– di Sante Galante –
Dalla cena tra amici all’evento di lavoro, quando usare WhatsApp e quando inviare un bel biglietto. Ricordandosi che l’immagine non è tutto…ma quasi.
Alcuni dei miei galanti followers hanno chiesto di proseguire insieme l’iter iniziato con i consigli sulla “presentazione degli ospiti” e su come “accogliere costoro in casa e al ristorante”. Come potrei esimermi da sì garbata richiesta? E in effetti mi chiedo: i suddetti ospiti, prima di riceverli e appioppar loro nomi o titoli, dovranno prima essere invitati, no?! Pensate o Voi che un invito, anche se a una semplice cena con sorpresa, sia cosa con cui cavarsela tramite sms o wappini? Se volete vivere nel buio della caverna continuate così; ma se anche voi puntate alla galante luce della conoscenza beh…non vi resta che allacciare le cinture e seguirmi.
La prima attenzione che ogni buon padrone di casa deve rispettare è la tempistica. Più sono importanti l’appuntamento e le persone coinvolte, più la comunicazione deve avvenire con un certo anticipo, affinché i commensali riescano a organizzarsi nel miglior modo possibile. Specie chi ha figli piccoli, suocere a carico e soprattutto preziosi quadrupedi: spesso poco graditi altrove.
Se per una cena tra amici è possibile dare comunicazione un paio di giorni prima, se non anche all’ultimo tuffo, va da sé che una festa di compleanno o un matrimonio (che di solito avviene una volta nella vita! Grazziaddio…) necessitano di tempi più dilatati: dalle due settimane fino ad alcuni mesi. Nelle cene informali, per esempio quelle di lavoro, è possibile invece organizzarsi di volta in volta conoscendo gli impegni propri e quelli dei nostri commensali. Di solito si resta però nell’ambito dei 7-10 giorni. Ricordandosi che nel lavoro l’immagine è tutto. Come quella di dar prova di saggia e spigliata organizzazione.
L’importante è sempre il giusto mezzo: non essere troppo larghi coi tempi – affinché nessuno si possa dimenticare dell’invito – ma neanche troppo stretti: affinché non si sovrappongano altri impegni. Conosco gente in cura da anni dall’analista con la sindrome della “depressione post party”: invitati 30, presenti 3. Babbo, mamma, uno scroccone passato per caso. Risultato: sensi di colpa pesanti come macigni. E un incubo ricorrente: dove ho sbagliato?
Ma come dare comunicazione dell’evento? Una volta esisteva solo il piccione viaggiatore o il messo di corte in stile Cenerentola; poi fu la volta della lettera scritta e del telefono fisso. Adesso i sistemi non mancano tra Facebook, mail, sms e WhatsApp (per la gioia dei digitopressori folli) e gli ultimi ritrovati della scienza come la Posta certificata e il messaggio vocale. Ma qual è il mezzo giusto? Pensate o Voi che la formula “100 sms gratis al giorno per 1 mese” dia il permesso di turbare i giorni e i sonni altrui? Ascoltate a me.
Se per una cena tra amici basta una semplice telefonata – se riuscite a concordare tutto con un sms vi invidio, care Voi donne – e per un caffè tra amiche basta un wappino (neologismo giovanile da WhatsApp), la situazione cambia per gli eventi più formali. Ricordandovi che un bel biglietto ricevuto farà sempre la sua immensa figura, magnificando la Vostra immagine. E chi ben comincia… Prova ne siano le partecipazioni matrimoniali. Attenzione però: il biglietto potrebbe contenere acronimi in antico Aramaico! Ma non voglio anticiparvi niente. Hey, siete ancora lì? R.S.V.P.
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