A Montalcino si premia il nostro Tommaso Chimenti

“Mi piaceva l’idea di stimolare in chi fa il mestiere del critico, se c’è ancora qualcuno che fa il critico, l’attenzione, sperando non solo di premiare chi fa una critica a uno spettacolo, ma soprattutto chi ha interesse nei confronti di un territorio, chi ne sa parlare, chi in qualche modo va a vedere teatro ma ne comprende l’intorno e che cosa c’è intorno a un festival. Per il primo anno di Fermenti abbiamo deciso di premiare Tommaso Chimenti che in questi anni ha seguito il territorio della Val d’Orcia: la stagione invernale di Montalcino, il Teatro Povero di Monticchiello, il Festival Orizzonti di Chiusi. E’ un critico che quando scrive di teatro ne comprende benissimo il contesto”.

Tommaso Chimenti fra l’assessore alla cultura del Comune di Montalicino Christian Bovini e Manfredi Rutelli, direttore artistico del Festival di Formazione Teatrale FermentinFesta

Con queste parole Manfredi Rutelli, il direttore artistico del Festival di Formazione Teatrale FermentinFesta (5-8 settembre) ha assegnato il “Premio Città di Montalcino per la Critica d’Arte” al giornalista e critico teatrale Tommaso Chimenti, collaboratore di Words in Freedom.

Mi sembra di aver capito che questo non è il tuo primo riconoscimento in ambito teatrale?

“Negli ultimi anni ho ricevuto prima il “Premio Carlos Porto” al Festival di Almada a Lisbona nel 2017 e lo scorso anno l’“Istrice d’Argento” a San Miniato all’interno del Dramma Popolare. Questo è molto sentito da parte mia per la stima che mi lega, e che è cresciuta negli anni, con Manfredi Rutelli, per il suo modo di intendere e fare teatro, per le sue capacità umane a Chiusi (vedi l’articolo Orizzonti), a Montalcino, a Chianciano e da un paio d’anni anche Monticchiello (vedi l’articolo Monticchiello”.

Che qualità deve avere un critico?

“Fondamentalmente curiosità e sensibilità”.

In che maniera declini il tuo lavoro di critico teatrale?

“Mi definisco più “giornalista teatrale” proprio perché provengo dalla carta stampata e, a differenza di molti che scrivono di teatro, soprattutto sul web, che non ritengono che sia una condizione necessaria essere iscritti all’Ordine dei Giornalisti, con la sua formazione continua, la sua deontologia, io credo che sia una conditio sine qua non. Nei miei articoli cerco di valorizzare la cronaca, di documentare e raccontare il territorio prima di addentrarmi nell’analisi dello spettacolo. Teatro e Territorio non possono essere scissi e separati. Lo spettacolo nasce da certe istanze, in una certa realtà, in un determinato luogo, è un prodotto di quella terra che poi, una volta andato in scena, contribuirà a modificare il territorio stesso in una osmosi, in un autoalimentarsi a vicenda. Ultimamente non mi interessa la sola visione dello spettacolo; il teatro d’ospitalità perde molto del suo pathos, della sua energia di costruzione. Voglio vedere il teatro dove è stato concepito, ideato, realizzato, nel luogo dove è stato pensato, dove è nato, cresciuto, partorito e sbocciato. E, al riguardo, posso anche dire che amo la provincia più che i grandi centri”.

Cosa cerchi in uno spettacolo teatrale?

“So cosa non cerco: non mi interessa la perfezione, la tecnica che sovrasta il cuore, la precisione che uccide l’anima, cerco le sporcature, le imperfezioni, quelle che fanno intuire che dietro respira qualcosa che ribolle, che sotto ci sia un’emergenza, un’urgenza di dire”.

Dove sarai prossimamente nel tuo continuo peregrinare di spettacolo in spettacolo?

“In questi anni ho battuto palmo a palmo l’Italia ma contemporaneamente ho avuto la possibilità di farmi un quadro di quello che accade all’estero: a luglio scorso sono tornato in Canada, in Quebec, per seguire un importante Festival di Puppet, il “Fiams” di Saguenay, tra qualche giorno sarò a Skopje in Macedonia per il “Mot Festival” e per vedere nuovamente il lavoro di Silvia Gribaudi, “Humana Vergogna”, presentato in occasione di Matera Capitale della Cultura Europea, sempre a settembre sarò in due importanti giurie: prima al “Milano Off Fringe Festival”, poi al “Pierrot Festival” a Stara Zagora in Bulgaria, mentre ad ottobre andrò a Malta per vedere “Come un granello di sabbia” a cura della compagnia messinese Manu Chuma. Mesi intensi di treni, aerei e coincidenze”.

Siamo arrivati al momento dei ringraziamenti.

“Volevo ringraziare, oltre al direttore Rutelli che ha pensato a me per questo riconoscimento per la prima edizione del “Fermenti in Festa”, anche tre persone che nell’ambito teatrale mi hanno supportato, ognuno di loro in maniera diversa, fin dall’inizio in questo mio cammino e percorso, iniziato quasi venti anni fa; sto pensando agli attori e registi Ciro Masella e Fulvio Cauteruccio e al drammaturgo Stefano Massini, a loro va il mio grazie. Inoltre lo volevo dedicare ad Angelo Savelli, regista del Teatro di Rifredi, che si sta con forza e tenacemente riprendendo, e a Mattia Torre che purtroppo non ho mai avuto il piacere di incontrare: una grande e grave perdita per tutti noi”.

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