Angela Gheorghiu, l’ultima Diva della lirica si racconta

Data: febbraio 9, 2021

In: MUSICA CLASSICA E OPERA, TOP,

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-di Rino Alessi- Nata nella piccola località di Adjud, in Romania, il soprano Angela Gheorghiu sembra utilizzare questo lungo periodo di pandemia e di forzata inattività dal vivo per tornare alle sue radici. Nel suo Paese d’origine l’ultima Diva della lirica internazionale è in procinto di esibirsi in streaming il prossimo 21 febbraio con i musicisti dell’Orchestra della Metropolitan Opera di New York in un concerto che la vedrà nella splendida sala dell’Athenaeum Concert Hall di Bucarest, mentre i colleghi americani la accompagneranno – miracoli della tecnologia – dal cuore della Grande Mela.

L’artista più amata del Met

Fin dal suo debutto a New York, nel 1993, Angela Gheorghiu è una delle artiste più amate e seguite del Metropolitan Opera di New York, dove avrebbe dovuto prodursi anche nella stagione 2020/2021. Al termine del concerto la Gheorghiu sarà disponibile per una sessione di chat dal vivo. Potremo ascoltare Angela Gheorghiu in una delle arie più note del repertorio sopranile, il celebre Canto alla luna dalla Rusalka di Anton Dvořák in un particolare arrangiamento per voce di soprano e quintetto di contrabbassi. A questo brano del grande repertorio Angela aggiungerà Our Father di Anton Pann, uno dei massimi musicisti del folklore rumeno, che sarà l’omaggio ai nove orchestrali del Met, che durante la pandemia sono andati in pensione.

L’orchestra e il coro, una grande famiglia

“Una grande produzione d’opera- spiega Gheorghiu -non significa soltanto grandi cantanti, ma anche una grande orchestra, un grande coro e altrettanto grandi persone che ogni giorno lavorano per il buon esito dello spettacolo. Senza la stretta collaborazione con i nostri colleghi dell’orchestra e del coro, noi solisti non possiamo essere realmente delle star dell’opera. Senza tutti questi artisti e tutti i membri della compagnia l’opera non potrebbe esistere, la sua realizzazione sarebbe impossibile. Ecco perché invito tutti ad aiutare la grande famiglia del Met. La mia famiglia, la nostra famiglia!”.

In uscita “A life of art” tradotto in rumeno

Nel frattempo la diva della lirica sta lavorando alla versione rumena di “Angela Gheorghiu: A Life For Art,” il libro-intervista scritto con la collaborazione di Jon Tolansky, e uscito due anni fa in inglese. “Lo abbiamo già presentato al Covent Garden e al Metropolitan, che sono i miei teatri di lingua inglese- racconta Gheorghiu al telefono da Lugano, dove risiede dividendosi, in questo periodo con Bucarest- ma i miei teatri sono quelli di tutto il mondo, per adesso soprattutto i più importanti. Non voglio dimenticare Vienna, dove ho avuto tante soddisfazioni. L’Italia l’ho frequentata di meno, ero sempre già impegnata quando mi chiamavano”.

Poi il mondo le disse “stop”

Se il libro intervista racconta una vita vissuta sotto la ribalta dei riflettori e mette i puntini sulle i alle numerose controversie che hanno visto la Gheorghiu, temperamento sanguigno, al centro di svariate polemiche, al telefono la voce di Angela suona mite e l’artista è molto collaborativa. Ricordiamo che dopo una Bohème cantata a Liegi nell’autunno scorso accanto a un altro artista rumeno “dalla voce davvero notevole”, il tenore Stefan Pop, il mondo le ha detto stop. Quella Bohème sarà comunque trasmessa su Arte e chi vorrà potrà vederla in differita.

I ricordi, le eroine, il talento e la bellezza

A proposito di grandi artisti rumeni, Angela Gheorghiu ricorda con particolare tenerezza Virginia Zeani “la mia mamy Virginia”, che ormai da anni risiede negli Stati Uniti e con cui si sentono spesso a telefono: le uniscono le comuni origini, gli studi in Romania da cui entrambe a un certo punto sono andate via per sfuggire al regime comunista, le tante eroine interpretate, una per tutte Violetta ne La Traviata, il fatto di essere state sposate con un collega. “Virginia- ci dice- aveva tutto, il talento, la bellezza fisica, ma non ha avuto tutto quello che avrebbe meritato, tante hanno registrato negli anni in cui cantava lei, ma delle sue esecuzioni esistono pochissime incisioni discografiche”.

