-di Nadia Pastorcich –
Sissi, personaggio storico che da sempre ha affascinato grandi e bambini. Una storia, la sua, che nonostante siano passati tanti anni, riesce ancora a conquistare. Pochi però conoscono la Sissi più intima. Nel “Diario poetico” da lei scritto, chi si abbandona alle sue parole, può scoprire la vera donna che è stata.
Ma com’è arrivato fino a noi il “Diario poetico” di Elisabetta d’Austria? Dal 1951-1953 gli scritti dell’Imperatrice sono in possesso dell’Archivio Federale Elvetico di Berna. Il lascito proviene da due donazioni diverse, ma entrambe riconducibili ad una disposizione dell’Imperatrice. Una parte è stata inviata nel 1951 a Eduard von Steiger, presidente della Confederazione Elvetica, dal duca Ludwig Wilhelm in Baviera che aveva trovato gli scritti nel lascito del padre, il duca Carlo Teodoro in Baviera, fratello di Elisabetta. L’altra parte, quella più cospicua, con le relative istruzioni dell’Imperatrice, proviene invece dal lascito del principe Rudolf Liechtenstein, amico di Elisabetta.
L’ultima poesia di Sissi risale all’inverno 1888/1889 ed è rimasta incompiuta. L’interruzione del diario si presuppone sia dovuta al suicidio di suo figlio, il principe ereditario Rodolfo, a Mayerling il 30 gennaio 1889. Nell’estate del 1890 Elisabetta pone il manoscritto delle sue poesie in una cassetta che mette a sua volta in un’altra cassetta più grande e la sigilla specificando che la «cassetta deve essere aperta 60 anni dopo l’anno 1890. Dopodiché la cassetta in essa contenuta va inoltrata intatta all’indirizzo indicato sopra di essa»: al Signor Presidente della Confederazione Elvetica, Berna.
Nella cassetta c’è anche una lettera indirizzata alla “Cara anima del futuro”, alla quale Sissi affida i suoi scritti. Chiede solo una cosa: «I proventi dovranno essere impiegati per aiutare i perseguitati politici e i loro familiari bisognosi». Si firma Titania, personaggio della sua opera preferita di Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate. Con questo pseudonimo scrive anche poesie.
Ad utilizzare per prima i contenuti delle cassette è stata Brigitte Hamann per scrivere la biografia di Sissi. L’autrice inoltre ha curato la prefazione del “Diario poetico”, edito dalla Mgs Press. Se gli scritti dell’Imperatrice sono arrivati in Italia è grazie all’editore Carlo Giovanella della Mgs Press, che ha voluto pubblicare le poesie, tradotte in italiano, in occasione dei 100 anni dalla sua morte, avvenuta nel 1898 in quel fatale attentato a Ginevra.
Con il consenso dell’Archivio Federale Elvetico di Berna, l’editore ha devoluto i proventi dei diritti d’autore del libro “Diario poetico” ad Amnesty International, rispettando così la volontà dell’Imperatrice. Quest’anno a 120 anni dalla sua morte l’editore ha ristampato il libro con una nuova ed elegante copertina. Il “Diario poetico” si divide in tre parti: “Canti del Mare del Nord”, su ispirazione dei lavori di Heinrich Heine, “Canti d’inverno” e “Terzo libro” (poesie varie).
Sissi ripercorre e annota le sue esperienze, gli avvenimenti del giorno, i dissidi con il marito, l’Imperatore Francesco Giuseppe, ma senza omettere il sentimento che prova per lui. Come lei si immedesima nel “gabbiano”, così spesso identifica suo marito in alcuni animali: quel “piccolo sparviero” che quando arriva il cuore batte più forte, o “asinello purosangue” «[…] Quante volte mi ha tenuto il broncio/ se osavo e mi impuntavo!/ […] In fondo era un tesoro,/ a parte tante arrabbiature: / è per questo che occupa il posto d’onore/ nella mia personale collezione!», o ancora “ponty” che in ungherese significa carpa: «Così ti chiamavo con affetto e per scherzo/ e anche quando ti serbai rancore;/ […] l’animale più fedele alla fine fosti tu/ perché so che ora tu mi ami ancora».
Sissi è viva, attenta alla vita e a ciò che la circonda. Non si lascia sfuggire nulla e con garbo e classe mette nero su bianco anche le verità più scomode, come quella di Otto, figlio dell’Arciduca Carlo Ludovico, che ubriaco aveva portato i suoi compagni davanti alla camera da letto della moglie, Maria Josepha. Sissi non teme nulla. Le parole sono sue alleate. Il “Diario poetico” si fa riflessione di emozioni, a volte sbiadite a volte vivide.
Donna di carattere, per certi aspetti anche moderna, sicuramente realista, Elisabetta d’Austria ogni tanto lascia cadere i suoi veli, permettendo al lettore di entrare nella sua intimità ed abbracciare i suoi sentimenti e i suoi stati d’animo. C’è tristezza, malinconia, ma anche stupore. C’è tutto quello che inevitabilmente la vita porta con sé. «[…] Ho amato, ho vissuto/ e ho girato il mondo;/ mai però ho avuto quel che più desideravo./ Ho ingannato e sono stata ingannata!», scriveva Elisabetta dal Castello di Gödöllő nel 1886.
Ci sono anche i ricordi di Miramare a Trieste, i suoi viaggi, la Grecia, Itaca: «[…] “Dimmi o compagno,/ siamo in Paradiso,/ siamo già fuggiti dalla terra?”/ chiede ora piano il gabbiano./ Sussurra l’altro dalle onde:/ “Siamo a Itaca;/ – sacro è questo luogo –/ all’anima di Ulisse è vicino”.
Leggendo il “Diario poetico” Sissi rivive con il lettore, accompagnandolo poesia dopo poesia: «O cari che vivete in tempi lontani a venire/ e ai quali oggi parla l’anima mia,/ spesso sarà in vostra compagnia:/ rivivrà quando avrete letto una poesia».