Andrea Chimento ci introduce all’ultimo attesissimo film di Aki Kaurismaki, in programma al prossimo Festival di Berlino (9-19 febbraio)
-di Andrea Chimento-
È il vero evento del Festival di Berlino 2017: The Other Side of Hope, il nuovo film del finlandese Aki Kaurismaki sarà il fiore all’occhiello della kermesse tedesca, in programma dal 9 al 19 febbraio.
Uno dei film più attesi dell’anno e un grandissimo colpo per Berlino, che ha soffiato a Cannes un lungometraggio che si prepara a far discutere, a emozionare, a far riflettere come nella tradizione del cinema di Kaurismaki, tornato dietro la macchina da presa a sei anni di distanza dal bellissimo Miracolo a Le Havre.
Al centro della storia c’è l’incontro tra un commesso viaggiatore finlandese convertitosi alla ristorazione e un rifugiato siriano in cerca di asilo politico a Helsinki: Kaurismaki si dedica così al problema dei rifugiati d’Europa, tema che affronterà anche un altro grande autore come Michael Haneke nel suo prossimo film, Happy End, che dovrebbe essere invece in cartellone al Festival di Cannes.
Già dalle prime immagini di The Other Side of Hope si intuisce come il film segua perfettamente lo stile del suo autore, il suo umorismo surreale, il suo gusto stralunato, i suoi personaggi che sono sempre outsider ai margini della società.
Il cinema di Kaurismaki, infatti, è un cinema autoriale, sempre coerente con se stesso, simbolo di un autore unico, dalla carriera ricchissima, che merita di essere ricordata e ripercorsa.
Nato nel 1957, Kaurismaki inizia a lavorare per il mondo del cinema negli anni Ottanta, influenzato da autori del calibro di Dostoevskij (Crime and Punishment) e Shakespeare (Amleto si mette in affari), ma dando già alle sue prime pellicole tocchi stravaganti e ambientando le sue storie tra i bassifondi e gli strati sociali più ai margini della civiltà contemporanea.
Nel 1990 firma due film importantissimi: Ho affittato un killer e La fiammiferaia, due opere che sanciscono definitivamente il suo talento e quella originalità narrativa che influenzerà tanti grandi registi come Jim Jarmusch (la stima tra i due è reciproca da sempre) e Roy Andersson.
Il minimalismo nei dialoghi e nella regia si fa ancora più palese nel bel Nuvole in viaggio, prima sua apparizione in concorso al Festival di Cannes nel 1996.
Del 2002 è il suo capolavoro, L’uomo senza passato, storia di un uomo che dimentica la sua identità e dovrà ricominciare la sua vita da capo: questa pellicola, come quasi tutte quelle di Kaurismaki, è anche un film d’amore, doloroso e surreale, brutale e costellato di figure emarginate, ma pur sempre un film d’amore.
Con Le luci della sera (2006) rende un sentito omaggio a Charlie Chaplin e al cinema muto, mentre il successivo Miracolo a Le Havre è una straordinaria fiaba contemporanea con protagonisti un vecchio lustrascarpe e un migrante in fuga dalla polizia.
Ogni film di Kaurismaki è il tassello di un mosaico personalissimo, dove si ride e si piange, ci si diverte e ci si commuove. The Other Side of Hope, siamo certi, diventerà una nuova tappa nel percorso di questo autore diverso da tutti gli altri, riconoscibile da ogni inquadratura, scelta musicale o sguardo degli attori che dirige. Nel suo ultimo film tornerà la sua attrice feticcio Kati Outinen, presente in quasi tutte le sue opere.