Prima ancora di essere una cantante, Angela Gheorghiu è un’appassionata di canto. Poliglotta, è in grado di capire, senza associarla all’immagine, la provenienza di una voce. “Mi bastano poche note e intuisco in che Paese è nato, se è inglese, francese o russo. Ci vuole psicologia, non solo capacità di ascolto per essere in grado di farlo”.

Quella Boheme alla caduta del comunismo…

Trentun anni fa quando terminò gli studi in Accademia a Bucarest, non la fecero debuttare in Romania ma le offrirono di interpretare La Bohème in rumeno: “Era caduto il comunismo ma i professori erano ancora comunisti e vollero che cantassi Puccini nella nostra lingua. Ho fatto molta fatica. Nel frattempo mi stavo preparando al mio vero debutto che avvenne al Covent Garden, proprio con La Bohème”.

…e la Tosca filmata

A differenza di Virginia Zeani, Angela Gheorghiu ha molto inciso e partecipato a molte videoregistrazioni: “Ho cominciato con la televisione e questo mi ha aiutato molto, sia per crescere come artista, sia per verificare la bontà della mia interpretazione”. Una delle sue interpretazioni favorite è quella di Tosca, di cui esiste anche la versione filmata. “Piacqui a Toscan du Plantier, che mi venne ad ascoltare in una Traviata che cantavo a Parigi. Il progetto prevedeva la direzione di Lorin Maazel, ma io suggerii il nome di Tony Pappano. Mi hanno ascoltata”.

Angela Gheorghiou - SopranoAngela Gheorghiou - SopranoAngela Gheorghiou - diva della liricaAngela Gheorgiou - Soprano Rumena

Sceglie da sola titolo, direttore d’orchestra e partner

Oltre che artista, Angela Gheorghiu è manager di se stessa. Quando le propongono una registrazione pretende per contratto che sia lei a scegliere titolo, direttore d’orchestra e partner: “Ho sempre scelto quello che volevo fare e con chi farlo. Da musicista non ho mai trascurato un dettaglio del mio lavoro. Le opere più amate? La Bohème, La Traviata, Faust, La Rondine. Soprattutto Verdi e Puccini, ma anche il repertorio francese mi ha dato grandi soddisfazioni. La Manon di Massenet per esempio. Spesso ho dovuto dire qualche no. Quando mi proposero la Salome di Strauss risposi con una battuta. Mi volete vedere nuda in palcoscenico e lasciai cadere la proposta. Avevo già firmato il contratto per essere Desdemona in Otello a Salisburgo con Abbado e Placido Domingo. Poi mi resi conto che non mi interessava e non la cantai”.

Il sogno di interpretare la Manon Lescaut e altri progetti

Fra i titoli che vorrebbe interpretare la diva della lirica Gheorghiu cita la Manon Lescaut pucciniana, di cui ha eseguito in concerto arie e duetti, e che “forse arriverà” come pure la Fedora di Giordano, di cui esiste per il momento solo testimonianza discografica. “In opera quello che dovevo fare l’ho fatto, grazie a Dio”. Ma i progetti discografici sono molteplici, e fra questi vanno citati almeno un recital di musica barocca “ma non quella virtuosistica” e un disco su musiche di Vangelis, a testimonianza di un interesse per la musica senza confini di tempo o di luogo.

Quanto alla ripresa post pandemia “voglio girare ancora per un po’ restando nei confini del mio tipo di vocalità e se sentirò di poter trasmettere quello che ho appreso nel canto durante la mia carriera, mi dedicherò anche all’insegnamento. L’ho fatto solo due volte per l’Accademia Georg Solti in Toscana.”.

Una vita dedicata alla musica

Solti, che la volle ne La Traviata al Covent Garden, Abbado, Muti non sono che alcuni dei direttori d’orchestra con cui Angela Gheorghiu si è confrontata e che ricorda tutti con enorme piacere. La sua vita è stata dedicata alla musica e al canto, “non ho voluto bambini e mi sono dedicata solo a questo, è stata una mia scelta e non rimpiango nulla. Quando mia sorella morì prematuramente, ho adottato sua figlia e avrei fatto lo stesso con la figlia di Roberto Alagna quando l’ho sposato. Poi la cosa non fu possibile”.

Quanto alla fine del sodalizio artistico e sentimentale con il tenore italo-francese, Angela Gheorghiu non ha – anche in questo caso – rimpianti. “Il tempo mi ha fatto capire molte cose. Sono un’emotiva e lavorare assieme al tuo compagno ti fa provare un doppio stress. A un certo punto la situazione non era più sostenibile”.

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