliore che si possa avere. Sono molto pragmatico nelle mie cose. Come tale credo che chiedere scusa, se uno sbaglia, è un fatto che denota un’onestà intellettuale e di fronte a uno che ti chiede scusa non puoi che dirgli non ti preoccupare, poi sta a te anche accettare. A chi invece continua a voler aver ragione non curandosi della realtà oggettiva dei fatti, se gli vuoi bene, puoi aspettare e vedere cosa succede, se non gli vuoi bene non lo ascolti proprio, anche se, a volte, non ascolti più nemmeno chi vuoi bene.

Ma un minimo di speranza? È quasi Natale…

Forse saranno proprio le feste comandate (sorride). Sinceramente vedo tante cose a cui non sono più interessato. Sarà il passare degli anni, oppure il carattere che ho ereditato da mio padre. Non ho più grandi interessi.

La sua giornata perfetta?

Sarebbe quella di stare con i miei figli però lavorando non lo posso fare. La mia giornata ideale in realtà sarebbe svegliarsi ad un orario consono, verso le 10.30 – con lo spettacolo si fa comunque tardi – fare colazione e poi magari andare a passeggiare, a vedere le vetrine dei negozi, anche senza comprare nulla. Fare due passi e respirare l’aria che c’è.

Quindi il sogno è l’isoletta e l’opera lirica?

Il sogno sarebbe quello di poter avere una vita dove tratti con gente intelligente e soprattutto dove non esiste il sotterfugio, altrimenti è un gioco impari. Ormai è una caccia alle streghe reciproca di tutti contro tutti, dalla quale io mi astengo assolutamente. Vivere così per me sarebbe impossibile, però c’è gente che lo fa. È tutto così, almeno quello che vedo. Sarei felice di essere smentito. Malgrado quello che dico ho molta fiducia nella vita.

Penso che sia meglio essere consapevoli del male che c’è attorno a noi, che pensare di vivere in un posto idilliaco…

Quelle sono le perone che si astraggono dalla realtà. E seguendo filosofie che oserei definire esoteriche si lavano di dosso le loro coscienze con grande facilità, si immolano ad una preghiera e si auto-perdonano. Comunque la situazione dovrebbe migliorare – vedremo cosa succederà –, potrebbe anche peggiorare però…

Intanto siamo qua, sopra l’arca di Noè…

Il cane, il gatto, io e te…Diceva Sergio Endrigo.

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Alla prima triestina a causa di un malanno di stagione Enzo Garinei (la voce di Dio) è stato sostituito da Piero di Blasio che di solito fa Toto, mentre Stefano di Lauro si è calato nel ruolo di Toto e Antonio Caggianelli, il ballerino, ha interpretato il Cardinale che solitamente lo fa Stefano di Lauro, oltre a fare il “jolly” di Guidi. Gli altri interpreti sono: Marco Simeoli (Sindaco Crispino), Piero Di Blasio (Toto), Camilla Nigro (Clementina), Francesca Nunzi (Ortensia), Antonio Balsamo, Vincenza Brini, Francesco Caramia, Silvia Contenti, Nicolas Esposto, Martina Gabrielli, Marta Giampaolino, Giampiero Giarri, Simone Giovannini, Francesca Iannì, Kevin Peci, Arianna Proietti, Annamaria Russo, Alessandro Schiesaro, Ylenia Tocco.

“Aggiungi un posto a tavola” prosegue il 10 e l’11 dicembre al Teatro Ponchielli di Cremona, il 13 e 14 al Teatro Goldoni di Livorno e dal 18 dicembre al 6 gennaio al Teatro Brancaccio di Roma.

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