– di Paolo Mazzanti –
Dagli Anni80 a oggi il rapporto tra le opere d’arte e i diversi pubblici museali è un trend sempre attuale: che cosa cambia e in quale direzione dopo che anche i nuovi media varcano la soglia dei musei?
Inizio così, da una direzione e partendo da Est. Era il 1983 quando l’androgina meteora dark milanese, allora icona new wave del mitico Tenax di Firenze, Cristina Barbieri, in arte Diana Est, con un look simil peplo e hair-style corto asimmetrico con ciuffo ribelle, accolta tra le ali dell’Arena di Verona in occasione della 21esima edizione del Festivalbar, interpreta un brano di poche ed emblematiche parole scritto da Enrico Ruggeri. Un titolo a caso? Il nome di un museo: Le Louvre. (Video Diana Est Youtube )
Erano i mitici Anni’80 e a proposito di Musei si cantava già della voglia di mutamenti e di nuove modernità. I cosiddetti nobili, la Gioconda e le altre opere d’arte, rimaste esposte per troppi secoli sempre immobili, venivano descritte con una voglia intensa di entrare nei bistrot. Si parlava anche di nuove tecnologie e di nuove letture che ce li rivelano nella loro dorata prigionia. Opere d’arte che vogliono varcare le soglie dei musei tempio per entrare in contatto con la contemporaneità, mentre dall’esterno occhi curiosi di emozioni si riconoscono nel desiderio di varcare le soglie della cultura e della conoscenza artistica. Oggi, nel 21esimo secolo, il Louvre si colloca stabile in cima alla top-ten dei musei più visitati al mondo e la realtà è decisamente diversa, rispetto allo status museale fotografato da quella canzone. Mi chiedo però cosa rimanga oggi, negli innovativi musei del 21esimo secolo, di quella voglia intensa di cambiamento e di quel desiderio moderno di entrare in contatto con le storie e i vissuti delle persone.
Se ascoltiamo i new trends museali, scopriamo come questi descrivono ancora qualcosa di simile in direzione della partecipazione e del coinvolgimento dei diversi pubblici, laddove i visitatori reclamano stili diversificati di visita e modalità di apprendimento personalizzate per entrare in contatto tra di loro e con il museo. Gli ecosistemi digitali ci forniscono strumenti per compiere nuove letture tramite i Nuovi Media, ormai diventati attori della nostra quotidianità e dell’esperienza di visita. Chi sono quindi i protagonisti dell’attuale scenario museale? Sono ancora le opere decisamente meno immobili e statiche, in quanto i musei si popolano anche dei cosiddetti smart e virtual objects, capaci di generare collegamenti e percorsi che ampliano le barriere fisiche e gli orizzonti materiali. E ci sono sempre i visitatori che, in una dinamica di visita allargata nei tempi e negli spazi, interagiscono prima-durante-dopo, dentro-fuori i musei, nei famosi bistrot, ma anche nei più diversi social space reali e virtuali. Si da voce così a narrazioni soggettive e personalizzate, a storie vissute nella contemporaneità tramite nuovi paradigmi di fruizione che stimolano i nostri sensi, generano esperienze partecipative che ci coinvolgono a tutto tondo. Possiamo affermare pertanto che le nuove tecnologie digitali nei musei sono uno strumento utile e innovativo per realizzare soluzioni immersive che possono emozionare e coinvolgere il visitatore. L’importante però è non creare contesti di spettacolarizzazione fini a se stessi che generino il cosiddetto effetto-wow, ma stimolare interesse e meraviglia come via di accesso alla fruizione dei contenuti e come mezzo per il loro apprendimento.
Ne abbiamo parlato ad ArtLab, un progetto della Fondazione Fitzcarraldo, nell’edizione di Milano il 19 e 20 maggio 2016 presso BASE Milano un innovativo hub creativo e uno dei progetti italiani più ambiziosi di imprenditoria sociale e culturale. Il tema generale era quello delle imprese culturali e creative, e ha coinvolto istituzioni e organizzazioni internazionali nell’analisi di esperienze, idee e progetti di offerta e gestione culturale, con un seminario su Innovazione Tecnologica per i Musei, condividendo esperienze, prospettive e progettualità. Gli ecosistemi digitali e le tecnologie per la fruizione museale, eravamo tutti d’accordo nell’Area Bottega Innovazione, offrono incredibili e sorprendenti opportunità per rendere la visita più ricca, intensa e gratificante. Il museo di oggi è emotivo e coinvolgente, capace di generare esperienze multiformi, che possono ampliare le conoscenze, stimolare i sensi, promuovere la partecipazione e la socializzazione dei visitatori. Laddove innovazione però non è solo tecnologia, come segnala il premio annuale EMYA European of Museum of the Year Award, ma anche progettazione interdisciplinare, creatività e qualità nella scelta dei temi e dei modi in cui re-interpretare i propri contenuti.
Una questione di strategie, direzioni e linguaggi, viene da pensare, per far entrare in contatto mondi e contesti diversi e spesso distanti. Tutto questo distingue i migliori musei del 21esimo secolo. E guardando in tale direzione, forse, tornando a Est, possiamo concludere cantando ancora che “vincerà chi si distinguerà”.
Inizia l’incontro sull'”Innovazione tecnologica per i musei” @BolloAlessandro @serenabertol @enrosadira #ArtLab16 pic.twitter.com/yEqiwnTDxz
— Fondaz. Fitzcarraldo (@FitzcarraldoFon) 19 maggio 2016
Innovazione tecnologica e musei. Impatti sulla fruizione e produzione culturale. Ne parliamo ora a #artlab16 pic.twitter.com/DDPtfK8SoN
— basemilano (@base_milano) 19 maggio 2016
Grazie a @enrosadira scopriamo che già negli anni 80 le opere volevano uscire dai musei #dianaest #expunk #ArtLab16 https://t.co/5Vcum5xvcq — Strategie Culturali (@BAMstracult) 19 maggio 2016