Fuoco sul Regno Unito

di Giulia Caruso-

Migliaia di persone in corteo a Londra contro il lockdown. Episodi di guerriglia urbana a Bristol, proteste e cortei nelle maggiori città , non sono che la punta di un iceberg che emerge dalla Gran Bretagna post Brexit, un paese che, ai margini della pandemia, accusa sintomi di forte instabilità .

Proteste nel Regno Unito

E’ lo stesso Regno Unito che comincia a scricchiolare , con la Scozia che ha appena lanciato l’ appello per un secondo referendum per l’indipendenza e con il Galles che mostra segni di insofferenza nei confronti del governo centrale.

Al grido di Kill the Bill, un gruppo di di manifestanti, nella notte di domenica 22 marzo, ha tentato un assalto alla centrale di polizia di Bristol sfondando le vetrate e scalando l’edificio per asserragliarsi sul tetto dove hanno resistito per molte ore prima di esser portati via di peso.

Tutto a conclusione di una manifestazione contro “The Police and the Crime Bill”, la nuova legge tutt’ora in discussione in Parlamento, che se approvata, conferirebbe nuovi poteri alla polizia.

Una legge per cui cortei e manifestazioni sono vietati dalla legislazione sul coronavirus e chiunque violi i regolamenti potrebbe essere multato e arrestato – con pene fino a 10 anni di reclusione . La nuova legge sull’ordine pubblico , prevede tra l’altro, che alla polizia sia dato il potere di decidere sull’inizio e la fine delle manifestazioni e di intervenire direttamente per scioglierle, anche senza preavviso, in qualsiasi momento.Un altro provvedimento prevede che i danni a monumenti commemorativi potrebbero essere puniti con pene fino a 10 anni di carcere. Una legge concepita sull’onda delle manifestazioni di Black Lives Matter, che nella stessa Bristol si sono concluse con l’abbattimento in seguito della statua del mercante di schiavi Edward Colston.

I fatti di Bristol fanno da contrappeso alla manifestazione antilockdown, questa volta pacifica, il sabato precedente a Londra Migliaia di persone hanno marciato da Hyde Park a Oxford Street, al Tamigi, a Trafalgar Square e davanti al Parlamento.

E’ la protesta di un paese esasperato da sei mesi di
chiusura totale, che sommati ai mesi di lockdown dell’anno scorsohanno inflitto all’ecomia inglese una perdita di 251 miliardi di sterline, secondo la stima del Centre for Economics and Business . Con la perdita irreversibile di migliaia di posti di lavoro.

Brexit e Covid non giovano alla tenuta del Regno Unito

“Il Regno Unito è finito e dovrebbe essere creata una nuova unione che sia un’associazione volontaria delle quattro nazioni ( Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord) che lo costituiscono”, ha dichiarato recentemente il primo ministro gallese Mark Drakeford accusando apertamente il governo centrale di scarsa attenzione nei confronti della sua nazione. Il premier gallese ha detto ai parlamentari che un nuovo accordo sull’unione, sarebbe ora, più che mai, necessario.

Alla base delle dichiarazioni di Drakeford, i recenti sondaggi che rivelano come durante la pandemia è stato registrato un aumento notevole dei sostenitori dell ’indipendenza del Galles.

In pratica il più alto consenso mai registrato in precedenza “Penso che l’effetto della pandemia e degli ultimi 12 mesi e soprattutto la mancanza di impegno da parte del governo di Londra abbia prodotto questi risultati”. Drakeford ha denunciato come la linea politica e amministrativa del governo britannico nei confronti delle amministrazioni gallese, scozzese e dell’Irlanda del Nord “non costituiscono una base valida per sostenere il futuro del Regno Unito”.

La Scozia verso il secondo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito

Il 23 marzo scorso lo Scottish National Party ha presentato in Parlamento un progetto di legge per un secondo referendum sull’indipendenza, dopo che il primo, nel 2014, si era concluso con la sconfitta degli indipendentisti. Il referendum, dovrebbe tenersi solo dopo le elezioni di maggio,
L’SNP afferma che tenterà di far passare il disegno di legge se le elezioni di maggio riconfermeranno la maggioranza agli indipendentisti.

La proposta ha incontrato l’opposisizione dei
conservatori, dei laburisti e dei liberaldemocratici che hanno dichiarato all’unanimità che l’attenzione della Scozia dovrebbe essere concentrata sulla ripresa dalla crisi del Covid-19
più che su un “litigio su affari costituzionali”


Il governo britannico ha finora rifiutato fermamente di dare il suo consenso a un nuovo referendum, ma la signora Sturgeon, primo ministro e leader dell’SNP ha dichiarato che il partito porterà comunque avanti il proprio obiettivo, a qualsiasi costo.

Gli scontri di Bristol

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