-di Simone Soranna-
Oggi più che mai, con il grande impiego del digitale, l’invasione della prospettiva videoludica al cinema, l’impiego della terza dimensione, il fotorealismo e via dicendo, ha senso interrogarsi sul cinema d’animazione.
In primo luogo, che cosa si intende con questa nozione?
Cominciamo dal principio. Per animazione si intende un qualsiasi movimento di un qualsiasi oggetto visto sullo schermo che, concretamente, non sarebbe stato possibile realizzare se non attraverso una tecnica animata. Il primo King Kong del 1933 così come l’ultimo di Peter Jackson del 2005, sono entrambi frutto di tali lavorazioni. Per il primo caso parliamo di stop motion, per il secondo di motion capture, ma sempre di animazione si tratta. Eppure nessuno definisce quei film come opere d’animazione. Non sono “cartoni animati”, sono lavori girati in live action con l’aggiunta di alcuni effetti speciali. Perfetto. Possiamo, tuttavia, dire lo stesso di Avatar, oppure della trilogia de ll Signore Degli Anelli, o dei recenti Gravity e i vari film Marvel? Sono esempi questi di lungometraggi in cui l’impiego delle tecniche d’animazione supera, in percentuali, l’impiego del girato dal vivo. Diciamo che potrebbero essere definiti come dei “cartoni animati” con l’impiego di alcuni “effetti live action”.
Leggendo un qualsiasi dizionario di cinema, o una qualsiasi programmazione di un multisala, però, non troveremo mai che i suddetti titoli vengano etichettati con il genere animazione, bensì fantasy, fantascienza ecc. Apriamo una piccola parentesi. Anche per qualsiasi altro titolo di un film d’animazione, catalogare il genere con tale parola è un errore. L’animazione non è un genere, è solo una tecnica cinematografica. Se volessimo usare il genere “animazione” allora, per coerenza, dovremmo catalogare tutti i film girati in live action con l’etichetta “dal vivo”. L’errore di catalogare ed associare il cinema d’animazione ai cartoni animati e di conseguenza ad un prodotto rivolto ad un pubblico di bambini, è puramente occidentale. In oriente qualsiasi genere cinematografico viene trattato con la tecnica animata e l’associazione al target di riferimento non è per nulla scontata.
Tornando a noi. Oggi come oggi, in cui il digitale ha la meglio sul live action, possiamo ancora parlare di tecniche separate? Avatar o Gravity non avrebbero dovuto concorrere nella categoria per il miglior film d’animazione durante le rispettive cerimonie degli Oscar? Oppure, guardando il fenomeno da un altro punto di vista, Polar Express, o A Christmas Carol di Zemeckis sono cartoni animati? Se si allora perché non anche King Kong o Il Signore Degli Anelli dato che sono stati realizzati (seppur non in toto, ma in larga parte) con la stessa tecnica?
Probabilmente non ci sarà mai una risposta esaustiva alla discussione, però, se come diceva Dino Formaggio nel suo libro L’arte Come Idea E Come Esperienza, «l’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte», allora forse ha anche ragione Giannalberto Bendazzi quando, nel suo scritto Lezioni Sul Cinema D’Animazione afferma che «animazione è tutto ciò che gli uomini, in diversi periodi storici, hanno chiamato animazione».