Abbronzare le chiappe chiare, riflessione post vacanza

Data: settembre 28, 2015

In: COSTUME E SOCIETà,

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– di Sandra Salvato-

Se n’è andata anche quest’anno, l’estate in cui, alla faccia di chi gufa contro, gli italiani hanno popolato spiagge, sfoggiato tatuaggi e siliconi, conquistato un posto al sole, in preda alla tanoressia. La punta di penna di Sandra Salvato si sposa con l’occhio ironico e scapricciato di Giuseppe Cabras in un vero e proprio Cafonal  dedicato a un popolo di irriducibili. VAI ALLA FOTOGALLERY DI GIUSEPPE CABRAS

Il caso. Ignazio Marino non rinuncia alle ferie. Dunque è così, l’Italia del titolo strillato dall’Espresso alza il tacco e s’imbarca, volo o nave non importa, è pronta a difendere con le unghie laccate di fresco la piazzola di sabbia sotto il Sol Leone agostano, e fosse luglio non cambierebbe la musica. Se in vacanza ci vanno i politici perché non farlo anche noi. Si suda dietro l’occhiale tarocco nelle ore di punta, rigorosamente a specchio, come se una ventata dai lontani Ottanta fosse tornata indietro insieme al maestrale di rimonta per rendere pittoresca anche la crisi, riproporre quella semiotica culturale che fa coincidere la parola vacanza con ‘itinerario del benessere’.BEACH_PROJECT12

Un diritto per giunta, se si è lavorato come ciuchi per ben nove mesi e si è partorito lo stress. Ma poi, quale crisi? La contrazione dei consumi è in ribasso, lo dicono gli osservatori accreditati, quelli che salgono sulle cifre e si arrampicano sui significati parlando di impennate, di segni più che superano i segni meno e di un buon 54% di Italiani, circa 38 milioni, che sono andati in ferie in questo 2015.

Il problema, semmai, è lo stile – dice la Doxa – la questione, insomma, si pone in termini di accessibilità. C’è da crederci se una famigliola di appena tre elementi si ritrova a dover piantonare un metro quadrato di bianco arenile in piena Costa Smeralda con tanto di borsa frigo, ombrellone, asciugamani, due lettini, giochi della bimba, kit salvatrucco, lasciando il capo famiglia fuori dalla sagoma dell’ombra e della governance che ci vorrebbe a casa a tirare la cinghia. Nessuna congiuntura sfavorevole mette i freni all’italiano del ceto medio che tiene faticosamente la posizione contro i vaticini americani di Krugman (Requiem per la gloriosa classe media) e contro ogni senso di precarietà e di incertezza.

L’ottimismo si legge sulle labbra impomatate di chi ha barattato la camera da letto per una porzione di bagnasciuga e lì poltrisce, per ore, cercando un’ustione di terzo grado, in preda oramai a quella che è stata definitiva la patologia del nuovo millennio, la tanoressia. Abbronzati ad ogni costo, questa è la tanoressia, un mix diabolico di tintarella e anoressia per cui è impossibile rinunciare ad un colorito segno di salute e di virilità. Che il sole sia uno stimolante di serotonina è scritto anche sul ricettario del buon umore, ma che tamponasse il senso di impotenza non l’avremmo detto. Avremmo messo al primo posto il desiderio di mostrare alla società la potenza del proprio…portafoglio, generando l’idea che chi è abbronzato, abbrustolito, abbruciato, brustolato, abbronzato come il cacao – la lista delle voci è lunga nel vocabolario della Crusca – è sicuramente un benestante, avendo potuto pagarsi le ferie.BEACH_PROJECT20

E invece no, l’uomo di oggi è in cerca di conferme, e se non ci riesce facendo la muta d’estate ci prova portando a spasso sulla pelle l’Amazzonia con i suoi pennuti, popolosi abitanti. La stagione dei tattoo del resto non conosce flessioni, è la nuova metafora del capitalismo borghese, del tesoretto che alimentiamo con l’aiuto della Zecca fornendo una corazza psicologica al nostro andare e una cornice al nostro edonismo. Così il cammino ci riporta proprio qui, davanti al mare che restituisce tutto il conservatorismo del popolo italiano, ridotto a fare prestiti in banca per non abbandonare una bella abitudine. Nel Paese “d’ ‘o sole” e “d’ o mare difficile rinunciare a tutto questo ben di Dio, significherebbe rinunciare all’ opportunità di essere stessi proprio nei mesi in cui ci è consentito svestirsi dell’aplomb e delle fatiche. Della vacantia, latinamente intesa, vogliamo cogliere il senso più primitivo, lasciando libero il pensiero di pascolare in zone off limits dai perbenismi, accogliendo l’istinto come primo timone verso la libertà.

Impacciati, fieri di esserlo come potrebbe solo Monsieur Hulot a St Marc sur Mer, gli Italiani si guardano allo specchio e vedono il riflesso del cielo senza nuvole ancor prima che la propria immagine, la Sindone di un popolo incremato, scottato e irreprensibilmente felice di esserlo.

Scriveva Repubblica : “Rispetto al 2014, si è ridotta l’incidenza sul totale dei finanziamenti richiesti. Scende il taglio medio richiesto, da 5.300 a 4.200 euro, ma salgono i tempi di restituzione: quattro anni per ripagare l’anticipo”. Se dunque i 26 milioni di Euro chiesti per andarsene in vacanza ci paiono uno spaventiliardo, l’alibi della ripresa è da cogliersi in quella impercettibile riduzione dell’0,82% di persone che rispetto al 2013 hanno preferito o non farne di nulla, piazzando una sdraio sul balcone, o mettere mano ai risparmi che Bot e Cct non hanno ancora strangolato.

Qui, in un dato prossimo allo zero, si annulla la parola indebitamento e cresce quella di speranza. La meta è vicina, da virtuale si fa più reale, “i tempi cambiano!” si spertica un bagnante dal pattino verso la moglie spiaggiata, e così l’Italia, che invece non cambia, se ne va, galleggia in cerca di altri lidi, mutatis mutandis, senza protezione e con una sola certezza, altrove è sempre meglio che a casa propria.

 

 

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